Si definisce un’amante del sogno ed è per questo che i suoi abiti incarnano una femminilità onirica. Per Alberta Ferretti l’amore per la moda è qualcosa che ha a che fare con l’infanzia, con la madre che aveva una sartoria a Cattolica, città natale della stilista. A soli 18 anni lascia gli studi e apre il suo negozio, Jolly Shop: in quel momento capisce che il suo vero talento è trasformare i sogni delle donne in abiti. Nasce così Alberta Ferretti. «Per me i capi sono oggetti di affezione, strumenti di espressione, estensioni di personalità», ha raccontato, «Sono come dei gioielli, ogni volta che li metti regalano una nuova versione di te». I suoi abiti, nel corso degli anni, sono stati indossati da personaggi come Sandra Bullock, Susan Sarandon, Katy Perry, Celine Dion, Dua Lipa, e oggi Taylor Swift.
Chi è la donna Alberta Ferretti oggi? Pensa che sia cambiata da quando ha iniziato questo lavoro?
«Le donne sono da sempre il centro del mio universo creativo, fin dai miei esordi quando da ragazzina incosciente e sognatrice lanciai sul mercato la mia prima collezione di sottovesti in chiffon. Era il 1975, un momento storico importante in cui le donne entravano a far parte del mondo del lavoro e sceglievano tailleur maschili. Io, al contrario, puntai tutto sulla femminilità, sul romanticismo. Oggi, come ieri, mi piace pensare a una donna concreta, contemporanea, ma anche onirica perché il sogno alimenta il nostro futuro».
Quando ha capito che la moda sarebbe stata il suo mondo?
«Se penso alla mia infanzia rivivo una favola. La mia passione per la moda è nata nella sartoria di mia madre a Cattolica, sulla costa adriatica. In quegli anni, stranieri da tutto il mondo venivano in Romagna, la terra raccontata da Federico Fellini nei suoi film. Passavo giornate intere ad ammirare le sarte che insieme a mia madre appoggiavano addosso i tessuti, li rigiravano e li puntavano, trasformando le clienti in principesse. Credo di aver scelto questo lavoro per quella magia. A 18 anni ho aperto la mia prima boutique, Jolly Shop, e decisi di inserire di fianco a capi che io stessa selezionavo piccole produzioni che portavano la mia firma. Dopo poco capii però che per vendere non bastava solo la creatività ma anche qualità e conoscenza del settore. Nel 1980 ho creato con mio fratello Massimo l’azienda Aeffe grazie anche alla collaborazione di Franco Moschino ed Enrico Coveri. Un anno dopo ho sfilato per la prima volta. Ricordo tutto come fosse ora. La mia fortuna è stata quella di non chiudermi ma di capire che, il mondo della moda doveva ieri come oggi parlare più linguaggi».
Secondo lei è più importante la tradizione o l’innovazione?
«Più che di innovazione parlerei di riconoscibilità dello stile. Uno stile che deve tenere conto dell’evoluzione dei tempi. Se un abito è ben fatto e di qualità dura per sempre, non ha niente a che invidiare a gioiello».
Ci sono dei ricordi che continuano ad alimentare la sua creatività?
«Sono una donna a cui piace guardare avanti. Una cosa che mi rende molto fiera è pensare a tutte le bellissime donne che ho vestito, Cate Blanchett, Angelina Jolie, Sharon Stone, Amanda Seyfried solo per citarne qualcuna. Questi sono tutti bei momenti e soddisfazioni che porto sempre con me».
Lei ha disegnato gli abiti per Taylor Swift. Qual era la cosa più importante di questo guardaroba: stupire o confermare l’immagine di una star di tale portata e talento?
«Taylor è una ragazza di oggi che si sa raccontare con semplicità, spontaneità, naturalezza. La musica è parte di lei e nella sua anima. È una cantante straordinaria. La cosa più importante era farla “volare” sulle note delle sue canzoni. Mi ha contattato il suo stylist, Joseph Cassell Falconer, spiegandomi che gli abiti dovevano essere scenografici ma allo stesso tempo dovevano dare la possibilità di esibirsi nel modo più fluido, naturale e libero possibile. Doveva fluttuare nell’aria come in un sogno».
Che tipo di consiglio darebbe alle giovani designer?
«Il mondo della moda è uno dei settori più difficili. Se vuoi avere veramente successo devi impegnarti, studiare, ampliare la mente, non fermarti mai».
Cosa le ha insegnato la moda?
«La moda mi ha insegnato che il mondo ti offre mille opportunità. Sta a noi saperle cogliere».
© RIPRODUZIONE RISERVATA