17.08.2025
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Economy

«Giù le tasse al ceto medio nella prossima manovra»


Vice ministro per l’economia Maurizio Leo, a due anni dall’avvio della riforma fiscale sono stati pubblicati sedici decreti legislativi. Il Parlamento ha deciso di prorogare la scadenza della delega fino al 29 agosto del prossimo anno. Come userete questo tempo extra?

«La proroga della delega ci consente di completare in modo ancor più strutturato il percorso cominciato due anni fa. Ad oggi possiamo dire di aver superato abbondantemente metà strada: sedici decreti legislativi già pubblicati in Gazzetta, tre esaminati in prima lettura, e sei testi unici, dei quali cinque approvati in via definitiva e uno in via preliminare. Non ci siamo limitati a scrivere la prima riforma organica del sistema tributario dopo oltre cinquant’anni: lo abbiamo fatto rispettando gli equilibri di bilancio e senza ricorrere a misure scriteriate pur di conquistare facile consenso. Ovviamente, utilizzeremo il tempo in più per completare alcuni tasselli fondamentali della riforma: penso, ad esempio, alla giurisdizione della nuova magistratura tributaria e, trovando le necessarie coperture, alla riforma dell’Irap e della rete del gioco fisico».

Lei ha sempre espresso il principio che ai contribuenti va tesa la mano prima, nel momento del pagamento delle tasse, per poi essere inflessibili con chi evade. I risultati di questa “filosofia” si stanno riscontrando nelle entrate tributarie?

«I dati più recenti confermano la validità del nostro approccio. Nel 2024 sono stati recuperati oltre 33,4 miliardi di euro di evasione fiscale, un record assoluto. Ma lo vediamo anche nell’aumento delle entrate tributarie nei primi mesi del 2025, con più 18,8 miliardi (+7,3%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sono dati “parlanti”.

Parlanti?

«Nel senso che spiegano alla perfezione come da un lato abbiamo puntato alla prevenzione e alla collaborazione, penso alle lettere di compliance e al concordato preventivo biennale; dall’altro lato siamo stati inflessibili con chi ha provato a fare il furbo, penso alle 10.000 partite Iva “Apri e chiudi” bloccate. Per noi la direzione è sempre la stessa: aiutare chi vuole essere in regola e stangare chi porta avanti comportamenti fraudolenti».

Uno dei principi della riforma fiscale è che tutti gli incassi ottenuti grazie alle novità introdotte avrebbero alimentato un fondo di attuazione della delega stessa, una sorta di “fondo taglia tasse”. Quante risorse ci sono oggi in questo “salvadanaio” e come potranno essere impegnate?

«Queste risorse le abbiamo già impiegate nel nuovo sistema Irpef a tre aliquote e sul taglio del cuneo contributivo. Si tratta di interventi che hanno generato fino a 1.000 euro annui in più in busta paga per molti lavoratori. Tutto quello che arriverà da qui in avanti servirà a rafforzare le misure per famiglie e imprese, consolidando quanto è già stato messo a regime. In ogni caso l’obiettivo resta sempre quello di un taglio delle tasse compatibile con i conti pubblici. Per farla breve, non abbiamo intenzione di stravolgere gli equilibri di bilancio.

Più volte ha espresso la volontà di andare in aiuto, da un punto di vista fiscale, del ceto medio. Ci sarà spazio nella prossima manovra per agire sul secondo scaglione Irpef?

«L’attenzione al ceto medio è la naturale prosecuzione degli interventi già avviati. Nella prima fase abbiamo dato un segnale a chi ne aveva più bisogno; ora il nostro sforzo si concentra sulla fascia di reddito tra 28.000 e 60.000 euro. Se ci sarà spazio per farlo, è chiaro che intendiamo ridurre e rimodulare il peso fiscale che grava su questa fascia di lavoratori. Non possiamo pensare che chi guadagna 40-50.000 sia una persona ricca. Non è così».

Quest’anno per le imprese è stata introdotta un’Ires premiale, con riduzione dell’aliquota al 20%. Ma ci sono voluti mesi per arrivare al decreto attuativo?

«Il decreto attutivo della misura è stato emanato e ora comincerà una fase di monitoraggio per valutarne l’efficacia nel sostenere investimenti e occupazione. Su questo provvedimento c’è stato un grande lavoro di analisi portato avanti dai tecnici del dipartimento delle Finanze e della Ragioneria generale dello Stato, in collaborazione con le associazioni di categoria, i quali hanno verificato la compatibilità dell’agevolazione con le risorse effettivamente disponibili. È stato un lavoro lungo che ha di fatto dilatato i tempi, ma non è stavo vano, perché alla fine è stato dato un segnale concreto rispetto al principio del “chi più assume e più investe, meno paga”, che è il nostro mantra».

Ci sarà spazio anche per misure a favore delle madri lavoratrici o per la natalità in generale?

«Il sostegno alla natalità resta un’assoluta priorità di questo governo. Anche se le misure fiscali, da sole, non risolvono un tema così complesso ed ampio. In ogni caso, valuteremo l’estensione e il rafforzamento delle misure esistenti e, compatibilmente con le risorse a disposizione, nuovi interventi che possano incidere nella quotidianità delle madri lavoratrici o stimolare la natalità. Ogni passo sarà calibrato con attenzione, per garantire misure sostenibili e strutturali. Non è nostra intenzione varare misure spot».

In Parlamento si sta discutendo un disegno di legge della Lega per una quinta rottamazione. È una operazione che potrebbe trovare spazio?

«Il tema del magazzino delle cartelle, che supera i 1.300 miliardi di euro, è oggetto di un’analisi approfondita da parte di una Commissione ministeriale. La priorità è distinguere i crediti effettivamente esigibili da quelli di fatto irrecuperabili, concentrando le risorse di riscossione dove c’è margine di recupero. Qualsiasi intervento, compresa una nuova definizione agevolata, dovrà inserirsi in un quadro coerente e realistico».

Ci dica di più, dopo le vacanze il tema manovra entrerà nel vivo. Lei ha accennato al taglio dell’Irpef per la classe media, alla rottamazione, all’Ires per le aziende. Cosa dobbiamo aspettarci?

«Come detto gli obiettivi sono molti e tutti importanti. Per le persone fisiche bisogna ridurre la pressione fiscale sul ceto medio; per le imprese invece, penso sia necessario stabilizzare l’Ires premiale migliorandola e rendendola ancora più semplice; poi, si dovrà lavorare alla rottamazione-quinquies, una volta rilasciata la relazione della Commissione ministeriale. Questi tre obiettivi sono fondamentali ma dovranno però essere conciliati con le risorse disponibili, come più volte ho ricordato. Inoltre, un altro tema che mi sta a cuore è il Terzo Settore».

Che misure ha in mente per il terzo settore?

«Ad oggi, c’è un decreto legislativo della riforma fiscale approvato in via preliminare dal CdM che a settembre verrà esaminato dal Parlamento. In questo testo ci sono una serie di misure che semplificano la vita a centinaia di migliaia di enti che, dal 1° gennaio 2026, entreranno nel RUNTS e, di conseguenza, con un nuovo regime fiscale. In quella sede, dovremmo necessariamente approfondire il tema dell’Iva. Ad oggi questi soggetti sono esclusi dall’imposta, dal 1° gennaio 2026, saranno invece esenti. Una differenza all’apparenza minima, ma che porta con sé una serie di adempimenti importanti che metterebbero a serio rischio le attività di queste associazioni. Altrettanto dicasi per il tema dell’IRAP per cui il passaggio al meccanismo cd. retributivo comporterebbe rilevanti oneri finanziari per questi soggetti. Sarà importante approfondire quest’ulteriore aspetto al fine di evitare pregiudizi ad un comparto strategico per il sistema Paese».

Dopo il concordato per le partite Iva, anche la cooperative compliance per le imprese è entrata nel vivo. Con quali riscontri?

«L’interesse delle imprese è decisamente alto. Il concordato preventivo biennale, al suo esordio, ha visto l’adesione di circa il 20% dei soggetti ISA potenzialmente beneficiari, portando all’affidabilità fiscale circa 190.000 contribuenti che prima non lo erano, tutto, in un colpo solo. La cooperative compliance segue lo stesso approccio di collaborazione preventiva e trasparente, riducendo il contenzioso e aumentando la certezza del diritto. Il riscontro positivo del territorio ci conferma che la strada della cooperative compliance è quella giusta per costruire un rapporto di fiducia solido tra Fisco e contribuenti».


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