15.05.2025
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Fashion

il meglio (e il peggio) della Milano Fashion Week


Cinquantuno designer, duemilatrecentosettantasei look in passerella, il ritorno della Ferragni, Jacob Elordi da Bottega Veneta, Prada Prada Prada, un sacco di hot pants, toni di marrone e capi voluminosi. Se dovessimo riassumere la fashion week milanese appena trascorsa, questi sarebbero i punti fermi al di là di un generalizzato sentimento di noia e qualche “boh”.

Chiara Ferragni torna (dopo un anno) alla Fashion Week: «Un segnale essere qui. Io sto sempre meglio»

Sì perché sarà la crisi del settore del lusso, sarà che non c’è stato un vero e proprio evento degno di nota (leggi virale), ma un hype per la settimana della moda così ai minimi termini non si vedeva da un bel po’. Ecco quindi le (poche) cose da sapere per chi – il 90% della popolazione mondiale – non ha la fortuna di aver ricevuto a casa un invito per il front row.


Cosa indosseremo la prossima primavera

Tutte in hot pants e chi non pensa di poterselo permettere è pregato di prendere provvedimenti già da ora. Perché pare che i designer si siano (tutti, convintamente), innamorati della tendenza micro shorts che nemmeno Kylie Minogue all’epoca della massima popolarità. Diesel li vuole in denim sfrangiati (occhio alle frange, altro trend in auge secondo il report di Tagwalk), Dolce&Gabbana total black con taschini e/o giarrrettiera, Sportmax tipo intimo sotto tubini velati. Insomma, chi più ne ha più ne metta. Resta da vedere se i comuni mortali saranno dello stesso avviso.

Sì per la prossima stagione calda anche a capi voluminosi, che non significa (più?) oversize ma arricciati, bombati, insomma “tanti”. Così gli abitini senza bretelle di Emporio Armani o le gonne maxi e mini di AndreAdamo.

E per quanto riguarda i colori non sono tanto i toni pastello la novità ma il marrone, generalmente colore autunnale, che però pare imperverserà nei nostri guardaroba già dalla prossima primavera, vedete alla voce Philosophy by Lorenzo Serafini, nei dettagli di Prada e anche in qualche look portato in passerella da Gucci.

 

I personaggi

Jacob da Bottega

Tutte lo sognano, tutte lo vogliono, tutte sospirano per Jacob Elordi comparso nel front row della sfilata di Bottega Veneta in mocassini, cardigan finto casual e maxiborsa rossa, con la maggior parte di noi non sapeva se concupire più lui o lei (la borsa). Stylenotcom gli ha chiesto: «Chi è l’umano più “hot” su questo pianeta?» e lui ha risposto «Mia mamma». Madri di figli maschi, sorridete (come la sottoscritta). Nominiamo Bottega Veneta, a parte per la collezione assolutamente degna di nota, anche per aver fatto accomodare gli invitati su pouf a forma di animali: Jacob era seduto su un coniglietto, ma c’erano anche il gallo, il pinguino, l’orso, la coccinella. Tutto super cute, direbbero i giovani.

A volte ritornano

Concludiamo i momenti più social della MFW con il ritorno di Chiara Ferragni, che tra un dissing e una canzone “fintamente romantica” dell’ormai ex Fedez (no, non parleremo del suo cane alla sfilata Versace perché il tutto ci intristisce) è tornata a solcare un red carpet: quello dell’evento sulla sostenibilità di Camera della moda, con un ottimo look Dsquared vintage del 2013.



 

Promossi e bocciati

Nello scetticismo imperante sulla maggior parte di ciò che si è visto in passerella (“I designer italiani, che pur dovrebbero sapere come creare guardaroba estivi, sostanzialmente non lo hanno fatto”, scrive The Cut, salvando solo la collezione di Sunnei), le standing ovation sono per Prada e Bottega Veneta, mentre Versace e Moschino vengono bocciati e Gucci non è nemmeno più rimandato a settembre.

Dall’animalier alle armature cut out di cristalli, dai copricapi stravaganti a fiocchi e soprabiti bon ton, dal giallo all’arancione Miuccia e Raf Simons sfidano l’algoritmo e ci riescono, portando i codici della maison al livello successivo.

E che dire di Bottega Veneta, che tra oversize e qualche stravaganza porta in scena il bambino che si veste nell’armadio (chicchissimo) dei propri genitori?

Nulla di fatto invece per Versace, con una Donatella un po’ troppo autoreferenziale che, secondo i critici, pesca negli archivi da lei stessa creati per riproporne gli highlights. Capitolo a parte, però, per Sabato De Sarno, che da Gucci propone l’ennesima collezione con di tutto un po’ e nulla di troppo convincente. Additato come la causa dei ricavi (in perdita) della maison di Kering, secondo alcuni vittima di un complotto dei giornalisti contro i designer emergenti, secondo altri – appunto – troppo giovane per fare ciò che il brand si aspettava da lui. Fatto sta che nella (piacevole, comunque) collezione, ispirata a Jackie O, non c’è una vera e propria linea guida né un vero e proprio oggetto del desiderio. E lui, invece di limitarsi a comparire come fa la maggior parte dei suoi colleghi, percorre tutta la passerella per prendersi gli applausi del pubblico: forse «sa di avere i giorni contati da Gucci e voleva assaporare il momento», scrive Rachel Tashjian sul Washington Post. Sbam.

PILLOLE FASHION


Ultim’ora: l’exit di Alberta Ferretti

Sono passati 41 anni da quando una Alberta Ferretti trentenne esordiva per la prima volta in passerella. E a meno di una settimana dall’ultima sfilata, la fondatrice del marchio ha deciso di fare un passo indietro, rinunciando alla direzione creativa della maison che continuerà a portare il suo nome, un po’ come successo da Valentino. Non si sa ancora chi sarà il nuovo designer ma le prime parole di Aeffe fanno intuire che potrebbe essere una scelta interna. «Ho avuto l’incredibile privilegio di dare forma ai miei sogni, di renderli realtà», ha fatto sapere Ferretti. Che, figlia di sarta, aprì il suo primo negozio a Cattolica nel 1968. Da lì alle passerelle di tutto il mondo, il passo (non) è stato breve. 

Il must have del mese: pioggia sulle campagne inglesi

Sono tante le giacche che vorremmo per questo autunno, quella che però vorrebbero tutti è la cerata in stile Barbour, riproposta da tutti i brand di fast fashion o quasi (e per chi lo volesse originale, armatevi di pazienza e di indirizzi di negozi vintage. A Roma Shop in London e il solito Pifebo).



 

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