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Elezioni Umbria, cosa significano queste Regionali per i partiti? Schlein teme l’effetto Liguria, Bandecchi si sente Trump e uno Scajola al tartufo


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Perugia — Domenica e lunedì prossimo in Umbria. Per le elezioni regionali. Ormai ci siamo. Brunello Cucinelli, l’imprenditore della moda progressista e di sinistra esistenzialista e filosofico, vota Stefania Proietti, sindaca di Assisi e candidata del campo largo. Gianfranco Vissani, che fu dalemiano, super chef e simbolo della buona cucina casereccia ma anche international tra Bastia Umbra e il mondo, vota per Donatella Tesei, la presidente uscente, vicina alla Lega e già personaggio storico perché cinque anni fa strappò dopo 50 anni l’Umbria al monopolio della sinistra. Chi vincerà? Siamo al testa a testa, con un leggero vantaggio per la candidata del centrodestra. 

Elezioni Umbria, cosa significano queste Regionali per i partiti? Bandecchi si sente Trump e uno «Scajola al tartufo»

C’è il bipolarismo elettorale versione Umbria vip, questo appunto di Cucinelli-Vissani.

Ma c’è soprattutto, più sotto e nella realtà regionale in cui sanità, trasporti e lavoro sono i temi su cui si gioca la vittoria o la sconfitta delle due contendenti, c’è una campagna elettorale che nelle campagne,  nelle contrade e nelle città si vede poco (scarsi i poster sui muri e i “faccioni” propagandistici e rischio astensionismo: «Tesei? Ancora lei?». Proietti: «Tornano i comunisti?», si sente dire in giro) ma la posta in gioco è alta anche o anzitutto a livello nazionale. Alessandra Ghisleri che tutto sa di flussi e riflussi prevede che cosa potrà accadere se la sinistra dovesse perdere in Umbria: «Le altre correnti ne chiederanno conto a Elly Schlein e il suo spazio di manovra verrà ridotto perché il Pd è una confederazione di correnti». Ma magari vince Elly e perde Donatella. O il contrario, e sta di fatto che lunedì sarà una conta all’ultimo respiro appena si chiudono i seggi. 

“Effetto Kamala” da scongiurare, ora Schlein punta sui bagni di folla

La destra come al solito è divisa — FdI poco sopporta la Lega e neppure il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi che si considera il match winner del centrodestra è troppo amato dagli alleati — ma come ogni volta trasforma le tensioni in presepe. E si presenta domani sera in modalità tutti insieme appassionatamente alla chiusura della corsa elettorale con Meloni nella parte della Madonna, Tajani, Salvini e Lupi in quella dei re magi, e in più c’è Bandecchi sul palco a Perugia nell’auditorium di San Francesco a Prato. Mentre Schlein, Conte. Fratoianni e Bonelli saranno al presidio della Proietti venerdì davanti all’ospedale di Terni dove il grido sarà: «Tesei ha distrutto la sanità pubblica in una regione in cui funzionava benissimo». E’ quello che Elly sta dicendo in tutti i suoi tour da queste parti. Idem Conte che oggi ha girato per lungo e per largo la regione, fino alla tappa finale a Perugia.

Ma prima, in piazza a Terni, il leader stellato ha partecipato alla protesta contro l’inceneritore che vuole impiantare il centrodestra. «La stagione dell’incenerimento deve essere superata in favore di una gestione efficiente incentrata sul massimo recupero di materia per evitare di alimentare le discariche già esistenti e la realizzazione di nuove», hanno detto gli stellati e il loro presidente. Ma alcuni passanti, anti-sinistra, hanno obiettato: «Questi sanno soltanto dire no, no, no e poi no. Niente automobili, niente acciaierie, niente lavoro… Ecco la decrescita infelice». 

Ma a protestare sono quattro gatti da una parte, anti-inceneritore, e quattro dall’altra, pro-inceneritore. E viene il dubbio: non è che poi, mentre a livello nazionale i leader fanno dell’Umbria la Pennsylvania d’Italia e l’ombelico politico del mondo, qui a votare non ci andrà quasi nessuno? Questo si vedrà. 

Intanto Bandecchi, ormai una star nazionale per le sue sparate, continua a dire che odia i comunisti e aggiunge con una risata: «Io i voti non li cerco, li compro!». E non vede l’ora di fare il suo figurone da leader — si considera un Trump senza ciuffo e uno Scajola al tartufo — accanto ai super big. «Meloni ha bisogno di me, sennò perde». Ma guardi che nei suoi confronti è appena stato chiesto il rinvio a giudizio per evasione fiscale, gli si dice. E lui: «Le inchieste portano voti». In effetti, in Liguria è stato così. In cambio di pochi voterelli ma decisivi — in realtà neanche tanto pochi: Alternativa popolare a livello regionale alle Europee ha avuto 1,84 per cento mentre nel comune di Terni  9,48 — in un testa a testa Bandecchi in caso di successo della Tesei pretenderà di avere un sottosegretario nel governo nazionale. 

Il Pd teme il bis della Liguria e il suo problema (magari superabile come credono al Nazareno) si chiama M5S. Si prevede un tonfo per i contiani. Alle europee hanno preso l’8,8, alle politiche 2022 poco più del 12 e ora si prevede una sfortunata discesa. 
Quel che è certo è questo: se vince la sinistra, Schlein porterà a casa in questa tripla tornata d’autunno (Liguria, Umbria e Emilia Romagna dove viene data per scontata l’affermazione del campo largo) due regioni su tre, e le aggiungerà alla Toscana, alla Campania, alla Puglia, alla Sardegna. Se per Tesei arriva il bis, significa che il 2 a 1 lo mette a segno la destra e che la stella della Meloni e del governo nazionale non viene spenta dagli elettori e se Trump è Trump nel suo piccolo anche Giorgia è Giorgia. Mentre Kamala Schlein deve ripensarsi completamente da qui alle elezioni politiche del 2027 e Conte deve fare lo stesso: insieme a lei o contro di lei.

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