18.05.2025
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Economy

Elezioni Usa, la disoccupazione bivio per i tassi e l’inflazione


Dalla serata di martedì 5 inizierà la conta dei voti delle presidenziali Usa, uno degli eventi piú importanti dell’anno e che genera sicuramente molta volatilità. Martedì 5 sarà la giornata di preparazione ai possibili sommovimenti in arrivo per le ore immediatamente successive ai primi risultati elettorali. Inoltre giovedí 7 avremo altri due eventi cruciali per i mercati: i possibili tagli dei tassi di interesse da parte della Bank of England e della Federal Reserve. Analizziamo gli scenari attuali dei mercati e della situazione macro pre-elezioni. 

Inflazione, tassi e Pil

Inflazione sopra i target, tassi di interesse ancora relativamente alti e disoccupazione in risalita ma ancora sui minimi. Questa la situazione macroeconomica americana che vede di fatto il tasso di disoccupazione come driver principale per i mercati, vista soprattutto la sua correlazione in simili condizioni sui tassi e sull’inflazione. «Al momento il mercato del lavoro genera dati alquanto controversi che generano sicuramente molte polemiche per via della poca chiarezza che offrono», commenta David Pascucci, analista dei mercati di XTB, uno dei maggiori Broker one-stop-shop quotati in borsa al mondo. «In primis abbiamo le richieste iniziali e continue di sussidi di disoccupazione, le prime con una media a quattro settimane che risulta essere ancora alta rispetto ai mesi precedenti, mentre le richieste continue, le più importanti, risultano essere poco sotto i massimi assoluti raggiunti dal post-pandemia in poi, i dati Jolts disastrosi, ai minimi dal 2018, dato che viene accompagnato anche dai Nonfarm Payrolls che ultimamente hanno deluso le aspettative e hanno mostrato la debolezza che é lecito ipotizzare in una condizione come quella attuale. Proprio i Nfp risultano uno dei dati piú controversi visto che a partire da gennaio 2023, abbiamo assistito a ben 16 revisioni definitive in negativo su 20 dati a nostra disposizione, con un ritmo di revisioni negative per il 2024 che é pari in media a 1,56 volte rispetto al 2023 (1 posto di lavoro rivisto in negativo nel 2023 corrisponde nel 2024 a 1,56 posti di lavoro)». In questo contesto il tasso di disoccupazione rimane miracolosamente fermo, ancora poco sotto i massimi raggiunti al 4,3%, un dato che storicamente in queste situazioni ha invece dimostrato una forte tendenza a salire per via del peggioramento progressivo del mercato del lavoro, cosa che vediamo sui dati di contorno ma che non vediamo direttamente sul tasso di disoccupazione. Al momento lo studio secondo cui il tasso di disoccupazione potrebbe risalire nel corso dei prossimi mesi é ancora attivo, pertanto solamente un ritorno del tasso di disoccupazione al di sotto della sua media a 18 periodi potrebbe cambiare le carte in tavola e scongiurare il pericolo di aumento della disoccupazione.

Altro dato é quello del Pil Usa, dato che rimane relativamente alto e che é stato rivisto in leggero ribasso rispetto al dato precedente, infatti passa dal 3% al 2,8%. Per quanto riguarda i tassi di interesse, siamo ancora a livelli relativamente alti rispetto all’inflazione e al momento la prospettiva é quella del proseguimento del taglio dei tassi, il prossimo previsto giovedí allo 0,25%, cosí come da attese degli operatori professionali del Cme, gli stessi operatori che si attendono un ulteriore taglio per la riunione del 18 dicembre. 

Titoli azionari

L’azionario Usa si presenta al cospetto delle elezioni con quotazioni ancora a ridosso dei loro massimi, il tutto peró con una dinamica tecnica che lascia un pò a desiderare. Ciò che non convince sono sicuramente le chiusure mensili di ottobre che hanno visto il segno rosso per il mese, quando le trimestrali delle big tech Usa hanno visto ottimi risultati che sono stati mal digeriti dai mercati, i quali hanno preferito liquidare i massimi. «Il Vix, l’indice della paura, rimane ancora elevato, ben al di sopra dei 20 punti e questo é un segno del fatto che ci si attende molta volatilitá da questi mercati, soprattutto per via del risultato incerto delle elezioni e soprattutto per via dei futuri tagli delle banche centrali, sia Boe che Fed», continua Pascucci. 

Mercato dei bond

L’obbligazionario risulta da qualche settimana venduto, probabilmente un ultimo aggiustamento prima di un possibile ritorno al ribasso dei rendimenti. I tagli dei tassi portano ad una diminuzione dei rendimenti e considerando le prospettive sui tassi non potremmo che attenderci un ritorno al ribasso dei rendimenti. Ultimamente si è generata paura su questo mercato che ha sollevato non pochi interrogativi, che trovano risposta nella correlazione tra tassi di interesse Fed e titolo di Stato Usa a 2 anni, una correlazione a dir poco di ferro che lascia poco spazio a interpretazioni. 

Forex e materie prime

Il mercato valutario attende con un dollaro che ha di fatto pressato le majors a indebolirsi nell’ultimo mese. «EurUsd e GbpUsd fanno nuovi minimi mensili con il mese di ottobre ritornando su livelli che potrebbero essere visti come nuovi trampolini di lancio per ripartire al rialzo», conclude l’analista di XTB. UsdJpy ritorna su livelli che mettono pressione alla BoJ, pertanto la situazione risulta delicata e la possibilità di rivedere un dollaro in indebolimento non é remota. In questo contesto, Oro, Argento, Petrolio attendono i prossimi eventi, con il metallo giallo ancora sui massimi storici e il petrolio che invece rimane ancora sui minimi mensili. La situazione sulle materie prime risulta essere al momento una delle piú complesse a livello tecnico. 

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