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«I Comuni aree interne da difendere»


ROMA Lo spopolamento delle aree interne e la necessaria riconsiderazione, rivitalizzazione e ripartenza di questo cuore dell’Italia, di questo insieme di piccole realtà troppo dimenticate ma cruciali per la coesione e per lo sviluppo nazionale sono il tema su cui, all’assemblea dell’Anci, il presidente Mattarella e la premier Meloni si trovano in piena sintonia. E ci si propone di far diventare una battaglia comune, tra queste due istituzioni e tra i settori delle forze politiche più avvertiti e consapevoli della sfide che il Paese deve intraprendere, quella per ridare centralità alle zone periferiche, per far favorire la vivibilità — esempio: i trasporti locali da incentivare, come suggerisce il Capo dello Stato — e il dinamismo di tante realtà distanti ma meritevoli di nuova considerazione.

INSIEME

Mattarella lo dice con chiarezza, davanti ai sindaci riuniti nell’assemblea a Bologna e al presidente dell’Anci, Gaetano Manfredi: «La questione delle aree interne, delle zone montane e delle isole più piccole si è, da tempo, posta come una urgenza per il Paese. Ne ha parlato, nel suo messaggio, la Presidente del Consiglio». Proprio così. Prima del discorso di Manfredi e di quello di Mattarella, nel saluto inviato da Meloni — a questo evento intitolato molto opportunamente «Insieme»: ovvero Comuni come luogo di scambio e di unità territoriale e civile — la premier racconta ciò che sta facendo il governo e parla della «nuova Strategia nazionale per le aree interne». La illustra così: «Abbiamo rafforzato la programmazione rispetto a quella precedente, e garantito risorse nazionali ed europee per un ammontare complessivo di oltre un miliardo e 300 milioni di euro. È una scelta che ci consentirà di raggiungere il doppio della popolazione rispetto alla programmazione 2014-2020 e di allargare lo spettro dei Comuni beneficiari». La chiave di questo approccio è — rieccola la parola chiave — «insieme». Ossia, «insieme — dice Meloni — abbiamo costruito questa iniziativa, perché nessuno di noi si arrende all’idea che i nostri meravigliosi borghi e le nostre splendide aree interne, che custodiscono l’identità profonda della Nazione, siano condannate al declino e all’abbandono». Sono parole che incontrano naturalmente la sensibilità e l’approccio di Mattarella, e non è un caso che egli le riprenda e si soffermi sull’argomento. «Tredici milioni di nostri concittadini — osserva il presidente — vivono in luoghi distanti dai maggiori centri urbani e dai grandi nodi infrastrutturali. Sono luoghi in cui è in corso un progressivo spopolamento. Il loro patrimonio ambientale, culturale, sociale, economico, è irrinunciabile per l’Italia». Insomma, «i piccoli Comuni sono l’anticorpo dell’abbandono e vanno messi nelle condizioni di essere un motore di vitalità e di ripartenza».

LE DISTANZE

Siccome è l’esclusione di ogni tipo, l’esclusione sociale, l’esclusione rispetto a chi arriva a lavorare in Italia, l’esclusione scolastica e l’esclusione in generale, il nodo politico-culturale su cui Mattarella si cimenta continuamente e invita tutti a cercare di risolverlo, c’è anche l’esclusione fisica e territoriale di tante comunità e paesini che soltanto investendo in infrastrutture — e il Pnrr lo fa — si può superare. Accorciare le distanze, ecco. E anche questo, nella visione mattarelliana, è un problema di democrazia.

Incalza il presidente: «I Comuni costituiscono la prima linea della nostra democrazia in cui i cittadini si riconoscono. L’essere termometro della partecipazione civica e, dunque, della fiducia nelle istituzioni della Repubblica, sollecita assicurare che essi siano specchio della volontà popolare, tanto più in un momento di preoccupante flessione dell’esercizio del voto». E ancora: «Non possiamo accontentarci di una democrazia a bassa intensità». Qui il discorso va a toccare, senza che venga esplicitamente citata, l’ipotesi di nuova legge elettorale. «Questa carenza non potrebbe in alcun modo essere colmata da meccanismi tecnici, che potrebbero, in qualche caso, aggravarla: la rappresentatività è un’altra cosa». Ed è tutt’altro che rassegnato il Capo dello Stato: «La riduzione dell’affluenza alle urne è una sfida per chi crede nel valore della partecipazione democratica dei cittadini». E così, nel rilancio della pienezza della democrazia finiscono per convergere le necessità di ridare forza alle aree interne del Paese e di rivitalizzare la partecipazione al voto. Una visione articolata, nella quale per Mattarella la parola «insieme» è quella su cui puntare. Lui la considera «un’ambizione carica di valori e di significati importanti, da perseguire con determinazione tanto più in questo tempo di polarizzazione, di dure contrapposizioni, di radicalizzazioni». E dunque non si tratta di un discorso local ma profondamente glocal.


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