08.11.2025
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Droni ucraini sulle raffinerie del porto di Tuapse bloccano l’export di carburante russo, il colpo all’economia di Putin


Blocco delle esportazioni di carburante dal porto russo di Tuapse, sul Mar Nero. Gli attacchi ucraini mirati alle infrastrutture energetiche di Mosca stanno sortendo l’effetto desiderato. Il 2 novembre una copiosa offensiva di droni ha preso d’assalto il porto, con conseguenza anche per una raffineria di petrolio della zona, di proprietà del colosso Rosneft, che ha dovuto interrompere la lavorazione del greggio. Lo sbocco sul Mar Nero è sempre più colpito: se l’export va in tilt, proprio a ridosso dei mesi più freddi, quali saranno le ripercussioni nell’economia di guerra della Russia?

Lo sbocco sul Mar Nero sotto attacco

A riportare la notizia è Reuters, intrecciando i dati di tracciamento delle navi LSEG con le notizie giunte da due fonti del settore. Il 2 novembre è stata una giornata nera per la zona portuale di Tuapse. Proprio a ridosso delle grandi celebrazioni patriottiche del 4 novembre, la Giornata dell’unità nazionale della Russia, i droni di Kiev hanno preso di mira i centri nevralgici della zona per la produzione e la commercializzazione di materie prime energetiche. L’offensiva sul porto ha provocato un incendio, come confermato anche dall’amministrazione regionale, e danneggiato almeno una nave. Secondo i dati LSEG, durante l’attacco tre petroliere erano attraccate al porto per caricare nafta, gasolio e olio combustibile, poi mercoledì gli ormeggi erano completamente vuoti. Rosneft, proprietaria della raffineria locale — che ha una capacità di lavorazione di 240.000 barili di petrolio al giorno ed è orientata alla vendita fuori confine — si è vista costretta a bloccare le lavorazioni. Non esce più nulla dal porto di Tuapse.

L’Ucraina punta alle infrastrutture energetiche

La strategia di Zelensky ormai è chiara (e funziona): colpire la principale entrata economica della Russia in guerra. L’offensiva di Kiev, incentrata sui droni low cost a lungo raggio, ha come obiettivo mettere in ginocchio l’economia del Paese, così da costringere a limitare le spese belliche per riparare la crisi economica interna. Mosca tiene sotto scacco il mondo intero con il suo petrolio, Il petrolio è il potere di Putin e Mosca è così che tiene sotto scacco il mondo intero. Tuapse simboleggia tutto ciò: qui si produce il carburante, da qui parte l’export verso i Paesi che finanziano Mosca, anche se indirettamente. 

Il grande freddo

Prima dell’attacco, ci si aspettava che Tuapse incrementasse le esportazioni di prodotti petroliferi a novembre. Il motivo è semplice: nei Paesi riforniti da Tuapse sta arrivando il grande inverno. Il porto sul Mar Nero ha come destinazioni principali dell’export Cina, Malesia, Singapore e Turchia. Tutti posizionati nell’emisfero boreale, questi quattro Paesi si stanno avvicinando alla stagione più fredda. Inevitabilmente, per motivi stagionali, sarebbe aumentata la domanda e, quindi, anche l’export. Con le banchine vuote e i droni di Kiev pronti eventualmente a replicare un attacco, consapevoli che quello di Tuapse sia un tallone d’Achille, perchè punto nevralgico, i Paesi importatori dovranno trovare un piano B.

Rosneft vicina al collasso?

Rosneft, che controlla la raffineria di Tuapse messa in stop, non se la sta passando per niente bene in questo periodo. La tattica ucraina, inevitabilmente, ha preso d’assalto molto di frequente le proprietà dell’azienda pubblica integrata, la principale compagnia petrolifera russa e la più grande società petrolifera quotata in borsa al mondo. Produttrice di gas naturale e petrolio, Rosneft alimenta l’erario del Cremlino, rimpinguando anche i termosifoni e le automobili degli occidentali. Nonostante gli europei siano ancora dipendenti dal gas e dal petrolio russi, le nuove sanzioni Ue vanno a colpire l’export di Gnl (gas naturale liquefatto), largamente prodotto da Rosneft, e Trump si scaglia direttamente contro l’azienda pubblica integrata. Le sanzioni Usa prevedono il congelamento di tutti gli asset di Rosneft e Lukoil negli Stati Uniti e il divieto per le aziende americane di intrattenere qualsiasi tipo di rapporto commerciale con le due società.


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