Economy

fatturato a quota 16 miliardi


Se ne parla poco, ma l’Italia del vino è fatta anche da una miriade di piccole e piccolissime cantine che tutte assieme fatturano complessivamente 16 miliardi di euro. Per la prima volta sono state argomento di una ricerca di Nomisma Wine Monitor che ha individuato oltre 240 mila aziende coltivatrici di uva, 30 mila imprese vinificatrici, più di 500 vini a denominazione Dop e Igp.

LA DISTRIBUZIONE

Mediamente i vigneti coltivati non superano la decina di ettari e le bottiglie vendute in un anno sono circa 38 mila.

«Si tratta di aziende – sottolinea Lorenzo Cesconi, presidente di Fivi, la federazione cui aderiscono 1700 vignaioli indipendenti — impegnate non solo nella produzione di vino di qualità, ma nella tutela del territorio e nella conservazione del paesaggio rurale italiano». L’81% dei vigneti coltivati dai piccoli produttori si trova in collina e in montagna, rispetto al 60% della media italiana. «Cioè — spiega Denis Pantini di Nomisma — in quelle aree interne sempre più soggette a spopolamento e a rischio idrogeologico. Zone dove l’uva da vino rappresenta una delle poche produzioni agricole ancora in grado di dare reddito a chi la coltiva». Le statistiche dimostrano, infatti, che, sebbene i cereali rappresentino la coltivazione più di ffusa nelle aree collinari e montane, il valore della produzione ad ettaro è inferiore del 30% di quello ottenuto dall’uva da vino.

Il modello di impresa dei vignerons (termine che in Francia indica i viticoltori che vendono direttamente il loro vino) è particolarmente sostenibile, come emerge dall’indagine Nomisma. Negli ultimi due anni il 71% delle aziende ha puntato alla sostenibilità ambientale (innovando il packaging e contenendo i consumi di acqua e di emissioni). Una impresa su due produce vini in modo biologico. Sostenibili anche gli aspetti economici, che si basano — oltre che sulla vendita del vino — sull’agriturismo.

L’80% delle aziende associate a Fivi offre servizi per gli enoturisti, in particolare visite guidate con degustazioni. Si tratta di un contributo particolarmente utile alla tenuta socio-economica delle aree rurali, dato che i ricavi derivanti dai servizi enoturistici incidono per il 23% sul fatturato complessivo dei viticoltori (contro una media nazionale del 18%), evidenziando in tal modo una di versificazione delle attività. Il 46% dei turisti sono stranieri.

LA STRADA

Importante anche il ruolo sociale: il 30% dei lavoratori è impiegato a tempo indeterminato (contro il 10% della media italiana in agricoltura), il 28% è di origine straniera (rispetto al 19% della media italiana) e il 33% è donna, a fronte della media del 26%. Interessante anche l’analisi economica, che esprime valori importanti anche in termini unitari: il prezzo medio a bottiglia del vino venduto dai produttori Fivi è più che doppio rispetto alla media italiana (7,7 euro contro 3,6). L’Italia rappresenta il primo mercato, grazie principalmente alla ristorazione di qualità che fa grande ricorso al consumo dei vini dei territori e dei piccoli produttori.

LA PLATEA

Il 71% dei vignerons italiani esporta, con gli Stati Uniti che rappresentano oggi il principale mercato estero di sbocco. Un altro 23% di piccoli produttori ha intenzione di farlo nei prossimi anni, puntando ai mercati extra-Ue, in particolare l’area asiatica. A fronte di una realtà così ricca e varia, la Fivi lamenta una scarsa attenzione. «Le difficoltà – afferma Cesconi — non sono poche e per essere superate occorrono risorse. Un supporto importante potrebbe derivare dai fondi europei Ocm, ma purtroppo, a causa delle restrizioni e dei vincoli burocratici che disincentivano l’accesso da parte delle piccole aziende, solo il 14% dei nostri soci ha potuto beneficiare negli ultimi due anni dei fondi destinati alla promozione».

«Alla politica, in Europa e in Italia, chiediamo – conclude il presidente Fivi — semplificazione, snellimento burocratico, innovazione normativa a favore della micro, piccola e media impresa, e soprattutto una strategia chiara nella politica vitivinicola, che deve sempre di più essere orientata alla sostenibilità di produzione, alla creazione di valore, alla qualità e non alla quantità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Risparmio e investimenti, ogni venerdì
Iscriviti e ricevi le notizie via email

Exit mobile version