14.05.2025
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Politics

i nodi al vertice del centrodestra


L’appuntamento è quasi per l’aperitivo: ore 17, a palazzo Chigi. Il menu? Variegato. Senza poter peraltro escludere che qualcuno degli invitati porti qualcosa da casa. Quando Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini domani si incontreranno per l’attesissimo vertice di centrodestra (non è escluso possa prendervi parte alla fine anche Maurizio Lupi), sul tavolo non ci sarà infatti solo il piatto forte dell’indicazione di Raffaele Fitto a Commissario europeo, ma soprattutto un lungo elenco delle differenze di vedute da sviscerare.

LA ROTTA

In primis bisognerà tracciare la rotta che porta alla prossima legge di Bilancio, passando per il nodo pensioni che già alla vigilia del termine delle rendicontazioni ha creato più di qualche scompiglio tra aumenti delle minime e quota 41. Un po’ come lo Ius Scholae su cui ha battuto forte Forza Italia nelle ultime settimane, suscitando le ire della Lega.

 Un asse, quello tra azzurri e Carroccio, su cui in realtà si muovono diverse recriminazioni su cui Meloni è sostanzialmente chiamata a fare da paciere. Un altro esempio? L’autonomia differenziata. Al di là delle rassicurazioni offerte a più riprese da Tajani sulla fedeltà del partito al centrodestra, il fronte di FI in tal senso è caldissimo. In particolare per la fronda guidata dai governatori del Sud. Non è un caso infatti che ieri, dopo Manfred Weber e prima del sindaco di Amatrice, sia stato ricevuto a palazzo Chigi anche il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto. Al “dissidente” azzurro, secondo quanto riporta chi lavora gomito a gomito con Meloni, la premier ha chiesto di regolare verso il basso i toni dello scontro. «Non serve agitarsi così tanto» è il senso di una conversazione che è durata quasi un’ora e mezza, si è occupata anche di temi più strettamente locali legati alla sanità calabrese ed è stata favorita da Tajani stesso. Ad Occhiuto insomma, si è chiesto di non esagerare con il contro canto, garantendo che i sistemi di pesi e contrappesi inseriti all’interno della norma (in primis le coperture economiche preventive) non consentiranno nessuna fuga in avanti ai leghisti. Un tema spinoso, quindi, da affrontare domani. Per di più con Salvini che non ha ancora rinunciato a pressare gli alleati affinché concedano procedure più rapide per le materie non Lep. Magari in tempo per poter poi rivendicare questo risultato sul palco di Pontida del 6 ottobre.

I DOSSIER

Qui c’è il rischio che la conversazione si animi, con il leader leghista alle prese con il malcontento di una parte del partito per il limite al terzo mandato dei governatori, introducendo l’importante capitolo delle Regionali. Se è vero che manca ancora un candidato univoco per la Liguria, lo è anche che è già cominciata la rincorsa per Campania e Veneto, con FI in grande spolvero che ha già reclamato per sé entrambe nonostante il voto sia previsto nel 2025.

 Tra gli altri dossier caldi da affrontare ci sono poi le concessioni balneari (su cui la premier chiederà sostegno parlamentare a Forza Italia e Lega alla proposta che il ministro Fitto sta mediando con l’Unione europea per recepire la direttiva Bolkestein) ma pure sulla governance Rai, dove uno tra Meloni e i suoi due vice dovranno cedere per sbloccare un’impasse che comincia a farsi fastidiosa per le parti in causa. Un po’ come tutto il resto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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