12.07.2025
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Fashion

«Guardo al futuro con nuovi materiali e tecniche antiche»


Il cilindro di Giuseppe Verdi. E quello con cui danzava Fred Astaire. Il feltro indossato da Humphrey Bogart in Casablanca. E da Alain Delon e Jean-Paul Belmondo. Il Fedora di Federico Fellini. Il panama di Gabriele d’Annunzio, Orson Welles, Gary Cooper. Borsalino è, di fatto, sinonimo di cappello. Lo insegna la tradizione, lo confermano i film, lo dimostra il parlato. La storia, ora, si unisce all’innovazione, in un mix di tecniche antiche e ricerca, che porta la firma di Jacopo Politi, head of style del brand.


Prima di arrivare alla guida di Borsalino, ha creato copricapo per varie maison, il cappello è una vocazione?
«Direi che è stato più un colpo di fulmine. Quando ho cominciato a lavorare a inizi 2000, il cappello tornava di moda. Dopo anni di congelamento, era un’esigenza. Ho capito che c’era molto da fare e c’era poca specializzazione. I colleghi dell’Istituto Marangoni facevano 500 colletti di camicia, io potevo sperimentare dove non lavorava nessuno».
Che fascino esercita oggi?
«È diverso da uomo a donna. Gli uomini portano il cappello storicamente da molto prima delle donne: non uscivano senza. Oggi chi lo sceglie, vuole mostrare la sua personalità. Le donne hanno iniziato più tardi e come vezzo. Il cappello, al femminile, è un biglietto da visita e un accessorio per il viso».
Un accessorio di cui Borsalino ha cambiato linee e storia.
«Sì, in effetti, tutti portavano lo stesso tipo di cappello, tra bombetta e cilindro, fino all’avvento di Borsalino, che ha introdotto linee più morbide. Le mode, poi, nel tempo si sono evolute».
Ecco, la moda. Come è cambiato il cappello negli ultimi anni?
«Negli ultimi dieci anni, la tendenza forte è stata quella del bucket. Oggi, i giovani sono molto attenti al baseball cap. La nostra storia è iniziata nel 1857 come manifattura di feltro, ma abbiamo sviluppato tipologie e materiali, adattandoci ai tempi. Abbiamo introdotto il baseball cap e il bucket, sia in feltro, sia in paglia. E puntiamo sulla sostenibilità».
In che modo?
«Tanti ci dicono che hanno ancora il cappello del papà o del nonno. E il fatto che lo vogliano portare oggi dimostra che è un prodotto di qualità, dalla durabilità pressoché infinita. Passano le mode, passano i trend, Borsalino resta iconico».
Ha parlato di nuove forme. Ci sono anche novità tecniche?
«I nostri cappelli sono fatti secondo tecniche storiche, spesso con i macchinari progettati dallo stesso Giuseppe Borsalino. Erano all’avanguardia, tanto che altri li copiarono, e oggi sono unici. Abbiamo comunque introdotto novità».
Ad esempio?
«Realizziamo il panama, con la palma Toquilla, secondo la lavorazione tradizionale in Ecuador ma negli ultimi anni, abbiamo scoperto altre tecniche molto interessanti in Madagascar, in Indonesia, nelle Filippine. I materiali sono canapa, cotone, anche cellulosa. E gli intrecci sono bellissimi».
La sua visione ha portato a un’esplosione di colori: perché questa rivoluzione?
«Siamo un marchio uomo che ora cerca di completare le collezioni con proposte per la donna: in un momento in cui tutti vogliono fare l’unisex, noi desideriamo rendere il nostro prodotto più femminile».
Come si traduce ciò nei colori?
«Abbiamo una manifattura tintoria interna e ciò significa poter sperimentare. Per ogni collezione scelgo un tema che guida anche i colori: la prima è stata ispirata alle nebulose, con miscellanee viola, ma anche toni pastello che richiamavano le aurore boreali. Ovviamente il cappello è un accessorio di moda, dunque è necessario stare attenti ai trend. Alcune tonalità sono vere riscoperte: erano nel nostro archivio storico ma non le usavamo da decenni».
Quali?
«L’Opulence gray, un azzurro-grigio datato 1986, sofisticatissimo: cambia a seconda della luce. In collezione abbiamo anche un giallo tenue, tendente al bianco, ideato nel 1931».
Adesso cosa sogna di introdurre nel mondo Borsalino?
«Lavoro sull’innovazione. Sono mutati gli stili di vita. La cappelliera è anacronistica. Il cappello deve essere in feltro antipioggia e deve potersi piegare. Inoltre, l’obiettivo è rendere il nostro mondo più life style».
Come lo farà?
«Sono già state lanciate una capsule di occhiali e una fragranza.

Amplieremo la gamma di prodotti con altri accessori. Protagonista però sarà sempre il cappello». 

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