21.10.2025
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Politics

Gaza, piano per la Striscia, pronti i carabinieri. Il veto israeliano sulle protesi “tech”


ROMA Un salto quantico. Serve per risollevare Gaza dopo due anni di massacri e distruzione. È pronto a farlo il governo italiano per dare un contributo alla “fase 2”. Non più solo aiuti alimentari, farmaci. Ma anche uomini sul campo, militari italiani a garanzia della pace israelo-palestinese. Fragile, appesa a un filo. Palazzo Chigi, primo pomeriggio. Sul tavolo del vertice di governo per la Striscia — in regia il ministro degli Esteri Antonio Tajani — atterra il dossier per una nuova missione dei Carabinieri italiani in Palestina. Solo otto sono rimasti a Gerico, nell’ambito della missione bilaterale Miadit, con cui da anni l’Arma addestra la polizia palestinese. Sarà potenziata. Come? Ne parlano nella riunione fiume ospitata nella Sala Verde di Palazzo Chigi i ministri a cui la premier Giorgia Meloni ha affidato il dossier. Insieme a Tajani, i titolari della Salute Schillaci e della Difesa Crosetto (impegnato a Bruxelles, in sua vece il Capo di Stato maggiore Luciano Portolano), dell’Università Bernini e della Disabilità Locatelli, l’inviato speciale per Gaza Bruno Archi. Insieme al sottosegretario Alfredo Mantovano e a Vittorio Rizzi, direttore del Dis, il dipartimento che coordina i Servizi (più tardi arriverà a palazzo il capo dell’Aise Giovanni Caravelli). Diversi i dossier squadernati che confluiranno nel “piano italiano”. Portolano fornisce un aggiornamento del quadro militare. Spiega che il governo è pronto a inviare un nuovo contingente di Carabinieri per potenziare l’addestramento delle forze palestinesi. La squadra può arrivare almeno fino a duecento uomini e donne in divisa. Ma il diavolo è nei dettagli. Da Tel Aviv hanno fatto sapere al nostro governo di non volere i Carabinieri a Gerico. La richiesta israeliana è che le forze palestinesi siano addestrate in Giordania, oltreconfine. Netanyahu diffida di qualunque iniziativa ridia forza alla prospettiva di uno Stato palestinese. Un orizzonte ora più vicino, ha spiegato ieri Tajani durante l’informativa alla Camera e al Senato. «Oggi finalmente ci sono le condizioni per una Gaza liberata dall’incubo di Hamas» ha messo a verbale il vicepremier chiedendo alle opposizioni di votare la risoluzione sul piano Trump.

DA POZZUOLI A GAZA

Poi l’apertura, inedita: «Tutto questo nella prospettiva di giungere ad uno Stato palestinese vero, democratico, pacifico, non confessionale». È un impegno che Meloni intende ribadire al capo dell’Anp Mahmoud Abbas, nel vis-a-vis in programma a Roma il 7 novembre, anticipato dal Fatto. Quanto all’idea di una Forza internazionale di interposizione guidata dai Paesi arabi tempi sono ancora lunghi. Serve una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu ed è presto per fare piani. Anche sull’invio dei Carabinieri il governo andrà con i piedi di piombo. «Prima servono chiare garanzie di sicurezza e regole di ingaggio» il monito ripetuto più volte durante il vertice a Chigi da Tajani, Mantovano e Portolano. Gaza è ancora una polveriera. E se l’Italia è pronta a fare il suo per disinnescarla (letteralmente: invierà sminatori e artificieri), non può rischiare la vita dei suoi militari.

IL GIALLO DELLE PROTESI

L’impegno umanitario sarà invece senza precedenti, annuncia Tajani: l’Italia è pronta a spedire 100 tonnellate di aiuti alimentari a Gaza. Spunta un giallo invece sul fronte sanitario. Gli israeliani hanno posto un veto sull’invio di protesi di ultima generazione, settore in cui l’Italia eccelle con l’istituto Rizzoli di Bologna. Vietato dunque spedire protesi tecnologiche dotate di microchip, che potrebbero essere riciclate in campo bellico da Hamas. Via libera invece a protesi “vecchie” e analogiche. Questo il diktat di Tel Aviv. Un muro eretto già nei mesi scorsi dal governo israeliano nelle interlocuzioni con gli italiani. Che complica le operazioni per aiutare centinaia di bambini mutilati dalle bombe e dai missili sulla Striscia. La maggior parte senza più una casa. A Roma si lavora alla costruzione di moduli abitativi e prefabbricati per ospedali e scuole. C’è l’idea, anticipata alla riunione dal Capo della Protezione civile Fabio Ciciliano, tra qualche perplessità dei presenti, di inviare i prefabbricati di Pozzuoli, usati per gli ex sfollati dei Campi flegrei, nella Striscia. Da Bernini l’impegno a costruire un nuovo ateneo a Gaza, a organizzare corsi online per gli universitari e a ospitare un nuovo gruppo di studenti gazawi. Dal ministro della Pa Zangrillo la formazione della futura pubblica amministrazione palestinese. Sarà lunga.

Francesco Bechis

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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