Mariastella Gelmini, senatrice di Noi moderati, lei è tra i politici intervenuti a quest’ultima edizione del Meeting di Rimini. È possibile tirare un primo bilancio?
«Quello che mi ha colpito è stata la valanga di giovani con il sorriso, appassionati e con la speranza nel cuore, che mi hanno ricordato i giovani del Giubileo. La frase scelta per l’edizione di quest’anno è “Nei luoghi deserti costruiamo con mattoni nuovi”. Ecco, i giovani rappresentano i mattoni nuovi, un’umanità che prova a non rassegnarsi ma a reagire con ottimismo. Penso che rappresentino, anche per la politica, delle energie di cui far tesoro».
Spesso, però, le politiche messe in atto non hanno rispecchiato le loro istanze, come dimostra l’allontanamento dai partiti…
«Credo che la politica debba rendersi attrattiva per i giovani e tornare a coinvolgerli. Il distacco e la disillusione, in generale, hanno portano all’affermazione di populismi di vario genere e ad una estremizzazione del confronto politico. I giovani, proprio per questo, rappresentano per la politica un’opportunità».
Quindi, come invertire la rotta?
«Tra le nostre priorità c’è la lotta alla denatalità, tema toccato anche da Draghi e centrale per il mondo del terzo settore e dell’associazionismo, come emerso dal Meeting. Di pari passo va posto il rafforzamento del welfare per la famiglia. Come Noi moderati, in questi giorni, su indicazione di Maurizio Lupi, stiamo facendo una riflessione attenta su quali possano essere le nostre proposte in vista della legge di bilancio, e vogliamo mettere al centro la lotta alla denatalità, il welfare per la famiglia, ma anche il tema della tutela del ceto medio e della casa».
A proposito di casa. Il ministro Matteo Salvini dice di esentare la prima casa dall’Isee. Che ne pensa?
«È una bella idea ma bisogna vedere se è sostenibile finanziariamente. Io la condivido, visto che la prima casa non è un bene di lusso. Proprio su questo fronte, in vista della finanziaria, stiamo ragionando sugli aiuti per le giovani coppie, a partire anche dal tema degli affitti».
Tornando invece ai giovani. Si sta facendo abbastanza sul fronte dell’istruzione e delle politiche lavorative?
«Da questo Meeting emerge la richiesta di recuperare il senso di comunità. Molte riflessioni ruotano proprio intorno alla finanziarizzazione dell’economia e alla globalizzazione, che non ha sempre funzionato. Di fronte a questo senso di disgregazione bisogna recuperare il senso di comunità, l’appartenenza a una famiglia e contrastare la secolarizzazione della società. Ad esempio, ritrovando spazi di comunità come gli oratori. Come Noi moderati stiamo per presentare una proposta di legge per rafforzare la rete degli oratori perché rappresentano un luogo dove fare comunità. E poi c’è il tema dei Lep».
Ovvero?
«Ricordo che ad agosto è stato depositato in Senato il ddl del ministro Calderoli per la definizione e applicazione dei Livelli essenziali delle prestazioni riguardanti l’esercizio dei diritti sociali e civili. Si parla di Lep solo in relazione all’autonomia differenziata, ma in realtà rappresentano una grande opportunità per il paese e per i giovani, superando i divari esistenti, non solo quelli tra Nord e Sud, ma anche tra pianura e montagna, tra centro e periferie. Chiedo all’opposizione di fare lo sforzo di uscire dalla perenne campagna elettorale e ragionare insieme su questo tema che rappresenta un strumento potente per il futuro» .
Sul fronte della campagna elettorale per le regionali, invece, stanno facendo discutere i distinguo tra centristi, in particolare da Azione, che non sosterrà alcuni dei candidati del centrosinistra…
«Io ho grande rispetto per la comunità di Azione e comprendo, ora che ci sono Schlein e Conte, la difficoltà di tanti riformisti e cattolici popolari e liberali. Sono mondi inconciliabili. Credo che sia auspicabile un dialogo con tutta l’aria riformista e popolare del terzo polo o del centro in generale».
Quindi, il tentativo di dialogo avviato a Milano e in Campania con Azione è replicabile altrove?
«Assolutamente, d’altronde vedo che i candidati del M5S stanno proponendo come cavallo di battaglia il reddito di cittadinanza regionale, un strumento su cui è chiaro che un riformista non riesca a riconoscersi. È evidente che queste contraddizioni sono destinate a esplodere. Io auspico che la classe dirigente di Azione, ma anche quella del terzo polo riformista e popolare, possa guardare sempre di più al centrodestra».
Quindi, secondo lei è impossibile uscire fuori da una logica bipolare, tra centrodestra e sinistra?
«Con la rottura tra Azione e Iv, è chiaro che l’ipotesi di un centro autonomo dai due poli sia venuta meno ed è evidente che, con Conte e Schlein, l’unico spazio sia nel centrodestra».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Commenti e retroscena del panorama politico
Iscriviti e ricevi le notizie via email