17.05.2025
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Sports

è la sua notte. Il campione olimpico difende stasera a Parigi il suo trono


Jacobs o non Jacobs? Si sta così, a sfogliare la margherita, perché dopo le batterie i dubbi hanno preso corpo e sostanza. Oggi la verità, finalmente. Su Marcell e sulla velocità del mondo. Allo Stade de France è la notte dei 100 metri, la regina dei Giochi.

Non c’è un favorito chiaro, possono vincere in tanti. Si sfreccerà su una pista di un inedito colore viola, in apparenza veloce, amica e sorella di chi saprà affondare meglio i quarantacinque passi tra la partenza e il traguardo (anche se Usain Bolt riusciva a farne solo 41).

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Ma la finale delle 21.50, tra gli otto fulmini designati del pianeta, bisognerà sudarsela. Prima si deve superare la micidiale semifinale, dalle 20.05. Partono in 27, nove atleti per ognuna delle tre batterie, e passeranno solo i primi due, più i migliori due tempi: un’ordalia. Così iniziano i calcoli e le riflessioni, dopo le qualificazioni di ieri mattina.

SEGNALI NEGATIVI

Ebbene, Marcell Jacobs da campione olimpico in carica non ha dato grandi segnali. Non è piaciuto, né agli altri né a se stesso. In corsia 4 nella quinta delle otto batterie, è secondo dietro il nigeriano Ajayi, solo in 10″05 (tredicesimo tempo dei 27) e soprattutto correndo in modo macchinoso, con una partenza affannosa. Una mancanza di rotondità nella falcata che non gli permette di dare ritmo e lanciare la progressione, come si è visto spesso nel 2024; fosse confermata stasera, non gli darebbe alcuna possibilità di avanzare in finale. Ieri Jacobs ha avuto anche un fastidioso imprevisto, di quelli che sembrano segnali nefasti: prima della partenza è stato punto da un’ape o da un non meglio precisato coleottero. Il campione ha lasciato lo stadio grattandosi per il prurito sotto l’ascella sinistra, dove c’era un bubbone rosso.

Alla semifinale di stasera si è qualificato anche l’altro azzurro Chituru Ali, con un faticoso 10″12 distante dal 9″96 di quest’anno: per lui la finale è oggettivamente una chimera. Rischia di diventarlo anche per Jacobs, se sarà quello visto ieri, a meno che non fosse in maschera e allora tutto cambierebbe. Stasera è in una semifinale di altissimo livello, che guarderà dalla corsia 8 (non buona) e contro avversari fin qui superiori, del resto l’azzurro è solo numero 12 nel ranking stagionale: dovrà vedersela col sudafricano Simbine, il botswano Tebogo che ieri ha passeggiato in 10″01 guardando i rivali in faccia mentre correva, il giamaicano Blake e l’americano Bednarek, ieri il più veloce in 9″97 come Kerley. Solo altri tre sono andati sotto i 10″: il britannico Hinchliffe e il camerunense Eseme (9″98) oltre al giamaicano Seville (9″99), mentre l’altro giamaicano Thompson ha corso in 10 netti ma rallentando vistosamente negli ultimi 30 metri. Insomma, per Jacobs c’è una concorrenza temibilissima, a meno che non sia la sera dei miracoli, come a Tokyo.

POCA AGILITÀ

Occhio all’Africa, che è in crescita e piazza 11 atleti tra i 27 semifinalisti: il Continente non vince l’oro dei 100 dal 1908, potrebbe essere la volta buona. Marcell è un agonista e stasera può piazzare lo spunto del vecchi leone, ma è lui stesso a dire che «si va in finale correndo in meno di 9″90», quindi dovrà migliorarsi di oltre 15 centesimi. Le sensazioni, ammette, non sono state granché: «Così così. Non sono partito come avrei voluto, così non ho trovato il ritmo nella seconda parte. Ho cercato la forza e non l’agilità, non ero leggero. Però l’obiettivo era passare la batteria e risparmiare più energia possibile. In semifinale bisogna partire più decisi. Gli altri? Non tutti hanno lasciato l’impressione di lasciarsi andare, non hanno spinto parecchio». Vero, nessuno ha esagerato o impressionato. Chi per mascherare la sua condizione scintillante, chi perché non poteva proprio. Oggi la carte si dovranno scoprire per forza. Se Jacobs risorge, può tutto. Vedremo se la notte prima del redde rationem avrà portato consiglio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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