Fs mette in campo il nuovo gruppo di lavoro di “Integrazione verticale Costruzioni”, costituito da poche settimane, aprendo un cantiere su Impresa Pizzarotti & C di Parma, attivo nella progettazione e realizzazione di grandi opere civili e infrastrutturali. La strategia del gruppo guidato da Stefano Donnarumma punta appunto a integrare verticalmente gli operatori nell’ambito delle grandi opere civili, agendo come stazione appaltante per dare attuazione al piano di investimenti di 100 miliardi in cinque anni.
Con Pizzarotti, assistito da Lazard, da alcuni giorni è stato aperto un dialogo con l’avvio di un processo di valutazione: l’ingresso nel capitale degli operatori e la garanzia di esecuzione degli investimenti. E il gruppo parmense potrebbe essere la prima di una serie di operazioni.
Pizzarotti è la holding operativa facente capo all’omonima famiglia, tramite la Mipiem di cui possiede il 97,01%. I campi di intervento spaziano dalle infrastrutture all’edilizia e immobiliare, alle gestioni “full service” di complessi residenziali ai prefabbricati.
Da tempo Pizzarotti ha aperto un tavolo con le banche creditrici per 1,8 miliardi (in testa Intesa Sp, Unicredit, Bpm, Mps, Agricole). Negli ultimi anni c’è stato un incremento del fatturato grazie alla crescita del portafoglio ordini delle infrastrutture (85% della produzione): dopo anni di equilibrio fra Italia ed estero, il gruppo si è rifocalizzato sul mercato italiano (75% dei ricavi) con riferimento a commesse legate al Pnrr a più elevati margini. Ma la marginalità e il risultato netto — quest’ultimo negativo dal 2021 — hanno risentito di alcuni fattori: costi alti dell’energia e materie prime, risultati negativi di alcune commesse (Perù, Israele, Montenegro, Serbia, Dubai, Usa, Russia), ritorni modesti di iniziative immobiliari, crescita dei tassi sul debito.
A fine 2024 Pwc non concede la continuità aziendale, certificando lo stato di incertezza che mise in guardia gli istituti.
In questa complessa situazione, si inserisce la trattativa con Fs, dove comunque Pizzarotti punta ad avere garanzie, spazio in caso di integrazione e una valorizzazione da commisurare con i debiti. Il tavolo si allargherà anche alle banche: un tassello del piano Fs è l’accordo degli istituti per rinegoziare il debito. Dopo Mermec e Firema, è il terzo dossier sul tavolo di Donnarumma.
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