Il primo taglio dei tassi della Fed da dicembre 2024 è dato praticamente per scontato. Il quadro macroeconomico ha offerto nuove conferme che la Fed non potrà più rimandare l’inizio dell’allentamento. Si tratterà di 25 punti base, dicono i più tra gli analisti. Tanto da portare il costo del denaro nel range 4,00-4,25%, il livello più basso da fine 2022. Ma l’appuntamento con il Fomc (Federal Open Market Committee) della Federal Reserve è fissato che iniziare oggi per concludersi con la decisione di mercoledì sera, è cruciale anche per altro. La Fed pubblicherà le previsioni economiche, con le nuove stime su riduzione, crescita e disoccupazione. Potrebbe esservi una revisione al ribasso delle previsioni di crescita per il 2025-2026, coerente con il raffreddamento nel mercato del lavoro, oltre ad un possibile ritocco al rialzo, o conferma sopra il target, delle previsioni di lancio. Il vero banco di prova sarà però la conferenza stampa di Jerome Powell e il nuovo dot plot, il grafico che mostra le previsioni dei banchieri centrali sui futuri tassi di interesse, che dovrà chiarire fino a che punto la Fed intende spingere per sostenere un mercato del lavoro in raffreddamento senza compromettere la lotta a un’espansione ancora sopra il target.
LE OPZIONI
La domanda che si pongono alcuni investitori è se il board assumerà una posizione più accomodante e opterà per un taglio più consistente (come ha fatto un anno fa) come fanno notare da Allspring Global Investment. Il punto è che il mercato sta già scontando una serie di tagli (75 punti base) entro la fine dell’anno e un ciclo di allentamento che proseguirà anche l’anno prossimo: è evidente che il Fomc si trovi in una situazione difficile. Un taglio più consistente (50 punti) non è escluso, dicono da Ig, specie alla luce dei dati più deboli sul mercato del lavoro, ma resta lo scenario meno probabile. La Fed potrebbe inoltre lasciare aperta la porta a ulteriori riduzioni nei prossimi mesi. L’inflazione, sia core che headline, rimane però sopra il target del 2%, e questo limita la possibilità per la Fed di mostrarsi troppo accomodante. Sebbene l’inflazione (quella core PCE dei beni al consumo al 2,9%), possa complicare il risultato, «riteniamo che le banche centrali saranno pronte a guardare oltre un livello di un’inflazione superiore al target pur di proteggere il mercato del lavoro«, spiegano da BNY Investments, «Data l’inflazione relativamente ostinata, i mercati osserveranno con attenzione anche le proiezioni del dot plot della Fed sui futuri tagli dopo settembre». La Fed, dicono gli esperti, «teme probabilmente che l’aumento dell’occupazione possa trasformarsi in una perdita di posti di lavoro, innescando un ciclo di ulteriori licenziamenti e mettere a rischio la spesa dei consumatori. Sostenere il lavoro attraverso i tagli dei tassi significa mantenere l’economia stabile e preservare il piano occupazionale previsto dal suo mandato». La partita si gioca però anche sul piano istituzionale. Negli ultimi mesi il comitato è stato sotto attacco: dimissioni e licenziamenti (poi bloccati dai giudici), pressioni dirette dalla Casa Bianca, fino a due voti contrari nell’ultima riunione. Se domani il taglio sarà limitato, sarà importante anche il numero di voti contrari.
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