Roberto Morassut, deputato del Pd, dopo le Regionali Elly Schlein vede una partita «apertissima» per Palazzo Chigi. Non è un rischio tradurre i voti delle regionali in consensi per le Politiche?
«Il voto regionale dimostra che esiste una competizione più equilibrata tra maggioranza attuale ed opposizioni e che queste hanno a portata di mano, a certe condizioni, la possibilità di battere le destre alle prossime elezioni. Tanto che Meloni vuole cambiare la legge elettorale e ha già forzato i tempi per riportare in Commissione il premierato. È la prova di una difficoltà politica anche interna».
Sulla legge elettorale il Pd salirà sull’Aventino?
«Credo che dovremmo batterci per modificare questa legge. Non avere una posizione di assoluta difesa che non reggerà a lungo andare. Dobbiamo muoverci nella direzione di una maggiore possibilità di scelta dei cittadini attraverso i collegi uninominali o le preferenze. L’astensione dal voto è ormai oltre i limiti di guardia. Parlamentari eletti dal popolo rafforzano il Parlamento».
Poi andrà sciolto il nodo della leadership del campo largo. Si faranno le primarie?
«Sulle forme di definizione della leadership del centrosinistra c’è tempo. Posso solo esprimere una sensazione. Sarebbe un fatto straordinario la lotta per il governo del Paese avvenisse tra due donne capaci e tenaci. Rinnoverebbe davvero la politica».
E Conte? Sul programma da scrivere col Pd sembra prendere tempo.
«Conte ha svolto un ruolo essenziale nel ricollocare il M5S in un contesto di alleanza con altre forze per una prospettiva comune di governo. Sarà inevitabile discutere insieme il programma. Come lo vedremo. Ogni cosa ha il suo tempo e il suo modo».
Il campo largo riparte dal Sud?
«È tempo per la sinistra di elaborare il profilo di una nuova questione meridionale secondo le linee della grande tradizione meridionalistica, democratica e federalista italiana: Salvemini, Dorso, Gramsci. Il Sud non deve chiedere assistenza ma crescere sulle sue gambe. Va fermata l’emorragia di popoli e cervelli. E va valorizzato il ruolo geopolitico del Mezzogiorno».
A proposito di Sud: in Campania si vince (anche) grazie all’accordo coi “cacicchi” De Luca e Mastella.
«Fino ad oggi la nostra forza nel Sud si è basata essenzialmente sulle personalità. Ma non basta più un “caudillismo di sinistra”. Bisogna liberare forze con una politica nuova per il Sud. Personalità come Decaro, Manfredi, Fico hanno una grande opportunità storica per far salire il Sud al centro della scena».
Intanto nel Pd prima delle regionali sembravano ripartiti i movimenti nelle correnti. Si farà il congresso anticipato?
«Elly Schlein deve accelerare il processo di rinnovamento del Pd: guidare per cambiare il partito, non cambiare per guidarlo. Ora è il momento di una grande discussione interna, aperta e libera negli organismi che non si riuniscono da tempo evitando le frantumazioni del confronto che si sono determinate con Milano e Montepulciano. È il dibattito tra tutti che ci fa crescere non la creazione di nuovi sottoinsiemi».
L’iniziativa del “correntone” pro-Schlein non la convince?
«A Montepulciano non vado, pur se riconosco il valore dell’iniziativa. Ma non ho mai fatto parte di correnti, ho sempre partecipato in modo libero alla vita interna. Penso che a noi serva finalmente un pluralismo diverso che può generarsi solo da una Costituente per un nuovo Pd. E serve una sinistra interna di pensiero socialista critico e riformatore per questi tempi. Per questo seguirò il percorso di “Rinascita”».
E quali dovrebbero essere le priorità di questo nuovo Pd?
«Il Pd deve promuovere e guidare una nuova idea di riformismo che non può essere più quella degli anni 90, gli anni dell’Ulivo. Oggi il tema assoluto è la povertà, l’abbandono della speranza di generazioni. Serve un grande programma di riforme sociali, senza il quale non potrà esserci una crescita economica duratura. Per finanziarlo occorre toccare punti nodali, uno dei quali è il fisco. Spingendo sulla progressività reale del sistema e la riduzione delle diseguaglianze».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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