«Da tempo Giampietro Nattino mi aveva detto che avrebbe desiderato che le sue esequie venissero celebrate qui, in questa chiesa del Gesù, a lui tanto cara. Così avrebbe potuto ricevere facilmente l’abbraccio di tutti i suoi collaboratori, che lui amava, senza arrecare loro disturbo. Poi mi aggiunse, con il suo inconfondibile e gentile sorriso e con un po’ di umorismo: “E dopo la funzione, attraversando, tutti potranno tornare subito al lavoro in istituto”». E in quel momento, mentre l’arcivescovo Antonio Mennini stava ricordando con la sua omelia il vecchio amico Giampietro Nattino, le lacrime e la commozione sono state interrotte per un attimo da timidissime e (forse) liberatorie risate.
Ieri mattina Roma ha voluto salutare il banchiere, morto sabato scorso a 89 anni. I funerali si sono tenuti nella chiesa voluta da Sant’Ignazio di Loyola, di fronte a Palazzo Altieri dove ha sede la Banca Finnat. E dove da decenni sono sfilati i rappresentanti di grandi famiglie, capitani d’industria e finanzieri per essere aiutati nelle loro attività e nei loro affari più personali, da uno dei pionieri del private banking in Italia.
«Un uomo buono, che ha aiutato moltissime persone con discrezione». L’ultimo saluto al banchiere Giampietro Nattino
LA FAMIGLIA
La chiesa del Gesù era stracolma, tra i suoi cari, gli amici, i tanti colleghi banchieri e imprenditori illustri, i politici e i dipendenti della Finnat, che Nattino considerava un pezzo della sua famiglia. Tutti loro sono venuti a salutare Giampietro Nattino e ad abbracciare la moglie Celeste, i figli Arturo, Andrea, Giulia e Paola, i nipoti che compongono la quinta generazione di questa famiglia di banchieri, in attività nella Capitale dalla fine dell’Ottocento.
I Nattino hanno voluto «ringraziare le tante persone che hanno preso parte, con affetto sincero, all’ultimo saluto a un uomo generoso, così impegnato nel suo lavoro e nei suoi affetti di padre e di nonno, sempre presente nella vita di tutti noi». Spiegando che questo gesto — «La partecipazione così numerosa di dipendenti, amici, persone che hanno fatto parte della nostra e della sua vita» — «ci dà un enorme conforto in questo momento di grandissimo dolore». Gianni Letta, amico di Giampietro, alla fine della cerimonia spiegava che «la forte presenza dimostra la generosità di uomo buono, che ha aiutato moltissime persone con discrezione. C’è tanta riconoscenza negli occhi di chi oggi (ieri, ndr) è venuto a salutarlo».
Tra i partecipanti alle esequie c’erano anche Giancarlo Abete, già alla testa della Fedecalcio e ora alla guida della Lega Dilettanti, il leader di Azione Carlo Calenda, il presidente di Federterme, Massimo Caputi, l’ex banchiere Davide Croff, la presidente di Ania, Bianca Maria Farina, il prefetto di Roma Lamberto Giannini, Guglielmo Giovannelli Marconi, il presidente di Medusa, Giampaolo Letta con il padre Gianni, Alessandra Necci e Gianfranco Torriero, vicepresidente dell’Abi.
Monsignor Mennini, oltre a ricordare i successi professionali di Nattino, ha parlato di un uomo, la cui «vita è sempre stata sostenuta dal rigore umano e da un’intelligenza brillante, ma anche da un grande amore per la sua famiglia, da costanti gesti di carità e da una fede profonda vissuta con attaccamento al Vangelo, che gli hanno permesso di superare momenti dolorosi come la morte del fratello Antonio».
POTENZIALITÀ
La figlia Giulia lo ha ringraziato perché «ci ha insegnato il valore della semplicità, della ricerca dell’assenza». Per aggiungere: «Eri sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. In qualsiasi situazione. Nessuno di noi era capace di starti dietro. Eppure hai sempre visto la potenzialità di chiunque ti si avvicinasse. In ultimo ci hai chiesto per il tuo funerale di fare una grande festa, di essere felici perché ci dicevi: “Ho avuto tutto ciò che volevo dalla vita”. La festa non siamo riusciti a farla, ma tratteniamo le lacrime, pensandoti con una mano sulle nostre spalle, presente come sempre. Impossibile che uno come te sparisca da un giorno all’altro».
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