Una controffensiva da 72 miliardi ben assestata: ridimensionata nei numeri — inferiori alla quota 95 ipotizzata inizialmente -, ma non nell’ambizione. Incassati i primi distinguo dai governi Ue, la lista dei controdazi di Bruxelles per replicare alle tariffe del Liberation day e sull’automotive targate Donald Trump è stata affinata nel solco dell’arte del compromesso. L’elenco definitivo dei prodotti made in Usa destinati a finire nel mirino resta sotto chiave, ma è pronto a planare sul tavolo dei Ventisette per il placet formale.
Dalle aragoste del Maine al bourbon del Kentucky: i prodotti nel mirino
La bozza iniziale mira al cuore economico — e, in certi casi, identitario — dell’America: dagli astici del Maine al bourbon del Kentucky, dagli agrumi della Florida ai microchip texani e le tecnologie della Silicon Valley. Accanto, anche suv e pick-up a stelle e strisce, insieme ai componenti aeronautici legati a Boeing. Delle 218 pagine dense di codici doganali elaborate tra aprile e maggio dalla squadra del capo negoziatore Maros Sefcovic sopravvive una versione snella e «calibrata» per aumentare la pressione su Washington. In prima linea, spicca l’agroalimentare — fiore all’occhiello per Italia e Francia — con una gamma di esportazioni statunitensi da colpire che spazia dalle carni a vino, birra e superalcolici, passando per frutta secca, conserve, foie gras e frattaglie, fino al repertorio marino di pesci e crostacei.
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I timori della risposta Usa
Un fronte delicato, anche per il timore mai nascosto da Roma e Parigi che Washington possa rispondere con una rappresaglia sulle etichette più iconiche del Vecchio Continente, a partire da vini e formaggi italiani e francesi. Il cuore della partita resta comunque l’industria, dove le sensibilità nazionali si misurano in miliardi di euro di import-export in gioco e contenziosi storici: nel ventaglio di contromisure sono contemplati l’aeronautica — un passaggio obbligato per Parigi, mai uscita da duello Airbus-Boeing — e l’automotive su cui Berlino esercita cautela.
Nel mosaico delle misure, anche chimica e plastica rappresentano un tassello di rilievo, seguite dalle apparecchiature elettroniche — display, radar, videocamere, microfoni e affini — testimonianza dell’interdipendenza tra le due sponde dell’Atlantico. Più sotto traccia, ma non meno rilevanti, i prodotti sanitari non farmaceutici come siringhe e dispositivi monouso, scelti dall’Ue per la loro facile sostituibilità sul mercato. In coda, il comparto storico dei macchinari, dalle attrezzature agricole a quelle per la lavorazione di metalli, pietre e materiali da costruzione, pilastro del manifatturiero europeo. Restano invece — per ora — al riparo le materie prime strategiche (rame, legname e materiali critici), i semiconduttori e i farmaci.
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