10.05.2025
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Technology

«Gli algoritmi devono avere limiti, è l’uomo che sceglie cosa moltiplicare»


Stefano Pasta è membro del Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Innovazione e alla Tecnologia (CREMIT) dell’Università Cattolica. Di recente ha curato con Vincenzo Corrado il libro Intelligenza artificiale e sapienza del cuore, che raccoglie una serie di commenti al Messaggio del Papa per la 58esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali nel quale Francesco ha affrontato il tema dell’intelligenza artificiale.

Ieri Papa Francesco ha sottolineato l’importanza della politica su due temi fondamentali dei nostri tempi: la pace e l’intelligenza artificiale. Da dove nasce questo interesse?

«Papa Francesco ha definito l’intelligenza artificiale “affascinante e preoccupante” e quest’anno ha scelto di dedicare due dei più importanti discorsi, quello per la Giornata per la pace e quello per la Giornata delle comunicazioni sociali all’IA. Inoltre l’approccio etico è al centro dell’attenzione della Chiesa dal 2019, prima che l’opinione pubblica e i governi ne parlassero. Comunque, andare davanti ai leader del mondo a parlare dei rischi di intelligenza artificiale non è di certo scontato per un Papa».

I punti su cui ha insistito?

«Sul ruolo della politica, sul fatto che di fronte a questa sfida servono regole, occorre mettere al centro l’uomo visto che nessuna innovazione è neutrale. Inoltre, ha posto l’accento sui limiti delle modalità di decisione di questi algoritmi che sono nelle mani di poche persone con privilegi. All’interno di questo discorso è fondamentale l’idea di algoretica — di etica applicata agli algoritmi — sviluppata dalla Chiesa negli ultimi anni».

La Chiesa che guida il dibattito etico sulle tecnologie…

«Papa Francesco non è stato invitato in quanto esperto di machine learning, ma per riflettere sulle inquietudini e sulle grandi opportunità che l’intelligenza artificiale pone. Il Papa riporta al centro la questione umana, il punto di vista dell’uomo in un mondo di frontiera come quello dell’IA che influenzerà nei prossimi anni le nostre forme di stare insieme e le democrazie. Potremmo dire che l’intelligenza artificiale è uno strumento che moltiplica alcune cose, però è l’uomo che deve scegliere cosa moltiplicare».

Riferimento alla guerra e ai nuovi rischi posti dall’IA?

«Il messaggio per la pace di quest’anno non a caso è dedicato all’intelligenza artificiale e ai rischi del suo uso per moltiplicare le azioni di guerra, quindi le uccisioni. Inoltre il discorso di ieri non è arrivato per caso: il Papa come prima uscita è andato a Lampedusa, sulla frontiera. Poi ha parlato di cambiamenti climatici, e ora di intelligenza artificiale, un’altra frontiera importante per il nostro futuro».

L’IA si sostituirà mai a Dio? Le paure di Musk di una estinzione dell’umanità sono sensate?

«Citando Umberto Eco, il Papa non si pone tra gli apocalittici quando parla di IA, anzi riesce a vedere opportunità e rischi. Io non parlerei di sostituzione di Dio ma piuttosto della potenza dell’essere umano, che potrebbe non avere limiti grazie alle tecnologie e che in questo senso potrebbe arrivare a essere come Dio».

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