«Il campo largo non esiste più». È quasi sera quando le agenzie battono l’affondo di Giuseppe Conte dallo studio Rai di Cinque minuti. Parole, quelle dell’avvocato, che suonano come un de profundis per il centrosinistra immaginato da Elly Schlein. E che recapitano al Pd quello che stavolta somiglia a un ultimatum: o noi o Italia viva. È categorico, il leader pentastellato. «Non sono disponibile ad affiancare il simbolo del M5S a quello di Renzi, che si è sempre distinto per distruggere e rottamare», mette in chiaro Conte. Né alle Politiche né alle Regionali, dove l’accordo – almeno in Emilia Romagna – sembrava fatto: tutti insieme, dalla sinistra di Bonelli e Fratoianni fino ai renziani, a sostegno di Michele De Pascale. Invece no: niente asse né in Umbria né in Emilia, proprio come in Liguria, dove Iv alla fine ha ceduto e si è ritirata dalla corsa. «Abbiamo modo di far politica e obiettivi incompatibili con quello che Renzi rappresenta», avvisa l’ex premier: «È una bomba esplosiva a orologeria».
LO SCOGLIO
Lo scoglio non riguarda solo le Regionali d’autunno. È un macigno che piomba sulla prospettiva di un asse col Pd, al quale Elly Schlein ha lavorato fin dal suo insediamento alla tolda di comando del Nazareno. Avverte Conte, ospite di Bruno Vespa: «È chiaro che nel momento in cui il M5S dice che si è aperta una ferita» con il ritorno di Iv nell’alveo del centrosinistra e «la risposta di Schlein è: io non faccio polemiche», allora «c’è qualcosa che non va», sferza. «Non c’è consapevolezza da parte del gruppo dirigente del Pd che c’è un problema serio». E questo nonostante i «passi avanti compiuti» coi dem su salario minimo e autonomia. Ma «abbiamo tantissimi chiarimenti da fare». E in definitiva, per saldare un’alleanza col Pd oggi «non siamo pronti. Un terreno da cui partire c’è, ma anche nel metodo bisogna intendersi». Ed è sul metodo che l’avvocato in versione barricadera sbatte la porta in faccia al Nazareno. «Ci siamo ritrovati con Renzi in mezzo al campo senza venirne informati, all’esito di una partita di calcio e di decine di interviste. Come si fa a fare una campagna elettorale e dire governeremo il Paese per i prossimi cinque anni? Siamo incompatibili».
Una nuova grana che il Nazareno si trova a dover maneggiare negli stessi momenti in cui l’attenzione dello stato maggiore dem – a cominciare da quella della segretaria – è tutta presa dall’accelerazione della crisi in corso in Medio oriente. Ed è anche per questo, per mettere ordine tra le priorità e per non dare adito a botta e risposta, che la segretaria ancora una volta sceglie la linea del silenzio. Come la pensa, Schlein, l’aveva già detto ventiquattr’ore prima: «Il Pd lavora per unire e creare un’alternativa al governo Meloni, io non alimento polemiche tra alleati». E poi c’è il sospetto che l’attacco serva a Conte per coprirsi sul fianco interno: in pratica una risposta a chi, come i grillini duri e puri, critica l’avvocato alle prese con la costituente pentastellata per essersi appiattito sulle posizioni dem. Per il Pd intanto interviene il capogruppo in Senato Francesco Boccia: «Il campo largo non è mai esistito, esiste il centrosinistra ed esiste il Pd che sente sulle spalle la responsabilità di guidare un processo politico alternativo alla destra. Se non vogliamo lasciare Giorgia Meloni a Palazzo Chigi sine die, bisogna rafforzare l’alternativa». Ancor più duro un altro fedelissimo della leader, Marco Furfaro: «Ogni volta che l’opposizione si spacca il governo festeggia. Ogni secondo che parliamo di divisioni, è uno smacco al Paese». E poi, affonda, «non si può decidere nel salotto di Porta a Porta se si fa l’alleanza in una Regione».
LA REPLICA
Chi stavolta non ha intenzione di fare passi indietro è Matteo Renzi. Se in Umbria era già improbabile prima che Iv corresse con una propria lista (i renziani potrebbero presentarsi in un contenitore di “riformisti” insieme a candidati civici), in Emilia non ci sarà alcun dietrofront. «Ci presenteremo a fianco di De Pascale con i nostri candidati e il nostro simbolo», mette in chiaro Renzi. «Iv è già in maggioranza in Emilia a sostegno di Bonaccini prima e di Priolo dopo. Abbiamo un assessore e tre consiglieri che hanno lealmente sostenuto il centrosinistra dagli attacchi delle opposizioni di destra e di M5S. Se Conte vuole fare una battaglia contro Schlein – chiosa l’ex premier – la faccia pure. Ma non sulla pelle dell’Emilia Romagna». Segue Maria Elena Boschi: «Conte con i suoi veti e i suoi attacchi sta facendo un regalo a Meloni. Non ripetiamo l’errore di Enrico Letta che nel 2022 non volle l’accordo con Iv e portò al governo il centrodestra». Dal centrodestra, intanto, se la ride Matteo Salvini: «Conte e Renzi se le suonano, altro che dissing tra Fedez e Tony Effe…».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il punto del direttore, ogni Lunedì alle 17
Iscriviti e ricevi le notizie via email