«Quello che ho costruito basterà per generazioni, guadagnare un euro in più o in meno non significa più nulla per me. Ho iniziato a pensare al bene comune, e assicurarmi che Generali non cada nelle mani sbagliate è qualcosa che conta. È importante anche contribuire alla salute finanziaria di questo Paese e di questa città». Francesco Gaetano Caltagirone, presidente dell’omonimo gruppo imprenditoriale, spiega le ragioni che lo hanno portato ad opporsi all’operazione con la quale il management delle Generali vorrebbe “fondere” l’asset management, la gestione del risparmio raccolto dagli assicurati italiani del Leone di Trieste, con quello del gruppo francese Natixis. E lo fa in un colloquio con l’agenzia internazionale Bloomberg, in cui ribadisce la mancanza di un “razionale” nell’operazione. Per Caltagirone, la partnership con Natixis smantella la capacità di Generali di prendere decisioni di investimento e di controllare il rischio. Ma quel che è peggio, dal suo punto di vista, ha spiegato a Bloomberg, è che le decisioni su come impiegare i risparmi italiani verrebbero prese da Parigi.
Caltagirone a Bloomberg: «Generali non cada in mani sbagliate»
IL PUNTO
È una questione centrale, di interesse nazionale. Generali ha in portafoglio un pacchetto rilevante di debito pubblico italiano, 36 miliardi di euro. E questo fa sì che la compagnia sia considerata un argine anche contro possibili attacchi alla stabilità finanziaria del Paese. Bloomberg ricorda quello che accadde nel 2011, quando grandi banche straniere e grandi fondi internazionali iniziarono a vendere il debito italiano facendo impennare lo spread. In quell’episodio le grandi banche nazionali e le grandi compagnie di assicurazioni, come le Generali, agirono da baluardo acquistando il debito che gli investitori stranieri stavano svendendo. Le famiglie italiane hanno una ricchezza netta, hanno calcolato Banca d’Italia e Istat, di oltre 11 mila miliardi. Solo quella finanziaria sfiora i 5.700 miliardi, quasi il doppio del debito pubblico. Un “tesoro” che da sempre è oggetto di interesse di grandi gruppi stranieri. Una ricchezza di queste dimensioni può contribuire allo sviluppo e alla crescita di qualsiasi Paese in cui venga impiegata. «Se si raccolgono i risparmi delle persone», ha spiegato Caltagirone a Bloomberg, «bisogna anche utilizzarli per promuovere la crescita delle aziende basate nei Paesi in cui queste vivono». Proprio per questo, ha aggiunto l’imprenditore, «Generali dovrebbe aspirare ad essere un attore globale radicato in Italia, pronto a cogliere grandi opportunità nel settore assicurativo».
Caltagirone, ricorda Bloomberg, dopo la prematura scomparsa del padre ha rilanciato l’attività immobiliare di famiglia durante il boom economico degli anni Sessanta. La ricostruzione dell’azienda di famiglia iniziò da tre complessi residenziali edificati insieme al cugino Gaetano Caltagirone. Da lì, e con quella che le persone a lui vicine definiscono una maniacale attenzione ai dettagli e ai costi, ha creato un impero che comprende l’impresa di ingegneria e lavori pubblici Vianini spa e il fornitore globale di cemento Cementir spa. Le aziende di Caltagirone, ricorda ancora Bloomberg, hanno costruito in tutto il mondo: da complessi residenziali a Hong Kong a una diga in Colombia e una metropolitana a Caracas. Negli anni ‘90, in risposta a Tangentopoli, iniziò ad investire nell’editoria. Oggi la Caltagirone Editore spa, ricostruisce Bloomberg, possiede sei quotidiani tra cui Il Messaggero, il quotidiano più letto nella Capitale. La società madre, la Caltagirone spa, ha registrato un fatturato di oltre 2 miliardi lo scorso anno e impiega oltre 4 mila persone. Gli investimenti nella finanza negli ultimi due decenni hanno portato il gruppo ad avere partecipazioni chiave in Generali, Monte dei Paschi di Siena e Mediobanca, portandolo a manovrare molte delle leve del complesso meccanismo di fusioni e acquisizioni che stanno interessando il settore bancario e assicurativo italiano. Caltagirone, secondo il Bloomberg Billionaire Index, ha un patrimonio di 8,5 miliardi, la metà del quale investito in Generali.
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