14.08.2025
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«Ho sempre desiderato un altro figlio. Giacomo Buttaroni mi fa sentire protetta. Gigi D’Alessio? Per anni ho pianto di nascosto»


A 38 anni aspetta il suo secondo figlio. Anna Tatangelo sta facendo un tour in giro per l’Italia con il pancione di 5 mesi. «E oggi, per la prima volta, non sento il bisogno di nascondere nulla. Né il mio compagno né la mia felicità».

Il nuovo compagno

«Giacomo Buttaroni è entrato nella mia vita in un momento complesso e non si è spaventato. Mi ha accolta, sostenuta. Mi fa sentire amata, protetta. In passato, ero io quella che dava. Stavolta, invece, lui c’è per me, in ogni gesto. E mi ha sorpresa in positivo il rapporto che ha creato con mio figlio (avuto da Gigi D’alessio).

L’amore con Gigi D’Alessio

Proprio del rapporto con Gigi parla al Corriere della Sera: «Aveva vent’anni più di me, una famiglia, e io venivo descritta come la rovinafamiglie anche se ci siamo messi insieme che era già separato.

Ma il nostro sentimento era puro, infatti, è durato 15 anni. Volevo sembrare grande, forte, all’altezza della situazione, ma dentro, soffrivo. Uscivo da casa truccata, vestita da adulta, poi, piangevo al telefono con mia madre». 

L’infanzia

«A casa si facevano sacrifici, eravamo quattro figli, i miei si svegliavano alle cinque per fare il pane tipico di Sora e, poi, sono stata catapultata nel mondo dello spettacolo, della musica, del gossip… Mi sentivo dire che sembravo una vecchia, ma se non conosci la storia di una persona, capire è difficile. Non aiutava che avessi un carattere chiuso, perché vengo da una famiglia patriarcale, severissima, e questo mi aveva reso una ragazzina introversa».

La madre

Anna Tatangelo racconta, infatti: «In gita non si andava, a dormire da un’amica nemmeno… Ho visto volare qualche schiaffo su mamma e su noi figli. Mio padre era cresciuto così. Ho perdonato. E ringrazio entrambi: papà, e mamma, che è stata per me lo specchio di ciò che volevo e non volevo diventare: ho sempre creduto che noi donne dobbiamo essere rispettate e amate. Da qui, canzoni come Essere una donna o Rose spezzate. Ho sempre creduto nell’indipendenza. Come tante, sono cresciuta con l’idea che una donna sta a casa, lava, stira, cucina. Io lavo, stiro, ma per amore verso me stessa e mio figlio. L’autonomia, però, è tutto: ti permette di dire basta. Mia madre “basta” non lo disse mai». E ancora: «La mia valvola di sfogo era la musica. Tornavo da scuola, mi chiudevo in una stanza e cantavo. Quando non andavo a scuola, vendevo ciambelle al mercato. Mi lasciavano lì la mattina e mi riprendevano all’ora di pranzo. Vento, freddo, pioggia: stavo lì. Poi, tornavo a casa e cantavo. La musica mi ha sempre salvata e continua a farlo».

La psicoterapia

Infine, un appunto su un’educazione legata soprattutto a compiacere: «Mia madre era così: sempre presente, mai un lamento. E io sono cresciuta cercando di non deludere nessuno, di essere giusta per gli altri. Poi, salgo sul palco di Sanremo con Michael Bolton e si parla solo di Gigi in prima fila. Canto Bastardo e si parla delle sopracciglia, non dell’interpretazione. A un certo punto, capisci che vivere per piacere agli altri ti allontana da te stessa. Alla terza seduta con la psicoterapeuta, dopo aver parlato solo degli altri, lei mi fa: “E di te, quando parliamo?”. Mi si è acceso qualcosa dentro, ho cambiato passo. Senza quel momento, avrei conosciuto la depressione».


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