17.05.2025
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Politics

Giustizia-lumaca, il governo accelera sugli indennizzi per le vittime


Una corsia preferenziale per le vittime della “giustizia-lumaca”, gli italiani che hanno diritto a un equo risarcimento per aver subito processi ingiustamente lunghi, infiniti, con danni gravissimi alla propria vita e quella dei loro cari. E una scappatoia per evitare una doppia, salatissima multa, dall’Ue e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Il governo mette mano alla annosa questione degli indennizzi della legge Pinto, i soldi che lo Stato deve ai cittadini travolti dagli effetti collaterali di una giustizia lenta, inefficiente. Un emendamento del ministero di Carlo Nordio al decreto infrazioni annuncia la svolta.

LO SPRINT

Il dicastero di via Arenula ingaggerà Formez, l’istituto per la modernizzazione della Pa, per accelerare le pratiche di rimborso. L’associazione sotto il controllo di Palazzo Chigi che il governo Meloni ha commissariato un anno fa, metterà a disposizione «risorse umane e materiali e necessarie a garantire il celere smaltimento delle istanze di liquidazione degli indennizzi allo stato impagati» si legge nell’emendamento e l’obiettivo è assicurare «il più celere soddisfacimento della pretesa di chi è in attesa di ricevere quanto gli è dovuto».

Il costo dell’operazione è contenuto: per tre anni, dal 2024 al 2026, 5 milioni e mezzo di euro. Non è di poco conto però, spiegano fonti di via Arenula, la missione del ministero costretto ad accelerare per evitare al governo un inciampo in Europa. Già, perché il ritardo degli indennizzi alle vittime della giustizia lenta è un guaio tutto italiano e da tempo l’Ue richiama all’ordine chi governa a Roma. Di più: pagare in tempo chi ne ha diritto è un obiettivo esplicito del Pnrr tricolore appeso alla «riduzione dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni e delle autorità sanitarie».

Non è dunque solo afflato garantista quello che muove il governo alla vigilia di un’altra scadenza. Entro domani infatti il comitato dei ministri della Corte europea dei diritti dell’uomo, attende spiegazioni da Palazzo Chigi sulle iniziative assunte per mettere fine ai gravissimi ritardi negli indennizzi. Pena una nuova condanna con annessa sanzione da pagare. L’Italia è da anni ormai osservata speciale dalla Corte di Strasburgo. Tra i 47 Paesi membri del Consiglio d’Europa ha il primato assoluto di condanne per processi troppo lunghi: più di 1200 dal 1959, seguita (a distanza) da Turchia, Francia e Germania.

Un procedimento su cinque davanti alla Corte riguarda proprio i ritardi nei rimborsi e ad oggi sono 68 quelli aperti. Tra i pagamenti in ritardo, ammette il governo nella relazione illustrativa dell’emendamento, «vi sono proprio quelli collegati agli indennizzi liquidati in relazione alla violazione del principio di ragionevole durata dei processi».

Fosse solo un problema di immagine. E invece è un serio guaio per le casse dello Stato: dal 2001, anno in cui è entrata in vigore la legge Pinto sui risarcimenti, ha pagato centinaia di milioni di euro alle vittime. Quasi un miliardo solo negli ultimi cinque anni. Se poi arriva la condanna della Corte di Strasburgo, e arriva quasi sempre, il conto aumenta: lo Stato non solo paga l’indennizzo, ma è obbligato a versare «una ulteriore somma, anche di notevole entità, a titolo di danno morale e di rimborso spese» entro tre mesi dal pronunciamento.

LA CORSA

Di qui la corsa ai ripari, last minute. Per scongiurare una nuova condanna della Cedu e sminare una salatissima procedura di infrazione Ue. Non è un caso che del piano Formez studiato a via Arenula sia stato informato anche Raffaele Fitto, il ministro agli Affari europei nominato Commissario che ha promesso a Giorgia Meloni di lasciare in ordine i dossier “di casa” prima di partire per Bruxelles. A cominciare dalla mannaia delle procedure di infrazione.

Insomma, cosa farà per i prossimi tre anni Formez? La struttura commissariale guidata dal Capo dipartimento della funzione pubblica di Palazzo Chigi, Marcello Fiori, dovrà supportare il ministero di Nordio «nelle fasi preparatorie del pagamento delle somme riconosciute agli aventi diritto dalle competenti corti d’appello a titolo di indennizzo e delle relative spese processuali». Tradotto: accelerare le pratiche e i bonifici che lo Stato deve da anni a chi chiede giustizia, e dalla giustizia invece subisce un torto.

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