Sulla Manovra a palazzo Chigi c’è «consapevolezza». E non solo sulla sua particolare complessità o sulla necessità di contenere le spese, ma pure sul fatto che Giancarlo Giorgetti è più bravo ad indossare i galloni di ministro che quelli di comunicatore. Tant’è che se la mossa a sorpresa con cui il leghista ha pre-annunciato la revisione al rialzo delle rendite catastali per chi ha utilizzato il Superbonus stavolta non avrà spiazzato i mercati come fecero pochi giorni fa le sue parole sui «sacrifici» chiesti alle imprese, sicuramente ha irritato Giorgia Meloni. Al punto che, come d’abitudine nei momenti più delicati della sua legislatura e come già fatto un mese fa proprio con accanto Giorgetti per smentire «la fake news sull’abolizione dell’assegno unico», la premier è intervenuta direttamente. «Leggo dichiarazioni fantasiose secondo cui il governo vorrebbe aumentare le tasse: è falso — ha messo in chiaro — Questo lo facevano i governi di sinistra, noi le tasse le abbassiamo». Imbracciato il fido smartphone, con appena quaranta secondi di video su Facebook, Meloni ieri ha in pratica provato a rialzare gli argini nei confronti della piena che rischiava di travolgere il suo esecutivo, cercando di evitare che il fiume composto da imposte su accise, extra-profitti e case lasciasse passare il messaggio di un governo particolarmente votato alle tasse. Una percezione che la premier proprio non sopporta. In particolare perché, come va ripetendo ai suoi fedelissimi, «è incredibile» che si parli tanto di «una Manovra che ancora non è stata scritta».
L’INTERVENTO
L’intervento di ieri è insomma un sonoro “questa ce la potevamo risparmiare” destinato a Giorgetti con cui, però, i rapporti non sono affatto incrinati.
I due da settimane si vedono o si sentono con cadenza giornaliera e lavorano a braccetto sul testo. Tuttavia, senza mettersi a contare indizi e prove, il sospetto che il ministro non sia solo maldestro a livello comunicativo comincia a serpeggiare. Ai vertici dell’esecutivo c’è infatti chi teorizza che quelle del leghista non siano sviste ma fughe in avanti. Un modo per sondare il terreno rispetto ad alcune misure impopolari, magari concepite con l’idea di sfibrare la compattezza dell’esecutivo. Una sorta di agente provocatore per conto del Carroccio è quello che ad esempio vedono alcuni autorevoli esponenti di Forza Italia. Per ora però, il tiro resta basso e tra le agenzie è impossibile trovare attacchi personali nei confronti del ministro.
Quella di ieri però, per molti è una sorta di linea rossa. Gli occhi sono puntati sull’intervento che il ministro terrà domani mattina a Milano, nel corso di “Far crescere l’Italia insieme”, una sorta di stati generali dell’economia organizzati da Fratelli d’Italia. Qualunque tipo di scivolone o di fraintendimento difficilmente sarà accolto con la stessa consapevolezza. O, quanto meno, con eguale pacatezza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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