10.05.2025
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Economy

Energia, un mix di fonti contro il rischio-Spagna


Spingere sulle fonti di energia rinnovabile e sfruttarne al massimo i vantaggi è un passo obbligato per la competitività. Non c’è dubbio. Ma se non si ha un sistema di rete adeguato, accompagnato da una macchina di programmazione e sicurezza efficiente che fa scattare la produzione “di riserva” garantita da un mix energetico equilibrato e programmabile (con la giusta dose di idroelettrico e termoelettrico), si rischia di finire come la Spagna. Il Paese che paga meno l’elettricità in Europa si è scoperto anche il più vulnerabile. L’Italia forse non avrà ancora il mix energetico ideale — deve spingere ben di più sulle rinnovabili e ridurre in futuro la dipendenza dal gas anche puntano sui gas green e sul nucleare di nuova generazione — ma di sicuro non risparmia sugli investimenti per la rete. Non solo. Può contare su un Osservatorio superdigitalizzato capace di programmare e far scattare in tempo reale eventuali allarmi e misure di sicurezza. Ma il nostro Paese, va detto, ha anche un sistema di back-up e di “ripartenza” dell’alimentazione — anche per via di quel mix energetico tanto discusso che accanto alle rinnovabili conta ancora molto sul termoelettrico, quindi sul gas — capace di limitare al minimo i tempi anche di un’eventuale disconnessione. Qualcosa avrà imparato l’Italia dal black-out del 2003. La Spagna ci ha messo ore ed ore per far scattare il sistema di back-up fatalmente spento, quindi non attivabile in tempi stretti. Nel momento del black-out i prezzi dell’energia erano quasi a zero e quindi non era conveniente tenere accesi gli impianti programmabili (termici, idroelettrici, ecc). L’equilibrio tra costi dell’energia e sicurezza non può essere tralasciato in questo modo.

FALLE E GARANZIE
Ecco, perché, dicono un po’ tutti gli esperti in queste ore, che in Italia non sarebbe immaginabile veder tornare la luce dopo 12 ore in una grande città come Madrid. O peggio vedere rientrata l’emergenza completa solo dopo 24 ore. Dunque, oggi più che mai, non c’è dubbio che la spinta agli investimenti e la resilienza della rete elettrica di alta tensione sia il primo scudo anti-stress per il sistema energetico di un Paese. E al di là delle cause ancora da accertare con chiarezza, l’avanzata Spagna ha da fare più di una riflessione su questo, considerato il tetto inserito da Madrid alle risorse da puntare su certe infrastrutture pur di contenere al massimo i costi in bolletta.

Ma man mano che passano le ore da quel blackout così lungo sembra sempre più evidente agli esperti che dietro il caso Spagna c’è un sistema di sicurezza inadeguato. Tanto per incominciare, sembra che il sistema di Osservazione dell’andamento della domanda elettrica, e quindi anche delle eventuali criticità, sia risultato incapace di fotografare la situazione in tempo reale e quindi di far scattare una rapida reazione. Almeno a guardare i grafici disponibili sul sito del gestore della rete spagnola, Red Eelectrica, (grafico in pagina, ndr) sembra che il black-out scattato poco dopo le 12.30 di lunedì tra Spagna e Portogallo non sia stato così totale. Si vede un crollo importante (15mila Megawatt), ma non sembra azzerarsi il consumo: la curva si ferma a circa 12mila Megawatt. Eppure, stando alle cronache di quelle ore, non c’era traccia di luce in tutta la Spagna. Qualcosa che secondo gli esperti si può spiegare solo con un sistema di Osservabilità degli impianti ben limitato. La Spagna sembra soltanto stimare, sulla base dell’insolazione, una parte degli impianti del paese. Insomma, sa cosa fa più meno metà degli impianti del paese, ma non sa cosa fa il resto. È un po’ come guidare con un occhio solo. Il codice italiano impone, invece, la visibilità e la manovrabilità dell’intero sistema elettrico. Un sistema ben collaudato proprio pochi giorni fa con un test ad hoc di distacco dagli impianti rinnovabili. E ancora, un Piano di riaccensione come quello italiano, moderno ed efficace, è uno strumento di difesa fondamentale in un sistema Ue sempre più interconnesso.

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