Tutto sembra passato, a guardar la Roma. Una squadra che viaggia per conto suo, senza girarsi dietro, senza farsi condizionare dal licenziamento di De Rossi, dalle dimissioni (forzate) di Lina Souloukou, che proprio con Daniele aveva avuto più di un problema, senza percepire la dura contestazione dell’Olimpico (con la Curva che si affaccia all’interno dello stadio solo mezz’ora dopo l’inizio), con fischi sonori per tutti i calciatori, specie Pellegrini e Cristante.
Roma-Udinese, Mancini con le cuffie al momento dell’ingresso in campo: perché e cosa è successo
La partita
Ivan Juric — pure lui incomprensibilmente fischiato all’inzio — va a testa bassa, ha lavorato sulla squadra, gli ha trasmesso qualche principio di gioco e l’ha strappata dalla malinconia che l’addio di Daniele aveva lasciato. Risultato: tre gol all’Udinese e prestazione degna, con un balzo in classifica non indifferente.
Dovbyk segna un gol e apre la partita, proprio lui che tanto era stato atteso da De Rossi, come Godot. Dybala torna al gol (su rigore) dopo cinque mesi, l’ultimo centro ad aprile contro il Napoli. Poi, è festa anche per Baldanzi, assistito proprio da un Dovbyk ritrovato, in rete per la prima volta con la maglia della Roma. C’è tutto, ma è solo l’inizio. La crisi resta aperta e gli impegni sono tanti, pure ravvicinati: giovedì arriva all’Olimpico l’Athletic Bilbao (esordio in Europa League), e domenica sempre qui c’è il Venezia. O si vola, o tutto rischia di tornare al punto di partenza.
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