Francesco Rutelli, che di Roma sa tutto, ha parlato nei suoi libri della cerimonia del Possesso. Quella in cui i papi appena eletti passavano dal Campidoglio, per poi arrivare a San Giovanni in Laterano e si appropriavano simbolicamente, attraverso questo giro, della Città Eterna sia dal punto di vista religioso sia da quello del governo civile.
Papa Francesco sepolto con le sue scarpe nere e consumate usate per anni, la scelta del pontefice
Adesso, la salma di Bergoglio dopo le esequie attraverserà Roma fino a Santa Maria Maggiore. Qual è Rutelli, secondo lei, il significato di questo tragitto?
«Va detto anzitutto che la cerimonia del Possesso è molto importante per la nostra storia. Nel 1295, Bonifacio VIII fu iniziatore di questo rito. Che funzionava così: il pontefice, a cavallo o a dorso di una mula o a bordo di una lettiga o su una carrozza, usciva dal palazzo apostolico quando partiva il colpo di cannone d’inizio cerimonia e in corteo attraversava la città fino a San Giovanni in Laterano che è l’arci-basilica per eccellenza. La salma di Francesco farà un percorso simile ma dopo il Colosseo si dirigerà a Santa Maria Maggiore».
Stavolta il corteo procederà a piedi, nessuna cavalcata o carrozza.
«Il primo ad usare la carrozza fu Pio VII, nel 1801, e lei sa perché?».
Assolutamente, no.
«Per ricordare la vicenda del suo predecessore, Pio VI. Il quale, rinchiuso in una carrozza, era stato costretto a lasciare Roma da Napoleone che l’aveva fatta sua».
Bergoglio, da morto, senza cavalcare e non andando in Laterano ma all’Esquilino, prenderà a suo modo possesso di Roma?
«Questo paradossalmente è il contrario del possesso. Si tratta di un pontefice che decide, prima di morire, di spogliarsi del potere simbolico di farsi seppellire in San Pietro. Stiamo parlando del primo papa che non ha voluto prendere possesso del palazzo apostolico e si è accomodato nel modesto edificio di Santa Marta. E ora, oltrepassando il Tevere e percorrendo la città, andrà a Santa Maria Maggiore che è la chiesa numero uno al mondo dedicata alla Madonna, per la quale il papa ha avuto una grande devozione: è sempre andato a pregare in quella basilica anche in versione personale e quasi intima».
Ci andò, fuori programma, anche appena uscito dal policlinico Gemelli.
«Certo. Prese in contropiede la sicurezza e cambiò strada per farsi portare lì. Lui vuole sancire, con le sue spoglie a Santa Maria Maggiore, il distacco dal governo della Curia. E il mondo, guardando il suo tragitto fuori dal Vaticano e vedendo il feretro che si muove tra i luoghi più maestosi, simbolici e impressionanti di Roma, si accorgerà di quale enorme riconoscimento Bergoglio ha dato alla Città Eterna. Ha deciso di mettere in scena Roma il papa e di far capire a tutti l’universalità, sia religiosa sia laica, di questa capitale».
C’è insomma racchiusa tutta Roma con i suoi significati nel percorso che Francesco ha deciso di far fare alla propria salma?
«Mi sembra evidente. Il corteo funebre che passa dal Corso Vittorio Emanuele, dall’Altare della Patria simbolo dell’unità nazionale, dal Foro e dal Colosseo in cui furono martirizzati tanti cristiani e che lambisce il Campidoglio dove fu firmata la meravigliosa ed effimera Costituzione della Repubblica Romana sancisce la pienezza di una storia che non è più quella della Roma laica contro la Roma vaticana e viceversa. Il viaggio della salma nel cuore di questa città rappresenta il fatto che il Tevere si è simbolicamente ristretto e che i due mondi, quello della Roma religiosa e quello della Roma laica, ormai si ritrovano in una visione non più spaccata ma unitaria».
Questo, sia pure post mortem, sarà un altro colpo comunicativo di Francesco?
«Stiamo parlando del papa mediatico per eccellenza, del papa dei social. In questo suo itinerario verrà immortalato da centinaia di migliaia di telefonini. L’altro giorno a San Pietro ero con mia moglie Barbara a rendergli onore. Abbiamo notato che, su cento persone che sfilavano davanti alla bara, novantacinque scattavano foto o selfie e cinque facevano il segno della croce».
Il quartiere Esquilino sarà la nuova dimora di Francesco da morto. Una scelta curiosa?
«Una scelta che darà un contributo sorprendente alla crescita e alla riscoperta di questo rione e della zona della stazione Termini, che non godono sempre di una narrazione adeguata. Lui in Santa Maria Maggiore fa il possesso all’incontrario per la devozione che prova verso la Madonna. Ma in questo modo, quando la sua umile tomba sarà oggetto della visita di milioni di persone nell’arco degli anni, darà anche un contributo significativo a quel quadrante di Roma».
Perché Santa Maria Maggiore?
«Perché è uno dei posti più sensazionali di questa città».
Che tipo di habitat lo aspetta?
«Se glielo descrivo rischiamo di non finire più».
Faccia uno sforzo di sintesi.
«Ci sono lì dentro le opere di pittori, scultori, architetti tra i più importanti della storia. E la tomba di Francesco condividerà lo spazio con quelle di Bernini padre e figlio e con quelle di papi come Sisto V, che mise la basilica al centro della “stella” delle sue nuove strade, e di San Pio V».
Un luogo spirituale e pop come fu Bergoglio?
«Non molti sanno che quella basilica può vantare il campanile più alto di Roma (75 metri). Custodisce anche l’unico calendario antico, di fine 1300, con dipinte le scene del lavoro mese per mese. Si tratta di primati. Sono qui i mosaici romani più antichi, risalgono al V secolo, a soggetto religioso. Nell’urna di Valadier, c’è la simbolica reliquia della culla di Gesù a Betlemme, più altri frammenti della stalla».
Dalle stalle alle stelle?
«Se si riferisce al soffitto dorato che abbraccerà e proteggerà la tomba di Francesco, ebbene si tratta di un altra meraviglia. Quel soffitto è dorato con l’oro donato da papa Borgia e appena arrivato dalla scoperta dell’America. E ancora: a pochi metri dalla tomba di Bergoglio c’è quella di un ambasciatore secentesco del Congo, che il popolo romano soprannominò Negrita. E più in là, il più antico presepe, è del Duecento, della città di Roma».
Sta dicendo che non si troverà in cattiva compagnia Francesco?
«Mi sembra che l’ambiente gli si adatti. Vorrei aggiungere due note personali. Ci sono a Santa Maria Maggiore varie opere di Pietro Bracci, antenato di mia moglie Barbara. Io, da sindaco, ho fatto piantare dal lato dell’abside gli olmi che erano stati eliminati. Ha presente via dell’Olmata? Di quegli antichi alberi restava soltanto il nome della strada».
Gli starà accanto la Madonna?
«E’ ovvio. La cosa più preziosa a cui Francesco era devoto è l’icona della Madonna Salus Populi Romani. Questa immagine ha un valore universale. Il papa la espose a San Pietro — e fu l’immagine più potente della pandemia — contro il Covid. Prima la sua icona fu portata sulla Via della Seta da Matteo Ricci nel ‘600 all’imperatore cinese. E Wojtyla la volle esposta per accogliere a Tor Vergata un milione e 750mila giovani nelle giornate del Giubileo del 2000».
I visitatori del sepolcro bergogliano avranno l’imbarazzo della scelta?
«Potranno perfino ingaggiare una sfida. Chi troverà a Santa Maria Maggiore le antiche scritte palindrome (Roma summus amor) e la misteriosa “sator arepo tenet opera rotas” su cui è stato basato il film Tenet, di Christopher Nolan?».
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