«Questo traguardo non è un punto d’arrivo, ma un nuovo inizio». Maria Giovanna Paone, Presidente di Kiton – eccellenza dell’alta sartoria italiana — e direttrice creativa della linea donna che lei stessa ha ideato negli anni Novanta, ha da poco ricevuto l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per il contributo alla promozione del Made in Italy, alla crescita dell’imprenditoria femminile e alla valorizzazione del lavoro artigianale. «La sfida del futuro risiede nella formazione delle nuove generazioni» racconta Paone, 58 anni, di cui quaranta trascorsi nell’azienda di famiglia fondata dal papà Ciro Paone (scomparso nel 2021) nel 1968 ad Arzano, un piccolo centro alle porte di Napoli, realizzando abiti artigianali «di una bellezza che non si può spiegare» capi unici per qualità, stile e tradizione sartoriale napoletana. «Con il contributo costante di tutti i membri della famiglia, abbiamo interpretato e sviluppato l’idea originaria del marchio in chiave contemporanea, ampliandone la gamma di prodotti, rafforzandone la dimensione internazionale e consolidandone la presenza nei diversi canali di vendita». Cinque siti produttivi in Italia, circa 800 dipendenti di cui oltre la metà sono artigiani, 75 mercati serviti e oltre 60 boutique monomarca; il desiderio di disegnare un nuovo futuro con ago, filo e forbici ingentilendo al femminile, quei tessuti tra i più pregiati del mondo, la vicuña, la seta, il cachemire che sin da piccola ha accarezzato e imparato ad amare. Nella collezione donna Kiton per l’autunno-inverno 2025/2026, l’alta sartoria femminile si muove con disinvoltura tra capi d’ispirazione sportiva, come capispalla in double e pantaloni in jersey e proposte più urbane, con tailleur in raso di seta e cappotti-tunica dalle linee essenziali.
Cosa ha significato ricevere l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro?
«Ho provato una grande emozione perché lavorando ogni giorno non ripenso quasi più al momento in cui sono entrata in azienda, quarant’anni fa. Un’avventura straordinaria iniziata al fianco di mio padre, un punto di riferimento importantissimo, una persona di grande carisma, esempio di forza e coraggio. Anche lui fu insignito dello stesso riconoscimento nel 1999; nel mio caso però è stato diverso: le donne premiate sono ancora poche. Ma fin dall’inizio, la mia ambizione è stata quella di guidare questa azienda verso il futuro».
All’inizio suo padre non la vedeva in fabbrica, essendo donna.
« Una mia grande soddisfazione è stata quella di dire a mio padre a diciotto anni: “Io ci voglio provare, non perché sono donna non ci posso riuscire”. E quando ha capito la mia determinazione mi ha supportato nella riorganizzazione aziendale. Siamo partiti con quattro impiegati in sede e centocinquanta nel mondo, oggi siamo attorno agli ottocento».
Entra in Kiton negli Anni ’80 e nell’arco di dieci anni matura l’idea di una linea donna, cosa l’ha ispirata?
«All’epoca era il 1995/96 a casa arrivavano dall’azienda tessuti bellissimi con i quali mia madre si faceva confezionare abiti stupendi. L’educazione alle potenzialità di queste stoffe, riferite al settore femminile, è nata così. Dovevo ingentilire ad esempio le giacche rispetto alla sartoria tradizionale napoletana e quindi ho trovato il modo di creare una linea di prodotto nel solco dell’hèritage dell’azienda, nel rispetto della qualità del tessuto e della manodopera».
Come direttrice creativa di Kiton Donna, come si innova la grande tradizione sartoriale napoletana?
«Si rinnovano i capi nell’estetica ma soprattutto a cambiare sono le occasioni d’uso degli stessi: prima di ogni cosa in Kiton vengono il comfort e la versatilità. Oggi vestiamo una donna business a suo agio in azienda, in un consiglio di amministrazione, da New York a Milano per una serata al Teatro alla Scala, è una donna dinamica che esprime la propria femminilità con eleganza».
Per l’autunno-inverno 25-26 il capospalla si conferma un evergreen?
«Il cappotto è un must have di collezione, pensando ai momenti si svago e di libertà abbiamo inserito anche giubbotti, maglieria e capi in pelle. Oggi la donna è riconosciuta per tessuti pregiati e sete stampate perché la mia visione è quella di trasferire la qualità dei materiali preziosi che impieghiamo nell’abbigliamento maschile anche nei capi femminili attraverso una ricerca costante, che ci porta a svuotare le giacche per renderle più fluide, o a creare abiti lunghi con lane pettinate da 14 micron, leggerissime e impalpabili. Il nostro stile non è dettato dalla moda, ma dal valorizzare le donne».
Al recente Milano Fashion Global Summit 2025 ha illustrato i numeri della Scuola di Alta Sartoria Kiton attiva dal 2001, è soddisfatta?
«Quando siamo partiti il mestiere del sarto non attirava i giovani; negli anni abbiamo tolto la patina del tempo e ridato il giusto valore alla professione di artista artigiano. Oggi il nostro corso di studi triennale gratuito accoglie giovani da tutta Italia e dal mondo, che vogliono apprendere come si costruisce una giacca prima di disegnarla. Al termine offriamo loro la possibilità di entrare in azienda dopo aver superato uno stage interno, sempre al fianco dei senior del settore. L’amore e la passione per Kiton ci spingono a non fermarci mai: dalla scuola, al progetto accessori, all’alta gioielleria che da un anno presentiamo negli Stati Uniti, perché dove c’è storia c’è futuro».
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