06.10.2025
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Politics

Gaza non mobilita i dem e anche gli ex grillini disertano


ROMA «La Flotilla di Schlein e Conte non è riuscita ad entrare nel porto di Ancona!». La battuta è di Osvaldo Napoli, di Azione. E fotografa bene quel che è accaduto: nelle Marche dell’astensionismo record — solo un cittadino su due è andato a votare, mentre 5 anni fa l’affluenza fu al 59,7 per cento — l’effetto Gaza che avrebbe dovuto riempire le cabine elettorali almeno nel versante centrosinistra, un impeto di partecipazione soprattutto giovanile con il quale Matteo Ricci sperava di rimontare e vincere, non si è affatto verificato. Gaza è rimasta a Gaza, con tutto il dolore che deve sopportare, e i marchigiani hanno pensato ai fatti propri, anche disertando le urne. Le bandiere palestinesi del Campo largo, il candidato schleineriano che comiziava con la keffiah, le barche Pro-Pal sulle coste adriatiche e il treno anti-genocidio in giro per le stazioni marchigiane non hanno battuto l’apatia. Che è un problema reale confermato in ogni consultazione e che rischia di ripresentarsi da qui a fine novembre (come segno del regionalismo in crisi? Probabile) nelle altre votazioni amministrative: Calabria, Toscana, Veneto, Campania, Puglia.

Non è scattata dunque a sinistra la leva Gaza (parlare di più e meglio di sanità, mobilità e sicurezza non avrebbe aiutato?) ma l’astensionismo è fenomeno trasversale sia in generale sia in questo caso marchigiano dove l’affluenza più bassa si è avuta in provincia di Macerata, feudo di Acquaroli, con il 47 per cento (alla scorsa tornata fu il 56,6 per cento). E c’è anche da dire ciò che dice Lorenzo Pregliasco, cofondatore di YouTrend: «Nelle Marche è vero che l’affluenza è calata di quasi 10 punti rispetto al 2020, ma nel 2020 si votava sia per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari sia per le comunali in importanti città (Senigallia, Fermo, Macerata)».

L’URLO

Ciò non toglie che la politica troppo radicalizzata e urlata allontana i cittadini — più desiderosi di soluzioni amministrative ai bisogni vitali che di pose combat e di comunicazione hard — dalla partecipazione elettorale. Eppure, ecco un altra ragione dell’ulteriore allontanamento degli elettori dalle urne, va molto di moda a sinistra il lodo Schlein-Franceschini. Ossia questo: visto che solo la metà o poco più degli italiani partecipa alle elezioni, allora tanto vale mobilitare i propri tifosi, i militanti, i frequentatori della mia curva contro quella degli altri e assicurarsi il voto sicuro di questi e poco importa dei normali cittadini non seguaci o appassionati di politica. Ma più si radicalizza il tutto e più questi ultimi, i tiepidi, gli indecisi, i potenziali astensionisti, se ne stanno a casa. Il problema è profondo e non riguarda certamente solo le Marche: più si polarizza la competizione politica (ma Acquaroli lo ha fatto poco: si è presentato come un uomo tranquillo, dotato di quel grigiore che può servire) e sempre meno saranno quelli che si scomodano per andare alle urne. E quando un cittadino su 2 si astiene significa che il sistema della rappresentanza si è imballato.

Nel caso specifico di questa consultazione (da uno studio dei flussi curato dal consorzio Opinio per la Rai emerge che Ricci non è riuscito a pescare voti all’esterno della coalizione e dagli astenuti), c’è un problema da non sottovalutare e che è già materia, sotto traccia di polemica politica a sinistra. Nel Pd, diversi maggiorenti sostengono — ma l’accusa non esplode pubblicamente perché il campo largo va tenuto unito per i prossimi appuntamenti elettorali — che gli elettori M5S sono quelli che veramente hanno disertato le urne, impedendo al centrosinistra di vincere, perché considerano — nonostante Conte gli abbia dato copertura politica ed elettorale — il candidato Ricci pur sempre un indagato. E si sa: il giustizialismo grillino e post-grillino resta sempre la radice di molti aderenti a quella parte politica e a quella cultura definita «manettara».

I SOCIAL

È comunque un ennesimo campanello d’allarme per la democrazia, la quale vive di pienezza, questo deserto marchigiano. Tra le ragioni che in generale possono spiegare questo fenomeno, c’è probabilmente anche il fatto che i social hanno mutato le forme della nostra partecipazione. Ed è come se bastasse, per tanti, dare la propria opinione — diretta, istantanea, spesso muscolosa e controversiale se non addirittura contundente — nei new media piuttosto che, anticamente e secondo il metodo della delega, con la matita che traccia un X (non quella della società ex Twitter) sulla scheda cartacea nel silenzio, ormai irreale di fronte all’irrefrenabile baccano delle chat, della piccola cabina di legno grezzo montata in una scuola qualsiasi.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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