L’ultimo bollettino sull’andamento delle entrate tributarie, contiene un dato passato abbastanza inosservato. Da gennaio a luglio di quest’anno, nei primi sette mesi dell’anno, il gettito della lotta all’evasione è balzato verso l’alto di due miliardi di euro. L’impressione è che qualcosa, in come lo Stato recupera le imposte non versate, sia cambiato. Ed in effetti è così. Da alcuni mesi gli uomini dell’Agenzia delle Entrate e quelli della Guardia di Finanza, hanno iniziato a sfruttare a pieno regime l’incrocio delle banche dati usando i nuovissimi strumenti dell’Intelligenza artificiale. A marzo è stata creata l’Uipar, acronimo di Unità integrata permanente di analisi del rischio. Un centro di analisi nato da un protocollo firmato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, e dal Comandante generale della Guardia di Finanza, Andrea De Gennaro. L’Agenzia e le Fiamme Gialle hanno messo in comune 200 dei loro migliori esperti nel campo dell’analisi dei rischi. Quelli della divisione contribuenti con il settore dedicato proprio all’analisi del rischio e ricerche e il settore contrasto illeciti dell’Agenzia delle Entrate, e per la Guardia di Finanza il Nucleo speciale Tutela Entrate e repressione Frodi fiscali.
IL COMPITO
Il compito affidato è stato quello di predisporre le ormai note “liste selettive” di contribuenti a più elevato rischio evasione da sottoporre poi ai controlli mirati.L’Uipar, insomma, è una sorta di “raffineria dei dati”, dove quello che è definito il petrolio del nostro tempo, il dato appunto, viene trasformato in una informazione da utilizzare ai fini anti-evasione.Le indicazioni che arrivano dalla “raffineria”, vengono poi girate alle unità operative, che sono incaricate di effettuare i controlli sul campo. Nessun automatismo insomma. I risultati degli algoritmi vengono verificati sul campo dagli uomini dell’Agenzia delle Entrate e da quelli della Guardia di Finanza. Un meccanismo che sta restituendo risultati decisamente incoraggianti.Numeri definiti «significativi», da chi sta concretamente utilizzando i nuovi strumenti. Qualche esempio. Tra le operazioni messe sotto la lente sono stati inserite le agevolazioni fiscali. I vari bonus utilizzati da imprese e contribuenti, compreso il super incentivo del 110 per cento. I risultati sono andati oltre ogni aspettativa. Per il 75 per cento dei contribuenti “segnalati” dagli algoritmi, sono state riscontrate delle irregolarità durante i controlli mirati del Fisco e della Guardia di Finanza.E qualcosa di analogo è successo anche per le attività commerciali. Anche in questo caso sono stati gli algoritmi a segnalare quali negozi controllare perché maggiormente sospettati di non battere gli scontrini. Ebbene, in base a queste informazioni, nei mesi di luglio, agosto e settembre, sono stati effettuati 36 mila controlli dalla Guardia di Finanza e la mancata emissioni di scontrini è stata riscontrata in un caso su due.
LE CONSEGUENZE
Quali sono le conseguenze di questa evoluzione nella lotta all’evasione fiscale. La prima, più immediata, è che il Fisco e la Guardia di Finanza vanno a colpo quasi sicuro. La seconda è che ad essere effettivamente controllato è solo chi, secondo gli algoritmi, ha un elevato rischio di evasione. Chi lavora e paga le tasse regolarmente, insomma, viene lasciato tranquillo. Una spinta verso la compliance. L’altro punto interessante riguarda i settori su cui la lotta all’evasione si sta concentrando. Ce ne sono alcuni nuovi. Il caso di Mady Gio, l’influencer di Only fans accusata di non aver versato quasi un milione e mezzo non è un caso isolato. La “digital creator economy” è uno dei comparti sui quali più si stanno concentrando le analisi di rischio e la creazione di liste selettive. Tema delicato per i creator, che oltre a dover versare il dovuto al Fisco, rischiano danni reputazionali in grado, come dimostra il “Pandoro gate” di Chiara Ferragni, di poter causare danni economici alla loro attività. Ma oltre al commercio elettronico, sotto la lente del Fisco sono finiti i regimi agevolati, le esternalizzazioni illecite delle imprese, i contributi straordinari sulle bollette, le omesse dichiarazioni di contribuenti persone fisiche con patrimoni consistenti. Gli algoritmi sono al lavoro. Chi finirà nelle liste dell’Uipar presto vedrà l’Agenzia delle Entrate o le Fiamme Gialle bussare alla porta.
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