Politics

i due leader si dimettono


BERLINO I vertici dei Verdi tedeschi hanno reagito a una infilata di drammatiche disfatte elettorali negli ultimi cinque mesi — alle europee e alle ultime regionali in tre Länder dell’Est — e si sono dimessi al completo. I due leader, Omid Nouripour e Ricarda Lang, hanno annunciato ieri mattina a sorpresa la decisione in una conferenza stampa dove non erano ammesse le domande dei giornalisti. L’annuncio è durato pochi minuti: con il loro passo i due leader vogliono aprire la strada a un rilancio del partito dalla crisi che va avanti da tempo e si rispecchia nell’immagine disastrosa del governo “semaforo”, in sondaggi in picchiata e in sconfitte elettorali a catena.

I SONDAGGI
Nei sondaggi i Grünen ora sono finiti all’11% contro il 14,7% conquistato alle politiche nel 2021. Le dimissioni non riguardano solo il duo al vertice ma tutti i sei componenti della direzione del partito, inclusi i vice, il tesoriere e il responsabile amministrativo. Il partito si trova «nella crisi più profonda degli ultimi dieci anni», ha detto Nouripour: è necessario e possibile superare questa crisi.

La nuova squadra dovrà essere eletta dal congresso dei Verdi di metà novembre a Wiesbaden. Grande punto interrogativo su chi potrebbero essere i nuovi arditi pronti all’impresa di risollevare il partito dalla sua peggiore crisi esistenziale: personaggi carismatici in giro non se ne vedono, candidati cercasi. Dietro la manovra si congettura che ci sia la firma del vicecancelliere e ministro degli esteri Robert Habeck, che prima di entrare al governo del cancelliere Olaf Scholz era il copresidente del partito assieme ad Annalena Baerbock, attuale ministra degli esteri, e vuole ora rimettere in forma il partito in vista delle elezioni legislative nell’autunno 2025, dove lui peraltro dovrebbe correre come candidato alla cancelleria.

L’annuncio dei Verdi ha scosso il palazzo a Berlino: tutti si domandano quali possano essere gli effetti sul governo semaforo, di cui fanno parte oltre ai socialdemocratici della Spd del cancelliere Scholz anche i Verdi e i Liberali (Fdp). Dal governo arrivano assicurazioni, il portavoce Herbert Hebestreit si è detto «rincresciuto» delle dimissioni, ma ha sottolineato che esse «non avranno alcun effetto sulla coalizione di governo»: al momento in effetti è così, i ministri verdi restano al loro posto e la statica del governo apparentemente tiene. Ma la domanda che tutti i commentatori a Berlino si fanno è: e adesso che succede al governo? Cascheranno altre tessere del mosaico traballante? Seguiranno altre defezioni o la coalizione resisterà fino alla scadenza naturale della legislatura fra un anno?

LA TENTAZIONE
Gli occhi sono puntati soprattutto sui liberali, quelli che di più soffrono e scalpitano nella maggioranza e da tempo covano il pensiero di uscire dalla coalizione e provocare elezioni anticipare. Lo scenario non è immaginario: anche la Fdp, peggio ancora che i Verdi, è uscita mal ridotta dalle elezioni, scomparendo da tutti e tre i parlamenti regionali in Sassonia, Turingia e Brandeburgo. Solo che la Fdp, a differenza dei Verdi, è rappresentata al vertice da una sola persona, Christian Lindner, al contempo leader del partito e ministro delle finanze nel governo federale. Dimettersi dal partito vorrebbe dire anche dimettersi dal governo. Non è escluso che accada, molte voci nel partito sono in favore di un’uscita dalla coalizione semaforo (finora si parlava di staccare la spina entro dicembre), ma è chiaro che Lindner voglia prima soppesare bene cosa sia più conveniente per scongiurare di essere sbaragliati anche alle politiche: dimettersi prima (potrebbe essere una fuga non gradita agli elettori), o stringere i denti e trascinarsi fino alla scadenza elettorale di fine settembre 2025 sperando di racimolare almeno il 5% e, magari, allearsi in un possibile governo a guida Cdu-Csu.

Flaminia Bussotti

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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