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«Il derby è una partita speciale, si gioca solo per la gente. Sarri? Per noi è un regalo averlo come allenatore»


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Ha deciso il primo derby alla Lazio da grande ex, fu anche il primo di Maurizio Sarri sulla panchina biancoceleste. Sono passati ben 4 anni da quel 26 settembre 2021, quando il numero 9 segnò alla Roma con l’aquila sul petto. Domenica sarà nuovamente un’arma offensiva, probabilmente da sganciare dalla panchina. Il subentrato più prolifico dell’ultimo campionato (9 reti) si è concesso ai microfoni di DAZN in una lunga intervista all’antivigilia della stracittadina in programma domenica alle 12.30 allo stadio Olimpico.

IL DERBY, SARRI E LA CARRÀ

«Abbiamo iniziato male, a Sassuolo è stata una brutta sconfitta, ma nel derby può arrivare il riscatto. Sarà una gara tosta», ha esordito il campione spagnolo. Ha segnato nei derby di Barcellona e Londra (in Chelsea-Fulham, Sarri contro Claudio Ranieri), ma a Roma è diverso. «Sono partite speciali, che si giocano solo ed esclusivamente per la gente. Spero di aiutare la squadra e che la mentalità sia la stessa per tutti i compagni. Il derby di Roma si vive con più passione, con più intensità, se ne parla dal giorno del calendario: la gente mi ferma al supermercato e al ristorante e mi chiede solo di quello. I veri laziali lo vivono col cuore. La gente fa tanti sforzi per venire allo stadio, noi possiamo solo dare tutto per loro, abbiamo una responsabilità indiscutibile». Con Sarri è la terza parentesi dopo il Chelsea e la prima avventura laziale del Comandante. «Lo conosco da tempo, ha un carattere particolare, una brava persona, un tecnico con esperienza e tante vittorie. Anche quando non ha vinto, ha dato spettacolo con Empoli e Napoli. Avere un allenatore di questo livello è per noi un regalo, può dare tantissimo alla Lazio». La speranza di Pedrito è di poter ballare sotto la Curva Nord quella che è ormai la sua canzone, scritta e interpretata da Raffaella Carrà. «La conoscevo già, era una hit già famosissima, la Carrà mai avrebbe pensato che la avrei ballata dappertutto, è un ricordo meraviglioso. Se vinciamo, la canterò allo stadio dopo la partita». In realtà, l’hanno cantata anche allo Stadio Maradona di Napoli: la doppietta all’Inter a maggio ha cucito di fatto il tricolore sul petto dei partenopei allenati da Antonio Conte. «Non ho ricevuto regali, ma una marea di messaggi di ringraziamento e di video dalla Campania, anche di Spinazzola e Juan Jesus, che sono ex compagni alla Roma. Alla fine è stato molto divertente, ma io non ho fatto nulla, ho solo aiutato la mia squadra, è il Napoli che ha fatto un grande campionato.

Per la strada tanti tifosi azzurri mi abbracciano, è un aneddoto particolare», ha ammesso sorridente.

SCENARI

La stagione in corso è per l’ex Barcellona un’annata sui generis, la prima senza coppe europee in 19 anni di carriera. «Io preferisco sempre giocare in Europa, è un modo per tenere sempre alto il dinamismo e la tensione, a volte è meglio giocare due gare a settimana per mantenere il ritmo. Io sono abituato a giocare ogni tre giorni, aspettare un’intera settimana è mentalmente difficile. Ma dobbiamo accettare di avere solo le competizioni nazionali». Il ruolo di arma dalla panchina non è facile da aver cucito addosso. «Va gestito bene a livello mentale: a volte ti senti in enorme condizione fisica, vorresti spaccare il mondo ma sai che potrai incidere a gara in corso. La differenza la fa la testa, capire di poter cambiare le cose in mezz’ora. Per me l’età è un fattore, ho spento 38 candeline e sono tra i più anziani in Europa. Per fortuna non sono solo, penso a Modric al Milan che continua ad essere in gran forma e a gestire al meglio il corpo. Riposare bene e fare una vita sana può allungare la carriera», ha confidato, rivelando di aver ricevuto pressioni dai compagni per rimanere alla Lazio. «Io qui sto bene, sono felice, i miei compagni mi hanno chiesto tutti di allungare la mia permanenza a Roma, mi sento benvoluto. Lo scorso anno non siamo entrati in Europa, ma a livello personale è stata una grande stagione, sono riuscito anche a raggiungere la doppia cifra di reti. Ho rinnovato, non so se sarà il mio ultimo anno ma sfrutterò ogni momento, poi vedremo». Una volta appesi al chiodo gli scarpini, la vita sarà diversa. «Ho trascurato un po’ la famiglia, i bambini sono a Barcellona, dopo il divorzio è stata dura. Il primo anno starò con i miei figli, poi tornerò a lavorare. Spero di fare qualcosa di legato al calcio, non so se l’allenatore o un mestiere simile. Comunque, non ci ho ancora pensato nel dettaglio». Intanto, la Lazio se lo gode


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