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Giustizia, comitati in campo. A Napoli la “sfida” a Gratteri


Sono rimasti fermi ai blocchi di partenza per settimane, ma ora sono pronti a partire. Eccoli i comitati per il no e per il sì al referendum sulla giustizia, destinati a battere ogni angolo della Penisola per convincere gli italiani a votare a favore o contro la separazione delle carriere. Oggi a Napoli la prima tappa del tour di “Sì Separa”, l’iniziativa partita dalla Fondazione Einaudi. Ieri, la costituzione del maxi-comitato vicino al centrodestra. Domani il lancio del comitato del no della società civile, trainato dalla Cgil. Iniziative portate avanti da tecnici ed esperti, ma suffragate dietro le quinte dai partiti di destra e di sinistra, che fanno lo slalom per evitare di politicizzare il voto di primavera, in ipotesi tra l’8 e il 20 marzo.

LA SFIDA PARTENOPEA

Per più comitati che nascono, c’è n’è uno che muove un altro passo in avanti. È quello guidato della Fondazione Einaudi col nome di «Sì Separa». A Napoli questa mattina, la prima tappa di un tour che toccherà altre regioni, a partire dall’Emilia Romagna fino alla Sicilia. Intanto, però, dal comitato ci tengono a ribadire che la scelta della prima location non è stata casuale. Si tratta della città di cui è procuratore capo Nicola Gratteri, il volto più noto della campagna referendaria per il no. Un guanto di sfida, avvalorato dalla scelta del presidente della Fondazione, Giuseppe Benedetto, di portare a Napoli i volti principali del comitato: l’ex magistrato Antonio Di Pietro, il presidente del Comitato Gian Domenico Caiazza, e poi il segretario generale della Fondazione, Andrea Cangini. A moderare ci sarà Gaia Tortora, figlia di Enzo Tortora, incarnazione del più clamoroso caso di malagiustizia in Italia. La sua sarà una presenza simbolica, certo, ma anche di merito. Pur essendo favorevole alla riforma, la giornalista di La7 ha ribadito la necessità di un dibattito equilibrato sulle ragioni dell’una e dell’altra parte.

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Il comitato “Sì separa” non sarà l’unico a portare avanti le ragioni del sì. Sempre ieri, a Roma, c’è stata la costituzione del maxi-comitato vicino al centrodestra che godrebbe dell’avallo dello stesso sottosegretario Alfredo Mantovano. Se a fare da portavoce toccherà all’ex direttore de “Il Giornale”, Alessandro Sallusti, il presidente sarà Nicolò Zanon, ex vicepresidente della Corte Costituzionale ed ex componente del Csm. Che al Messaggero spiega: «Non cerchiamo alcuna rivalsa contro la magistratura che consideriamo una colonna portante delle nostre istituzioni. Spiegheremo i vantaggi concreti delle regole che introduce la riforma, smontando le fake news in circolazione».

Tra i fondatori spiccano anche le componenti laiche del Csm Isabella Bertolini, indicata da Fdi, e Claudia Eccher, indicata dalla Lega. «Ogni contributo è utile», spiegano da Forza Italia dove, però, l’ordine di scuderia arrivato ieri a parlamentari e consiglieri, a mezzo di circolare, è di far riferimento al comitato nazionale presieduto da Francesca Scopelliti, già senatrice azzurra e compagna di Enzo Tortora. Anche dall’altro fronte, quello per il No, non si sta a guardare. Ad affiancare l’Anm e Enrico Grosso, presidente del comitato “È giusto dire no”, da domani arriverà anche quello della società civile (che avrà un filo diretto con il Pd). L’iniziativa, in programma all’Istituto Sturzo, vedrà il coinvolgimento, tra gli altri, di Cgil, Acli, Anpi, Arci, Libera e avrà come testimonial Rosy Bindi e Giovanni Bachelet, figlio di Vittorio, il giurista assassinato dalle Br nel 1990. Insomma, largo ai civici. Chissà se alla fine i politici riusciranno davvero a non metterci la faccia.


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