Marcell Jacobs, due ori a Tokyo 2021 nei 100 m e nella staffetta 4×100, ha perso la scintilla. «Faccio fatico a tenerla accesa – ha rivelato nell’intervista rilasciata alla Stampa –. Sto bene, ma mi manca il primo passo: la voglia di andare in campo ad allenarmi che poi si porta dietro tutto il resto». Per la Federazione Jacobs è negli atleti di punta, ma non più tra i top: «L’ho letto, ero consapevole e non mi sono posto il problema. Già nel 2025 non ho avuto accordi con loro. Con la finale a Parigi ho dimostrato di esserci, non mi pareva di essere da buttare via, invece mi hanno presentato nuovi parametri.
Li rispetto, poi scopro che per altri, a parità di condizioni, è andata diversamente: mi sento preso in giro. Rapporto interrotto? Lo hanno interrotto loro e se mi tolgono dagli atleti top vuol dire che non hanno interesse per me. Prendo atto». Nell’intervista Jacobs ha parlato anche di Gianmarco Tamberi, oro a Tokyo 2021 nel salto in alto: «No, lo conosco, sa mantenere i rapporti con le persone, caratteristica che al presidente Mei piace. Io ho un altro carattere, non riesco a fingere di fare l’amico». E non si poteva non parlare del caso spionaggio nel quale è rimasto coinvolto Giacomo Tortu, il fratello di Filippo: «La situazione non è stata percepita nella sua gravità.
Mi ha destabilizzato e travolto, pagare qualcuno per frugare negli affari miei è inconcepibile, definisce, a prescindere dalle questioni penali, che c’è un livello di invidia fuori controllo.
Resto turbato, è stata violata la mia privacy e da una persona con cui ho condiviso la nazionale nel 2014. Se è credibile che il padre e il fratello non sapessero nulla? Non metto la mano sul fuoco per nessuno e non ho voglia di ipotizzare scenari. Non ho elementi, fare congetture mi stancherebbe e basta, non mi interessa. È più rilevante il modo in cui si vivono le rivalità: mi ricordo benissimo il periodo in cui Filippo mi rompeva le gambe a ogni gara e io sapevo che l’unico modo per batterlo era lavorare. Non ho mai avuto altri pensieri. Filippo ha affrontato la situazione e glielo riconosco, mi ha chiamato quando è uscita la notizia e ci è voluto coraggio. Siamo andati avanti», ha concluso Jacobs.
LA REPLICA DELLA FIDAL
«Sono rimasto stupito per le parole di Marcel Jacobs: e stupito è la parola giusta perché veramente tutto ciò mi sembra paradossale, considerando che per me lui, insieme a Gimbo Tamberi, mi ha fatto vivere la serata più bella della mia vita, a parte la nascita dei miei figli». Lo dice all’Adnkronos il presidente della Federatletica, Stefano Mei, commentando l’intervista lasciata dalla medaglia d’oro di Tokyo 2020 alla Stampa, in cui non usa parole tenere verso la Fidal. «Oltre allo stupore il problema è un altro: sono preoccupatissimo perché lui dice che gli manca la scintilla. Ecco, siamo a dicembre ed è una cosa preoccupante. Io sono il primo tifoso dell’atletica italiana quindi spero che questa scintilla gli torni presto perché può dare ancora molto. Però il tempo passa per tutti, quindi sarebbe meglio che cominciasse ad averla». Mei sottolinea di aver avuto anche lui i suoi alti e bassi da atleta: «non ho vinto tanto quanto lui però so perfettamente cosa significhi avere un infortunio e tornare dopo averlo avuto, quanto sia difficile». Ha avuto la sensazione che Jacobs volesse tagliare i ponti con la Federazione? «Non lo so, ripeto sono stupito e non posso ancora fare considerazioni. Noi abbiamo sempre offerto la massima disponibilità e collaborazione. Anche quando è venuto in Italia, a Desenzano, gli avevamo proposto di avere un tecnico per seguirlo; lui non ha voluto, diceva che si faceva seguire online da Rana Reider, che sarebbe arrivato di lì a poco. Poi questo non è capitato ma non è che io voglio avere ragione: sto solo dicendo che cercavamo di trovargli le soluzioni, sono veramente basito». Vi siete sentiti di recente? «L’ho visto a settembre agli Europei, poi ho mandato un paio di messaggi, uno per il compleanno (il 26 settembre, ndr), non ha avuto risposta ma ci sta, l’importante è che io gliel’abbia fatti. Poi non è che posso stare tutto il giorno a cercare di chiamarlo, se uno ha voglia di chiamarti o bisogno di sentirti può anche alzare il telefono o mandare un messaggio. Poi ognuno fa quello che vuole. Adesso se ha bisogno di spiegazioni mi può chiamare e ci spieghiamo».
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