«Mi sembra antico», così cercava di vendere sul web un oggetto che aveva ricevuto da un amico. Era un timbro pre-colombiano, un bene archeologico del valore inestimabile. L’impiegato pordenonese 50enne non si era certo reso conto di avere tra le mani un sigillo in terracotta, denominato «pintadera». Ma il reperto archeologico ha fatto subito scattare le indagini dei carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Udine. Alla fine è emerso che il pordenonese era in buona fede, ignaro di tutto, comprese le specifiche tutele di legge che l’Ecuador, sin dal 1911, applica al proprio patrimonio archeologico. Per lui quindi non ci sono state conseguenze penali. Il bene è stato sequestrato: il 29 maggio scorso, a Roma, i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Udine lo hanno consegnato all’Ambasciatore della Repubblica dell’Ecuador in Italia.
IL MONITORAGGIO
L’attività d’indagine era stata avviata già nel gennaio del 2024 ed era scaturita dal monitoraggio dei siti di e-commerce. Indagini, spiegano i carabinieri «per reprimere i reati relativi alla vendita di beni culturali illecitamente detenuti». I militari sono riusciti a localizzare il fossile nell’abitazione del 50enne pordenonese, che aveva pubblicizzato la vendita del bene sul web. Il sigillo in terracotta è risalente a un periodo ricompreso tra il IV secolo avanti Cristo e il XVI secolo dopo Cristo. È di piccole dimensioni ma perfettamente conservato: di forma cilindrica e con impressa l’incisione zoomorfa di un felino, corrisponde a un odierno timbro. Intinta in colori vegetali e fatta scorrere, la pintadera marchiava o decorava oggetti vari in terracotta.
I SIGILLI
«Compresa la natura sensibile dell’oggetto e informata celermente la competente Autorità Giudiziaria, il bene è stato sequestrato in esecuzione di uno decreto — spiegano i carabinieri in una nota -, operazione che ha permesso di evitare ulteriori alienazioni, tipiche dei beni in commercio sul web, o la sua dispersione». Le indagini sono state condotte con l’ausilio di esperti dell’Università degli Studi «Alma Mater» di Bologna e con l’Istituto Nazionale del Patrimonio Culturale Ecuadoriano: hanno confermato i sospetti dei militari, evidenziando la matrice culturale della pintadera, accostabile alla produzione «Jama Coaque» (civiltà sviluppatasi a nord del Paese, sulla costa dell’Oceano Pacifico) e la sua incontrovertibile provenienza dall’Ecuador, così come il divieto di esportare quel tipo di beni senza le previste autorizzazioni ministeriali. In funzione delle dettagliate informazioni acquisite, l’Autorità diplomatica dell’Ecuador sul territorio italiano ne ha rivendicato l’appartenenza al proprio patrimonio culturale richiedendone la restituzione.
LA CONCLUSIONE
Il cittadino che aveva pubblicizzato per la vendita il bene sul web l’aveva ricevuto in regalo da un conoscente. «In considerazione della riconosciuta buona fede del possessore e dell’impossibilità di risalire ulteriormente alla cosiddetta catena di ricettazione — spiegano i carabinieri -, la competente Procura della Repubblica di Gorizia, in virtù anche dell’assenza di documentazione idonea a comprovare la lecita esportazione del bene dall’Ecuador, ne ha disposto la riconsegna in favore di quello Stato». La restituzione ricade proprio nell’anniversario che celebra i 125 anni dell’Ambasciata dell’Ecuador in Italia e delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.
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