23.05.2025
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Garlasco, Sempio e la pista dell’infatuazione per Chiara Poggi. Dalla bici all’arma, le possibili domande dei pm


Un caso ancora senza risposta. A Garlasco gli inquirenti puntano a ripartire dalla dalla scena del crimine del delitto. Le domande per Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, convocato domani in Procura a Pavia per essere interrogato sull’omicidio di Garlasco, verteranno sui presunti rapporti con la vittima, sulla bici utilizzata per raggiungere la villetta di via Pascoli, sull’ipotesi di una possibile infatuazione (mai svelata da alcuno) per la neolaureata, per quegli strani suicidi e la pista satanica che hanno fatto da contorno all’agosto del 2007. E su quel match tra il Dna dell’indagato e il materiale trovato sulle unghie della vittima che per i pm titolari dell’inchiesta (Stefano Civardi, Valentina De Stefano e Giuliana Rizza) non trova giustificazione.

Garlasco, su cosa saranno gli interrogatori? Dalle vecchie prove (le telefonate di Sempio e il biglietto fantasma) all’ipotesi di un nuovo indizio, forse un’intercettazione

La strategia difensiva di Sempio

Sempio, oggi 37 anni e un’amicizia ancora solida con Marco Poggi, accompagnato dagli avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati, potrebbe decidere di avvalersi della facoltà di non rispondere. Una strategia difensiva per non concedere vantaggi all’accusa, mentre Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata, è intenzionato a rispondere. Lui, che continua a dirsi innocente, è convocato come testimone assistito (ci saranno i legali Giada Bocellari e Antonio De Rensis) per spiegare le amicizie di Chiara, per offrire dettagli su rapporti rimasti nell’ombra, magari per suggerire chi avrebbe potuto farle del male. E torna davanti agli inquirenti — ma a Venezia — anche Marco Poggi (già sentito il 12 marzo) per precisare alcuni dettagli su cui frequentava la sua abitazione, su chi sapeva della sua vacanza con i genitori in Trentino, se aveva confidato che il 13 agosto 2007 sua sorella era sola in casa.

I timori delle fughe di notizie

Tutti e tre sono convocati per le ore 14 di domani 20 maggio per evitare «fughe di notizie» che in questa inchiesta non sono mancate, come l’indagato esposto più volte a favore di telecamere. «Conoscevo Chiara in quanto frequentavo la sua abitazione. Escludo categoricamente di averla mai frequentata atteso la nostra differente età. Non abbiamo mai avuto amici in comune. Ribadisco che la stessa era da me conosciuta solo perché ero amico del fratello Marco» le dichiarazioni di Sempio, che esclude di conoscere Stasi, ai carabinieri nell’ottobre 2008. «Non ci conosciamo — svela Stasi in tv -. Era un amico del fratello e quindi, anche da un punto di vista di età, insomma, totalmente estraneo alla mia cerchia di amicizie e di conoscenze, quindi mai visto, mai sentito». Gli inquirenti ci credono: sebbene il capo d’imputazione sia confuso, l’idea è che Sempio possa aver agito da solo o con Ignoto 1 — il secondo uomo di cui c’è una traccia parziale (cromosoma Y) sulle unghie della vittima — ma non con l’uomo che sta finendo di scontare la sua pena a Bollate.

L’accelerazione sulle indagini

Gli inquirenti che nell’ultima settimana hanno accelerato sulle indagini — con le perquisizione a casa di Sempio e dei genitori e la ricerca dell’arma del delitto nel canale di Tromello — domani sono pronti a svelare qualche asso dalla manica, in attesa che l’incidente probatorio possa restituire quel match genetico che per la Procura colloca il sospettato in via Pascoli quando Chiara Poggi viene uccisa. Nell’archiviazione su Sempio — firmata dal giudice delle indagini preliminari Fabio Lambertucci e chiesta dal procuratore aggiunto Mario Venditti e dalla sostituta procuratrice Giulia Pezzino — quel dato è già spiegato con un contatto mediato tra le dita di Chiara e la tastiera del computer di casa Poggi (non pulita con reagenti) su cui Sempio tempo prima potrebbe aver lasciato le sue impronte. Una spiegazione che non convince una Procura segnata negli ultimi anni da veleni e lotte intestine. L’inchiesta attuale — in attesa di colpi di scena a distanza di quasi 18 anni dal delitto — parte da una rilettura e una nuova ricostruzione di quanto accaduto al piano terra della villetta in cui i genitori di Chiara Poggi continuano a vivere. Si valuta l’ipotesi — smentita delle sentenze — che potrebbe esserci stata una colluttazione tra la vittima e Sempio tale da giustificare quella traccia genetica sulle unghie che per la procura non trova altra giustificazione.

La dinamica

La dinamica dell’omicidio — foto alla mano — mostra che Chiara Poggi viene colpita a pochi passi dalla porta d’ingresso, trascinata sul pavimento, adagiata allo stipite prima di essere gettata dalle scale su cui è stata trovata. Indossa il pigiama — a indicare che ha aperto a chi conosceva -, nessun segno di effrazione, nessun tentativo di violenza, in casa manca solo un martello. La ventiseienne, colpita poco dopo la colazione, viene uccisa — per gli esperti — tra le 9.12 e le 9.35. Il killer è uno per la Suprema Corte, sebbene la pista della doppia arma e di due assassini torna sulla stampa. La traccia genetica, già entrata nei processi contro Stasi, è ritenuta nella perizia firmata da Francesco De Stefano non utilizzabile perché inattendibile. Non è un Dna identificativo ma segnala solo la linea paterna e non è databile ossia potrebbe essere stato lasciato da tempo sulla superficie poi toccata in un altro momento dalla vittima. Ma ora a non convincere i magistrati c’è anche l’alibi mostrato da Sempio a un anno di distanza dalla morte della ventiseienne — lo scontrino di un parcheggio di Vigevano pagato per un’ora a partire dalle 10.18 — e il malore accusato dalla madre di Sempio al nome di un ex vigile del fuoco. «Suggestiva, ma priva di sostanza», la vicenda dello scontrino: quando viene sentito la prima volta «non esibisce alcuno scontrino a supporto delle sue affermazioni» un modo ben curioso di crearsi un alibi, sentenza il gip nell’archiviazione del 2020.

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