“C’è una piccola parte politicizzata della magistratura che ha rovinato purtroppo in questi anni la credibilità e l’immagine della magistratura stessa”. L’affondo arriva da Giovanni Donzelli, capo dell’organizzazione di Fratelli d’Italia e uomo-macchina di Giorgia Meloni. Ed è rivolto a quelle toghe con le quali si prepara un autunno caldo, a dire poco. Perché la riforma per la separazione delle carriere, già approvata in prima lettura da Camera e Senato, è pronta, alla ripresa dei lavori parlamentari, a tagliare il traguardo. La roadmap è tracciata. E a via della Scrofa sono decisi a non rallentare. Il via libera definitivo delle aule al testo vergato da Carlo Nordio arriverà nel corso dell’autunno. Al più tardi entro la fine dell’anno, spinge anche Forza Italia, da sempre la forza di maggioranza più convinta della necessità di dividere i percorsi di carriera di giudici e pm.
Il referendum
Poi, resterà il passaggio più delicato: il referendum confermativo, senza quorum. Da tenersi in primavera, è l’idea. Ecco perché, nei piani di via della Scrofa, nei prossimi mesi dovrà partire il battage mediatico. Incessante. Non contro la magistratura, perché — ricorda Donzelli — “Quando ho iniziato a fare politica, ho iniziato così, come Giorgia Meloni, dopo le stragi di Falcone e Borsellino”.
Ma come ha ricordato l’esponente meloniano dalla “Piazza”, la kermesse di Affari italiani, per mettere fine allo strapotere delle correnti attraverso la riforma del Csm. Eccolo, il tassello della riforma che secondo Fdi fa imbufalire i magistrati. E in maggioranza sono convinti che pure gli elettori siano largamente insoddisfatti dell’operato delle toghe, a cominciare proprio dalla divisione in correnti.
Il sentiment
Un sentiment popolare ben diverso da quello che c’era durante mani pulite. “In quei momenti — prosegue Donzelli — i magistrati in Italia erano considerati dei semidei. Oggi come oggi se ci chiediamo se la magistratura ha la stessa credibilità in questa nazione, dobbiamo risponderci purtroppo di no. Questo è un problema e una brutta notizia”. Ecco perché, insiste l’esponente meloniano, bisogna intervenire.
“Per la nostra nazione, per la stabilità dell’Italia, per la democrazia serve una magistratura forte e credibile. Per fare questo è necessario slegarla dalla politica, toglierla dal controllo della politica. Oggi come oggi il Csm è eletto dalle correnti dei magistrati. Quindi i magistrati del Csm devono rendere conto a chi li ha votati e non al merito”. Insomma, chiosa il “Fratello” Donzelli: “La nostra non è una riforma contro la magistratura ma in difesa della magistratura”.
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