Con un post sul suo social network Truth, Donald Trump può perdere o guadagnare milioni. Se il messaggino virtuale, lunghezza massima 1000 caratteri, oppure il video o il meme – come piace al Presidente – convince, rassicura o ispira gli investitori, la Trump Media & Technology Group (TMTG), azienda proprietaria di Truth di cui Trump è il principale azionista, aumenta immediatamente il suo valore azionario. E il prezzo delle azioni può crescere anche vertiginosamente.
A novembre, poco dopo la vittoria alle elezioni presidenziali, era bastato un singolo post di The Donald per interrompere il crollo inesorabile del valore azionario della società, diretta conseguenza della preoccupazione di molti investitori che il tycoon fosse intenzionato a vendere la sua quota azionaria. «QUESTE VOCI O DICHIARAZIONI SONO FALSE. NON HO ALCUNA INTENZIONE DI VENDERE!», aveva scritto lui su Truth: e le azioni di Trump Media erano schizzate in alto, facendo incassare al neo-Presidente 500 milioni di dollari in un solo giorno.
Truth palcoscenico di Trump
Se il leader repubblicano uscisse da TMTG, probabilmente ne decreterebbe la fine: perché Truth, social media network pensato come alternativa per l’elettorato conservatore a piattaforme come X (ex Twitter), Threads e Reddit, è prima di tutto «Donald Trump».
«La missione di TRUTH Social è porre fine all’assalto delle Big Tech alla libertà di parola, aprendo Internet e restituendo al popolo americano la sua voce», si legge nella pagina web di Trump Media. Ma un traffico molto basso di utenti nel sito, pari a meno dell’1% di quello di X nelle giornate di massimo afflusso, mostra la difficoltà di Truth a ingranare come social media per il grande pubblico. E se al momento è l’unico palcoscenico virtuale per il Presidente USA, ne è anche una fonte importante di guadagni. Un luogo in cui, quindi, come da tradizione trumpiana, politica e imprenditoria si intrecciano indissolubilmente.
Il fenomeno delle meme stock
Per gli analisti, le azioni di Trump Media sono delle «meme stock«: in italiano, si potrebbe tradurre come «azioni meme». Sono titoli il cui valore in borsa può cambiare drasticamente – impennandosi o crollando – sulla base delle simpatie del momento sui social network, che diventano virali. Centrale nel crollo o nell’incremento dei prezzi è proprio la viralità del sentimento social. La rapidissima diffusione virtuale di una certa percezione nei confronti di un’azienda (quello che in finanza si chiama «sentiment») assomiglia alla circolazione capillare, appunto, del meme: breve contenuto digitale umoristico, di solito un’immagine e un video, che si propaga sui social network diventando celebre in modo totalmente incontrollabile dalla sua fonte originaria.
Michele Costola, Professore associato di Politica Economica all’Università Ca’ Foscari di Venezia, descrive le «meme stocks» come azioni il cui prezzo è deciso «in maniera quasi artificiosa, con oscillazioni molto importanti, da investimenti che non sono legati a news finanziarie o macroeconomiche» e che vengono effettuati in massa da gruppi di investitori. Ad essere precisi, «questi investimenti non si muovono affatto per ragioni economiche. Il segnale di acquisto o vendita viene più dal sentiment, dal mood, un segnale che è virale nella rete». Una simpatia (o antipatia) collettiva, dunque, che orienta le scelte degli investitori.
Le fluttuazioni azionarie di Trump Media
La Trump Media & Technology Group, fondata nel 2021 e quotata in borsa solo nel marzo 2024, ha subito sul mercato azionario fluttuazioni drammatiche che riflettono le recenti vicende politiche del suo proprietario. Triplicata di valore nelle 5 settimane precedenti le elezioni, il prezzo delle azioni era poi calato vertiginosamente del 41% nell’arco di tre giorni, e risalito ancora di 12 punti percentuali il giorno prima del voto.
L’impennata di ottobre e novembre 2024 era dovuta alla previsione degli investitori che, con sempre maggiore sicurezza, anticipavano che The Donald sarebbe diventato per la seconda volta Presidente degli Stati Uniti. «Scommettevano» su di lui, quindi, e investivano su Truth con la prospettiva che sarebbe diventato il futuro social media presidenziale, visto il chiacchierato abbandono di X da parte del tycoon.
Ma, come riporta la CNN, a giugno di quest’anno le azioni di TMTG avevano perso quasi la metà del loro valore. Il crollo registrato è del 48% dall’Election Day di novembre 2024, addirittura del 56% dal giorno del giuramento, il 20 gennaio. Il 26 giugno il valore azionario di Trump Media era 5 miliardi di dollari: una bella differenza dai 9 miliardi di ottobre.
Fiducia cresce con i dazi
«Non mi stupisce affatto che ci siano grandi oscillazioni – ha commentato il Professor Costola – Questo tipo di asset finanziari ha grande volatilità. Quando si tratta di meme stock, gli investitori, per ragioni che esulano da valutazioni finanziarie, sono disposti a investire, a «scommettere» su un’azienda. Nel caso degli investimenti sulle azioni di Trump, il segnale è legato in modo indissolubile alla persona stessa. I successi e le sconfitte di Trump si riverberano sul valore delle sue azioni». Una fluttuazione del prezzo, quindi, che non dipende dalle politiche aziendali ma da The Donald soltanto. E il crollo delle azioni di Trump Media & Technology Group negli ultimi mesi potrebbe essere legato a una perdita di fiducia degli utenti social nei confronti di Donald Trump.
Nell’ultima settimana, il valore dei titoli di Trump Media è aumentato progressivamente. Un’azione di TMTG oggi costa quasi 2 dollari in più rispetto a una settimana fa, con un picco registrato stamattina all’apertura delle borse. Ieri Donald Trump ha pubblicato su Truth le lettere, indirizzate a 14 Paesi, che fissano i nuovi dazi decisi dalla Casa Bianca.
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