«Da essere in fondo all’agenda Ue, il tema della transizione idrica sta diventando centrale». A confermare che il capitolo acqua sta finalmente guadagnando lo spazio che merita per Fabrizio Palermo, ae direttore generale di Acea, è l’annuncio proprio ieri per la prima volta da parte della Commissione Ue di un Piano europeo. per la resilienza idrica. «Questa testimonianza quanto il tema idrico sta diventando predominante», ha spiegato Palermo dal palco convegno “L’Italia si trasforma, Una sfida Capitale” organizzato dal Messaggero . Del resto, oltre allo sviluppo, c’è il gioco anche la sicurezza e la salute. Proprio come ribadito in modo chiaro anche da Bruxelles: «Tra il 20% e il 40% del Pil, secondo alcune volte, è influenzato dalla disponibilità di acqua». Senza contare l’impatto sulla domanda dello sviluppo dell’intelligenza artificiale. «Stime al 2030 dicono che l’acqua necessaria per raffreddare i server a livello mondiale può pesare quanto il consumo complessivo degli Usa», ha puntualizzato l’annuncio. Sul fronte della sicurezza? »La questione idrica «pesa sugli equilibri sociali ed economici». Ma «la garanzia della purezza dell’acqua è fondamentale anche per gli impatti sulla salute».
Ma allora non c’è tempo da perdere. Di fronte alla domanda crescente di acqua, legata allo sviluppo demografico, ma allo sviluppo economico, bisogna fare i conti con la disponibilità sempre più ridotta di risorsa. Per via del cambiamento climatico, certo, dice PalerMo, ma «soprattutto per una situazione delle infrastrutture drammatica». Lo dicono i numeri. «La stima convalidata anche dalla Commissione Ue parla di un disavanzo euroepo di 24 miliardi di investimenti». In Italia, secondo una stima fatta un anno fa anche dal governo, il disavanzo complessivo ammonta a 50 miliardi. «Un dato preoccupante ma anche un’opportunità. A patto che si investa», insiste Palermo. E «il vero tema sarà sempre più che valore diamo all’acqua, il costo di gestione della risorsa». Tutto questo è ora centrale. Non ha caso, ha osservato Palermo, «per la prima volta la nuova Commissione ha nominato una Commissaria con delega esplicita alla resilienza idrica, un segnale importante di cambiamento. Noi abbiamo promosso una strategia europea sull’acqua e oggi nasce una vera e propria politica Ue in materia». Le direttrici da seguire? «Si può fare tanto» per Palermo, «A partire dai centri decisionali unici. Anche in Italia è stato nominato un commissario». Ma «vanno anticipando anche le regole: bisogna arrivare a una riduzione del numero degli operatori. In Italia ne esistono 2.500, troppi, non si riesce a investire». E servirebbe anche allargare gli territoriali: «Sono divisi a livello comunale: è difficile fare sinergie». Infine, «le concessioni devono essere più lunghe, per permettere investimenti strutturali duraturi».
Tra i rimedi operativi serve «intervenire sulle fonti», quindi sul sistema di raccolta delle dighe delle dighe che vanno dragate. Oggi il 40% dighe è pieno di detriti, non utilizzabile». Poi c’è il sistema delle condotte. «Come Acea stiamo per partire con il più grosso progetto europeo sull’idrico, il raddoppio del Peschiera, un’opera da oltre 2 miliardi. Sarà il primo acquedotto di nuova generazione, interamente tecnologico». Cruciale anche aumentare il riuso, oggi in Italia al 2%, bassissimo». Aumentare questa percentuale, con la depurazione e l’impiego delle nuove tecnologie disponibili avrebbe un impatto enorme, non solo in Italia».
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