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Elezioni Usa, per chi tifano i politici italiani? Ecco le posizioni dei leader dei maggiori partiti


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Pro Trump o pro Harris? Questo è il dilemma. E a schierarsi non sono solo gli Stati Uniti, ma anche i politici nostrani che, in modo netto o meno, hanno espresso la propria preferenza su chi vorranno come nuovo inquilino alla Casa Bianca. D’altronde il mondo intero, Italia compresa, verrà in qualche modo «toccato» da cosa accadrà alle urne dall’altra parte dell’oceano. L’attenzione è alta e tra il candidato repubblicano e la democratica la distanza è tale che una netta presa di posizione appare quasi d’obbligo. 

Pro Trump o pro Harris? La posizione dei politici italiani in vista delle elezioni Usa

In verità, la postura della premier Giorgia Meloni sulle elezioni negli Stati Uniti è stata neutrale.

E non poteva essere altrimenti. Chigi dovrà aprire un dialogo con chiunque vinca tra Trump e Harris, dunque la parola d’ordine è prudenza. La presidente del Consiglio è rimasta super partes anche durante il suo viaggio negli Stati Uniti di fine settembre. E, in passato, ha ammesso di aver lavorato bene con l’attuale presidente, pur avendo definito nel 2020 l’operato di Trump «un insegnamento». E su chi la vedeva vicina al tycoon vista pure la simpatia per il patron di Tesla Elon Musk, principale sponsor del repubblicano, Meloni ha risposto: «Non c’entra nulla con la campagna americana, mi pare che il tentativo di schierare l’Italia sia soprattutto un tentativo italiano».

Posizione, questa della premier, molto simile a quella del ministro degi Esteri Antonio Tajani (e di Forza Italia tutta). Anche la Farnesina, come Chigi, dovrà coltivare buone relazioni con chiunque finirà alla Casa Bianca. Il leader di FI ha sempre ribadito la propria «linea di equilibrio» e ha detto: «Ci prepariamo a lavorare con Trump o con Harris con la stessa intensità».

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Discorso diverso per la Lega di Matteo Salvini, che invece non ha mai nascosto l’appoggio a Donald Trump. Sul cui possibile successo il vicepremier e leader del Carroccio ha detto: «Sono convinto che una vittoria di Trump e dei repubblicani sarebbe fondamentale e positiva per un ritorno all’equilibrio dell’intero occidente e per la fine dei due drammatici conflitti che ci sono».

Il punto di vista di Schlein, Conte, Fratoianni, Renzi e Calenda

Sul fronte delle opposizioni, il Pd di Elly Schlein si è sempre schierato a favore di Kamala Harris. La segretaria dem ha ribadito la propria posizione ieri sera a Che Tempo Che Fa sul Nove e sul punto ha detto: «Noi abbiamo una preferenza netta e la speranza che vinca Kamala Harris. Non faccio scommesse — ha aggiunto — ma ho una forte speranza che vinca Kamala Harris anche perché Trump ha detto cose gravissime, come l’idea di eliminare avversari politici o i repubblicani che vorrebbero votare per lei». Per Schlein l’ex presidente Usa rappresenta «una società per pochi ricchi privilegiati e per uomini».

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Più ambigua, invece, la posizione del Movimento Cinque Stelle. Il mancato appoggio a Harris è, tra gli altri, ulteriore motivo di frizione con gli alleati dem. Dai quali il presidente pentastellato Conte ha voluto rimarcare le differenze: «L’identità progressista del M5S — ha detto l’ex premier a settembre — non può essere definita dalla candidatura di un altro Paese, ho condannato Trump per Capitol Hill, e per altro, ma fatemi applaudire la Harris quando imporrà una svolta sul conflitto russo ucraino, piuttosto che continuare a mandare armi, quando interverrà sul conflitto a Gaza, non mi fate abbracciare una candidatura acriticamente», è l’argomentazione del leader pentastellato. 

Avs, invece, non sembra «scaldarsi» a nessuno dei due nomi. Certo, uno rimane comunque più digeribile dell’altro. Basti pensare che il leader Nicola Fratoianni nel 2021 (erano i tempi dell’assalto al Campidoglio) ha definito Trump «un golpista in doppiopetto, pericoloso e inquietante». Mentre comunque ha dichiarato di augurarsi «che vinca Kamala Harris e che sconfigga Trump», pur non azzardando pronostici. 

Dalle parti del fu Terzo Polo, il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha espresso la sua vicinanza a Harris, pur riconoscendo che non sia stata «la miglior vicepresidente della storia». Posizione, questa, simile a quella di +Europa, che sostiene senza dubbio Harris, e a quella del segretario di Azione Carlo Calenda. Il quale, da parte sua, ha dichiarato che «Harris viene dalla presidenza Biden che è stata straordinaria», dunque un automatico appoggio alla democratica.

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