C’è chi lo chiama “second hand”, chi “pre-loved”, “pre-owned” o addirittura “vintage mania”. In ogni caso vuol dire una cosa sola: vendita e acquisto di prodotti usati. Una tendenza sempre più in voga nel mondo e anche in Italia, tra prezzi spesso più accessibili, consigli degli influencer su Instagram e TikTok e sensibilità tra i giovani ai temi della sostenibilità, visto il minor impatto ambientale e umano del riuso. Principalmente abiti e accessori, ma anche cellulari, auto e moto e oggetti, o addirittura materiali edili, per la casa. Senza dimenticare videogiochi, fumetti e carte (soprattutto dei Pokémon).
Sulla carta prodotti “non all’ultima moda”, ma poi di fatto di moda. Tant’è che dopo il boom dei venditori sulle piattaforme web come eBay e Vinted, tutti i grandi brand (sul modello di chi ci aveva “visto lungo”, come Zara) hanno iniziato a pubblicizzare in massa i prodotti usati e una big tech come Amazon ha implementato la sua sezione ad hoc, che esiste fin dal 2010, ma non era mai stata utilizzata come dall’arrivo del Covid a oggi.
I NUMERI
Se nel 2019 il mercato dell’usato in Italia vale circa 24 miliardi di euro, ora ne vale più di 27, cioè l’1,2% di tutta la ricchezza nazionale prodotta nel Paese in un anno, con una crescita di oltre il 12,5%. Un ulteriore aumento superiore al 6% è atteso entro la fine dell’anno.
Oggi, così, circa il 63% degli italiani ha comprato o venduto oggetti usati e più della metà di loro lo ha fatto online. Secondo un’indagine condotta da Ipsos su eBay, il 61% ha venduto l’usato sul web nell’ultimo anno. La fascia d’età più attiva, quasi sempre sul web, è quella tra i 18 ei 24 anni, ma anche il 75% di chi ha tra i 35 ei 44 anni è stato coinvolto almeno una volta. A far girare più denaro è il settore auto, anche visti i costi elevati dei veicoli elettrici nuovi. Parliamo di un mercato da quasi 11 miliardi, cresciuto lo scorso anno di quasi il 10% rispetto al 2023. Per la casa e la persona si spendono invece oltre 7 miliardi l’anno. C’è poi un’apposita sezione “di lusso”, con siti internet ad hoc come Vestiaire Collective, dove si possono vendere e comprare capi firmati di moda di seconda mano.
Il giro d’affari di questa sezione “eco-chic” solo nel nostro Paese, re della moda, vale oltre 2,3 miliardi e, in tutto il mondo, si prevede che si possa arrivare a circa 26 miliardi entro il 2030 (con tassi di crescita a due cifre nei prossimi anni). Proprio su fashion ed elettronica l’online spopola, mentre la vendita fisica resta importante, anche se in calo, per auto, arredamento e rivenditori a 360 gradi, come i mercatini oi cosiddetti “negozi vintage”. Lì diversi giovani under 35 si riforniscono di abiti e oggetti che poi vendono sulle principali piattaforme online.
C’è chi, in questo modo, arrotonda il proprio stipendio, con entrate fisse da alcune centinaia di euro al mese. Vendere l’usato, insomma, non è solo un modo per disfarsi di oggetti di cui non si ha più bisogno, ma sempre di più un business. Secondo l’indagine di Ipsos i guadagni nell’ultimo anno sono arrivati fino a 200 euro per oltre due italiani su tre.
LE PROSPETTIVE
La potenzialità del mercato è enorme. Sempre secondo la stessa indagine, nelle case italiane si nascondono in media 36 oggetti inutilizzati. L’87% ne possiede almeno uno. Sono scarpe, giocattoli, oggetti decorativi come soprammobili e ceramiche, ma anche smartphone, videogiochi e tantissimi oggetti da collezione, dai fumetti ai francobolli fino alle carte da gioco. Lombardia e Lazio si distinguono come le Regioni più attive, sia per venditori sia per acquirenti, innanzitutto su eBay.it, seguite da Campania per chi vende e da Emilia-Romagna per chi compra. E in questo boom, come detto, si sono inseriti i grandi marchi, che così cercano di fidelizzare maggiormente i propri clienti o intercettarne di nuovi. Marchi come Zara e H&M hanno ampliato i servizi di rivendita di capi usati, mentre Patagonia e The North Face hanno consolidato le loro linee “usato resistente” e “rigenerato”, proponendoli come esempi virtuosi di sostenibilità.
Quest’anno, poi, Gucci ha reso permanente la collaborazione con Vestiaire Collective per incentivare la rivendita dei capi di lusso in circuiti certificati, e Valentino ha sperimentato un progetto pilota per la rivendita di borse iconiche, con autenticazione digitale tramite una struttura informatica sicura. Apple e Samsung hanno quindi ampliato i loro programmi sul “ricondizionato certificato” e il “riuso creativo” degli smartphone Galaxy, mentre Ikea ha portato in Italia le giornate “Buy Back Friday” (dedicate al “riacquisto”, sulla scia degli sconti del “Black Friday”) con raccolta e rivendita di mobili usati. Persino diversi brand di fascia media, come Ovs e Decathlon, hanno introdotto parti dei negozi o servizi di “riacquisto” dedicati a moda e attrezzature sportive, mentre marchi di bellezza come Kiko e L’Oréal hanno iniziato a testare la ricarica e l’imballaggio ricondizionato.
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