10.05.2025
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Politics

i bilaterali a Roma in occasione dei funerali di Papa Francesco


Tutto da scrivere, tutto da decidere. O quasi. A 24 ore dalle esequie di Papa Francesco in piazza San Pietro, sono poche le certezze sugli incontri che potrebbero avere luogo nelle prossime ore, mentre i grandi del mondo si apprestano ad approdare in una Capitale blindata. Stasera, attorno alle 23, atterrerà a Ciampino l’Air Force One con Donald Trump e consorte a bordo. E’ soprattutto sul presidente statunitense che sono puntati gli occhi del pianeta e su un possibile incontro con Ursula von der Leyen, nonché con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in ore drammatiche per l’Ucraina, dove sono tornate a piovere bombe, ferendo a morte la Capitale. Il leader di Kiev si è visto costretto ad anticipare il rientro a casa dal Sudafrica e tardare l’arrivo a Roma, mentre sale drammaticamente il bilancio di morti e feriti.

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SALTA BILATERALE CON KIEV

Zelensky — salvo sorprese dell’ultimo minuto — arriverà in tempo utile per le esequie di Bergoglio, ma non per il bilaterale con Giorgia Meloni, in agenda oggi e depennato per cause di forza maggiore. Ma l’Ucraina resta un dossier centrale, convitato di pietra nell’evento planetario che verrà celebrato in piazza San Pietro: l’addio a un Pontefice che come pochi si è speso per la pace, mentre continuano a soffiare impietosi i venti di guerra.

Del conflitto in Ucraina tornerà a parlare oggi la presidente del Consiglio con il primo ministro britannico Keir Starmer, atteso in serata a Palazzo Chigi. L’inquilino di Downing Street muove con Emmanuel Macron le fila dei cosiddetti “volenterosi”, alla ricerca di una pace giusta e duratura per l’Ucraina. Una pace che chiede anche Meloni, ferma però nella volontà di non inviare soldati italiani al fronte. Ue e Stati Uniti — ribadirà la premier nel corso dell’incontro, dove sarà altrettanto centrale il tema della difesa — devono lavorare insieme per costruire garanzie solide e durature per Kiev, all’interno di una ‘cornice’ euro-atlantica. Più facile a dirsi che a farsi, con l’Europa fuori dai negoziati e Trump costantemente in rotta di collisione con Zelensky. Un eventuale incontro tra i due sarebbe il primo dopo il drammatico scontro nello Studio ovale. E a Palazzo Chigi viene visto con una dose di paura, se non con terrore.

A DEBITA DISTANZA

A Piazza San Pietro i due saranno a debita distanza di sicurezza — non per scelta, ma per grazia dell’alfabeto adottato dal cerimoniale della Santa Sede per l’assegnazione dei posti a sedere — ma un faccia a faccia non è da escludere. Di sicuro è tra gli obiettivi su cui punta Zelensky, un leader con le spalle al muro. L’agenda di Trump ad ora resta un mistero. Arriverà a Roma tardi, dunque eventuali incontri potrebbero tenersi nella sola giornata di sabato, subito dopo i funerali del Pontefice. Tempi stretti, tanto più che nello stesso giorno la first lady, Melania, compie 55 anni e vorrebbe spegnere le candeline a casa. Per Meloni il tema è indubbiamente scivoloso. «Semmai i due dovessero vedersi, a lei converrebbe restare 10 metri fuori dalla stanza…», ragiona un esponente di peso del suo governo.

LA PARTITA DAZI

Diverso è il discorso dei dazi, con la premier impegnata in prima linea nell’oliare i rapporti Usa-Ue. Ieri mattina le parole del portavoce della von der Leyen su un possibile incontro con Trump erano rimbalzate a Roma generando stupore. E così, a quanto si apprende, sarebbero scattati i contatti: «nessuna fuga in avanti, ma solo un misunderstanding. Le parole della portavoce sono state fraintese», la convinzione maturata a Palazzo Chigi. Meloni e von der Leyen si sono sentite, lo hanno fatto anche nelle ultime ore: sul tavolo l’incognita di un possibile vertice con Trump. Che, semmai dovesse tenersi, avrà luogo a Villa Taverna o a Palazzo Chigi. La premier e la numero 1 di Palazzo Berlaymont «si muovono insieme — assicura una fonte di stanza a Bruxelles -, come per la missione a Washington della premier. La musica non è cambiata». Se davvero Trump e von der Leyen dovessero sedersi al tavolo «è oltretutto davvero difficile pensare che il tycoon non tiri dentro Giorgia». A trattare per le tariffe al rialzo, viene tuttavia precisato, dovranno essere Commissione e Usa. Le premesse oltretutto non sono delle migliori, con gli States indispettiti per le multe che l’Ue ha deciso di far scattare per Apple e Meta. Messaggio in bottiglia per The Donald: le Big Tech possono davvero finire nel mirino. Se poi si dovesse parlare anche di Ucraina, «oltre alla Commissione ai colloqui dovrà prendere parte anche il Consiglio Ue», nella persona di Antonio Costa, anche lui a Roma per i funerali di Papa Francesco. Ma il condizionale è d’obbligo: al momento siamo quasi alla fantapolitica. Possibile a 24 ore dalle esequie? Con The Donald «l’imprevedibile» niente di più facile.

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