«I miei problemi con la scuola sono cominciati in prima media. Ero una ragazzina come tanti altri, ma non mi trovavo bene, né coi docenti, né tanto meno con i compagni di classe. Spesso restavo a casa, anche se i miei genitori non erano d’accordo». Sofia, 22enne di Assago, ha avuto una carriera scolastica travagliata che l’ha portata più volte a sentirsi demoralizzata. Il mancato supporto da parte dei docenti stava favorendo alla sua dispersione scolastica, fenomeno che a Milano è attorno al 7,3 percento.
«Mi dicevo: «Non voglio mollare la scuola, io non sono così, io non sono stata cresciuta in questo modo»», dice al Corriere della Sera nel ricostruire tutte le varie tappe che l’hanno portata a diplomarsi con il voto finale 95 dopo tre bocciature. «Voglio diventare insegnante ed essere la professoressa che io nei primi anni non ho mai avuto».
Il suo racconto
La prima bocciatura in prima media: «C’era solo una professoressa che credeva in me: era l’insegnante di un laboratorio pomeridiano di scrittura creativa. Mi diede 10 nella sua materia. In tutto il resto avevo solo insufficienze». Sofia ricorda di aver accumulato giorni di assenze, di essere rimasta indietro col programma e, demotivata, di non riuscire a recuperare. Ma, grazie al supporto dei sui genitori, decide di proseguire e dopo la terza media decide si iscrive al liceo linguistico, nonostante i docenti gliel’avessero sconsigliato: «Non ero pronta per il carico di studio di un liceo, ma non me ne rendevo conto. Avevo sempre amato le lingue straniere e scelsi un indirizzo con inglese, tedesco e spagnolo». Il primo anno termina con una bocciatura e, di comune accordo con la madre, decide di iscriversi a un corso d’istruzione triennale di grafica, che non porta al diploma, ma che permette di ottenere una qualifica: «Le materie non facevano per me e il ritrovarmi in un ambiente scolastico completamente diverso dai precedenti mi spaventava. Mi alzavo e piangevo, ero molto abbattuta, rifiutavo tutto e tutti. Ma allo stesso tempo non volevo mollare. Per fortuna ho sempre avuto accanto mia mamma in questo percorso tortuoso». Ma con il 2020 e la didattica a distanza, quello sforzo e il malessere sentito si sono fatti più pesanti e così è arrivata anche la terza bocciatura. Arrivata ai 17 anni, fuori dall’età dell’obbligo scolastico «Zii, nonni, amici, mi dicevano di smettere, non credevano più alla mia forza di volontà.
Io invece sì e anche i miei genitori. Mi dicevo: «Non voglio mollare la scuola, io non sono così, io non sono stata cresciuta in questo modo»».
La maturità
«Sul web io e mia mamma abbiamo trovato il Marelli, che era molto distante da casa mia, ma mi ha incuriosito e subito accettato, anche se una alunna di 17 anni può sembrare un profilo problematico da gestire». E così Sofia ha ripreso il suo cammino. «Era il 2021, ho cominciato questa avventura con mascherine e banchi distanziati – racconta –. Mi alzavo alle 5.30 perché avevo tre cambi di mezzi. Ma da subito l’atmosfera è stata di grande serenità. Ho trovato un corpo docente affiatato e poi cordiale e aperto nei confronti degli studenti. Le materie mi piacevano, ho ritrovato l’inglese e ho cominciato il francese. I miei voti sono stati per 5 anni sempre superiori all’8 di media. Coi compagni di classe, seppur più piccoli, sono riuscita a legare e a ottobre del primo anno mi hanno eletta rappresentante di classe».
Sofia si è diplomata con 95, un traguardo che la inorgoglisce e che dedica a sua madre che l’ha sempre sostenuta, e a suo padre scomparso qualche anno fa: «Ci ha lasciati sapendo che andavo bene a scuola e questa per lui era una grande gioia. E io con lui e mia mamma accanto non mi sono mai persa d’animo».
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