17.06.2025
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Garlasco, la prova che incastra Stasi non è valida? «Non ha calpestato neppure un gradino». Le nuove ricerche


La misurazione del piano terra della villetta di via Pascoli a Garlasco, ma anche un accertamento specifico per capire se l’impronta 33 — attribuita nelle nuove indagini della Procura di Pavia ad Andrea Sempio indagato per l’omicidio di Chiara Poggi — possa essere stata lasciata senza scendere neppure un gradino della scala dove il corpo della ventiseienne è stato trovato senza vita il 13 agosto 2007.

Le prove

È questo uno dei rilievi che gli uomini del Ris hanno eseguito nell’abitazione al civico 8. Si tratta di una delle prove centrali contro Alberto Stasi, l’allora fidanzato di Chiara condannato a 16 anni per il delitto. L’impronta insanguinata a pallini, una scarpa numero 42, è impressa sul gradino 0 a indicare che l’assassino solleva il corpo e lo getta giù dalle scale.

L’assenza di altre impronte di scarpe — statisticamente era impossibile non lasciare traccia delle suole, certifica una perizia disposta dai giudici nell’appello bis — rende falso il racconto di Stasi che dice ai carabinieri di aver ‘scoperto’ il corpo della fidanzata dopo aver sceso un paio di gradini. Nella nuova indagine la Procura di Pavia e i carabinieri si focalizzano sulla possibilità che l’indagato non abbia calpestato neppure un gradino, ma possa essersi appoggiato al muro, avendo perso l’equilibrio cercando di liberarsi della ventiseienne, e quindi possa aver lasciato la sua impronta — senza sangue — sulla parete destra all’altezza del quarto gradino.

Un drone sorvola la villetta di via Pascoli a Garlasco (Pavia) dove il 13 agosto 2007 è stata uccisa Chiara Poggi. A quasi 18 anni dal delitto i carabinieri, su incarico della procura di Pavia, stanno effettuando nuovi accertamenti nell’indagine che vede indagato Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. I genitori di Chiara Poggi subito dopo il delitto sono tornati a vivere nella villetta dove è stato uccisa la ventiseienne. Omicidio per cui è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere — la sentenza della Cassazione è del 2015 — l’allora fidanzato Alberto Stasi che sta finendo di scontare la sua condanna nel carcere di Bollate.

«Al momento non sappiamo quale sia lo scopo di queste ulteriori verifiche che sembrerebbero sovrapporsi agli accertamenti già compiuti in sede peritale nel contraddittorio tra le parti nel procedimento a carico di Alberto Stasi». Lo spiegano gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, legali della famiglia Poggi, in merito ai nuovi accertamenti dei carabinieri nella villetta dei genitori della 26enne, in via Pascoli a Garlasco.

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