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Emergenza carceri, affollamento al 130%: «Detenuti senz’acqua»


Celle senza acqua, con temperature torride, infestate da scarafaggi e formiche. Nel 27,3% degli istituti visitati non sono garantiti nemmeno i tre metri quadri a testa di area calpestabile. «Mancano gli spazi. Sono tornati i letti a tre piani che sfiorano il soffitto. Le celle sono per troppo tempo della giornata chiuse. Vengono disincentivate iniziative dal mondo esterno e nel Lazio persino i pranzi di Natale», è la sintesi di Antigone. Che ieri ha presentato l’ultimo rapporto sulle condizioni di vita negli istituti di pena italiani. «Le carceri scoppiano», è l’allarmante sintesi dell’associazione. «Servono interventi urgenti. Il sovraffollamento non è una calamità naturale».

SAN VITTORE IL PEGGIORE

Al 30 giugno 2024 erano presenti nelle nostre carceri 61.480 detenuti per 51.234 posti regolamentari. Le donne sono 2.682, il 4,4%, gli stranieri 19.213, il 31,3%. Il tasso di affollamento ufficiale medio è del 120%, tuttavia la capienza regolamentare sulla quale viene calcolato non tiene conto dei posti non disponibili, che al 17 giugno scorso erano 4.123. La conseguenza è che il tasso di affollamento reale del nostro sistema penitenziario è del 130,6%, con circa 14 mila detenuti in più rispetto ai posti letto ufficiali. In 56 strutture questo tasso supera il 150% e sono otto quelle in cui è al di sopra del 190%. Il peggior carcere in Italia per densità di reclusi è San Vittore maschile (227,3%), seguito da Brescia Canton Mombello (207,1%), Foggia (199,7%), Taranto (194,4%), Potenza (192,3%), Busto Arsizio (192,1%), Como (191,6%) e Milano San Vittore femminile (190,7%). Sono ormai solo 38 su 190 gli istituti non sovraffollati: in cima c’è Alghero al 60%, poi Civitavecchia (76%) e Roma Rebibbia (91%).

Le condizioni non migliorano nei 17 istituti minorili, dove nei primi cinque mesi gli ingressi sono stati 586 e nel 2023 1.142, il numero più alto degli ultimi anni. A metà giugno 2024 erano 555 — per 514 posti ufficiali — i giovani detenuti, di cui 25 ragazze, «e le presenze sarebbero ancora maggiori se non fosse per la pratica, resa più facile dal Decreto Caivano, di trasferire nelle carceri per adulti chi ha compiuto la maggiore età pur avendo commesso il reato da minorenne, interrompendo così la relazione educativa», sottolinea Antigone.

Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione, è preoccupato: «Siamo all’esplosione del sovraffollamento che richiede misure urgenti per restituire dignità al sistema penitenziarie italiano. Manca lo spazio vitale, la luce naturale in molte celle. Le condizioni di vita sono drammatiche e la situazione diventa insostenibile». Perché «è alle porte un’altra ondata di affollamento carcerario qualora passasse il nuovo pacchetto sicurezza in discussione — rimarca Antigone — Si puniscono disobbedienza e resistenza passiva. Verrebbe arrestato anche Gandhi». Quindici le proposte avanzate dall’associazione: consentire telefonate quotidiane, dotare tutte le celle di ventilatori o aria condizionata e frigoriferi, assumere 1000 giovani mediatori culturali, altrettanti educatori, assistenti sociali e psichiatri.

SUICIDI

Negli ultimi dodici mesi la popolazione carceraria è aumentata del 6,9% con 3.955 nuovi ingressi, a fronte di un numero insufficiente di agenti di polizia penitenziaria: l’organico presente è l’84,97% di quello previsto. In un anno l’Osservatorio di Antigone ha effettuato 88 visite, condensando ciò che ha visto nel report che è un viaggio tra esistenze al limite. Nel carcere di Avellino l’acqua corrente non era disponibile dalle 22 alle 6 del mattino, «le celle presentavano infiltrazioni e muffa, oltre a non essere dotate di doccia».

A Bologna i detenuti convivevano con gli scarafaggi, a Pavia avevano le cimici nei letti. Questo il racconto raccolto ad Agrigento: «Siamo tre detenute in cella, il bidet viene usato sia per lavarci che per pulire le stoviglie. Le docce sono in comune e ne funziona solo una su due per 15 detenute in sezione. Siamo invase da blatte e formiche. Dal bidet fuoriescono i topi». Condizioni di abbandono nelle quali cresce il numero di suicidi: sono 58 quelli avvenuti in carcere da inizio 2024, nove solo a luglio. «Se il ritmo dovesse continuare di questo passo — evidenzia l’analisi — a fine anno rischieremo di superare il tragico record del 2022 che, con 85 casi, è passato alla storia come l’anno con più episodi di sempre». Da gennaio sono aumentati gli atti di autolesionismo (184 in più), le colluttazioni (+174) e le rivolte (+348). L’ultima lunedì notte nel carcere di Gorizia, dove i detenuti hanno dato fuoco ai materassi.

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