13.05.2025
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Politics

«I cinque referendum? Un congresso del Pd. Dazi, l’export non frena»


Lo spauracchio dei dazi che non ha rallentato l’export dello slow food made in Italy, la speranza di arrivare ad un accordo che rafforzi entrambe le economie — Usa e Ue — anche per non darla vinta alle autocrazie, l’affondo sulla sinistra, che a suo dire usa il referendum a mo’ di congresso. Di ritorno da Bari, per il taglio del nastro di un caseificio dove ha incassato i complimenti — destinati a terremotare la sinistra — del governatore Michele Emiliano per il lavoro di Giorgia Meloni e Raffaele Fitto, il ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida parla a 360 gradi.

Ministro, partiamo dalle note dolenti, oggi la foto del leader a Kiev con Zelensky senza Meloni. Non è stato un errore restare a Roma?

«Non ho idea della ragione per cui la presidente abbia deciso di non andare, quindi non commento. La linea sull’Ucraina è straordinariamente chiara, non c’è bisogno di ribadirla perché non è cambiata nemmeno rispetto a quando eravamo all’opposizione. Da allora, nessun tentennamento sul sostegno a Kiev».

L’elezione di Prevost, il Papa americano. Che idea si è fatto di lui? Su alcuni temi, a partire dai migranti, sembrate distanti anni luce…

«Abbiamo grande rispetto del magistero della Chiesa e del sommo Pontefice che ne è capo, motivo per cui non entriamo nelle singole dichiarazioni. È un errore che fa la sinistra, senza comprendere la complessità di chi rappresenta valori spirituali e ha il compito di far valere degli indirizzi. Noi abbiamo il compito di far rispettare le leggi dello Stato italiano ed è quel che facciamo. Dopodiché, credo sia importante avere un Papa statunitense, il primo nella Storia, ma anche con esperienze in Sud America, con una sensibilità di frontiera. Auspichiamo possa contribuire a unire, oltre per i valori di democrazia e libertà che legano Usa e Italia, anche per la spiritualità e la fede che ci rendono vicini».

La Gran Bretagna ha raggiunto l’accordo sui dazi mentre l’Ue minaccia contromisure per 100 miliardi di euro: è la strada giusta?

«La strada giusta salvaguarda i rapporti con gli Usa, ed è quello che stanno tentando di fare le diplomazie anche grazie al contributo dell’Italia. L’obiettivo è rafforzare un dialogo che possa fortificare entrambe le economie, europea e statunitense. I nostri modelli sono incentrati non solo su dati economici, ma anche su valori di democrazia, valori liberali. Rafforzare questi modelli vuol dire renderli appetibili anche per chi non ha la fortuna di vivere nelle stesse condizioni. Al contrario, minarli o indebolirli, farli entrare in crisi, potrebbe accendere il rischio che i nostri cittadini guardino alle autocrazie come un modello florido, restandone affascinati».

Però è un rischio che è Trump a farci correre…

«Quando si discute si è sempre in due. L’Italia è per la mediazione, è contro tutte le guerre, anche commerciali, per il dialogo ad ogni costo. In Europa non tutti hanno la stessa sensibilità…».

Lei è fiducioso sulla possibilità di un accordo?

«Fiducioso? Io sono speranzoso che si possa raggiungere. E credo che, per quanto riguarda l’Italia, è importante far capire agli Usa che ci sono prodotti non replicabili, soprattutto nel comparto agro-alimentare. Prodotti che portano valore aggiunto anche al retail e alla distribuzione Usa. Prenda il parmigiano: lo esportiamo a circa 15 euro al Kg, ma viene venduto negli States a 45-47 dollari. Due terzi del valore restano negli Usa».

Un incontro tra Usa e Ue non è stato ancora fissato. L’Italia aveva spinto per un vertice a Roma. Si farà ancora e crede che la premier possa ancora giocare il ruolo di ponte tra Usa e Ue?

«Il tentativo di arrivare a un incontro tra Trump e von der Leyen sono innumerevoli, quello di Meloni è tra i più riconoscibili. Non entro nell’agenda, non so se il vertice si farà a Roma, ricordo però che le esequie del pontefice hanno portato ad un incontro che ha consentito un’accelerazione su altro, sulla pace in Ucraina. Al netto del posto dove si terrà, credo che un meeting sui dazi si debba preparare. E il ruolo di ponte di Meloni le viene riconosciuto da tutti, dalle interlocuzioni continue con von der Leyen a quelle con gli Usa. I tentativi della sinistra di screditarla si sono infranti di fronte ai riconoscimenti che ha avuto negli States ma anche alla luce del suo rapporto solido con i vertici della Ue. Vede, Meloni parla meno e fa di più, porta a casa i risultati. Un esempio su tutti è il caso Cecilia Sala».

Per ora i dazi sono in stand-by, ma gli effetti sui mercati si sono fatti sentire. Avete registrato una flessione nell’export dell’agroalimentare?

«No, per fortuna nessuna flessione. L’agroalimentare sfiora i 70 miliardi, con un balzo in avanti di circa 7 miliardi in due anni. Che ci sia preoccupazione è innegabile, ma c’è anche fiducia e voglia di continuare ad esportare negli Usa».

Torniamo all’Europa. Ursula von der Leyen ha cambiato approccio rispetto al primo mandato o l’impronta ecologista resta salda?

«C’è stato un cambio netto e indiscutibile. Per Timmermans, ad esempio, gli agricoltori rappresentavano solo un problema. Oggi tornano a essere una risorsa anche come custodi della terra. Il cambio di passo è evidente».

Le parole di La Russa sui referendum hanno fatto molto discutere. Lei si adopererà in una campagna per il “non voto”?

«Sa, questi referendum mi sembrano più una questione di sinistra che per il Paese. Pensi al quesito sul Jobs act, partorito dal Pd e poi rinnegato da una parte dello stesso partito che ora vuole abolirlo. A dirla tutta a me sembra più un congresso interno al Pd che un referendum. Rispetto la legittimità del referendum, ma penso che l’Italia abbia ben altri problemi. Per me nessuna campagna per l’astensionismo, preferisco occuparmi dei problemi che affliggono il mio comparto».

La Russa è il presidente del Senato, non sbaglia a invitare a disertare le urne?

«È la seconda carica dello Stato, non mi permetto di criticarlo. Come esponente politico può esprimere e assumersi la responsabilità di quel che fa e dice. Vista la sua grande esperienza, sono certo che abbia piena consapevolezza del rispetto del vincolo del suo mandato».

Qualche giorno fa le foto che la ritraggono intento a fare rafting con la premier. Si parlava di un po’ di freddo tra voi, per via delle note vicende private, è tornato il sereno?

«Non ho mai commentato pettegolezzi, né ricostruzioni giornalistiche che entrano spesso a gamba tesa in un rapporto trentennale. Ci lega un’attività politica solida, come quella che la lega ad altri ministri».

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