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Donne laureate italiane guadagnano meno della metà dei coetanei maschi, i dati dell’Ocse


In Italia, le giovani donne con una laurea guadagnano in media il 58% del salario dei loro coetanei maschi. Questi sono i dati riportati dall’ultima ricerca condotta dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). Un quadro drammatico che rappresenta il più grande divario retributivo di genere nell’area dell’organizzazione inernazionale.

Lavoro, la parità di genere migliora competitività imprese

Cos’è il gender pay gap?

Per Anna Seth, consigliera per il programma di sviluppo delle Nazioni Unite, si tratta del “più grande furto della storia”. Era il 2018, all’epoca il gender pay gap era del 23%: per ogni dollaro guadagnato dagli uomini, le donne prendevano solo 77 centesimi.

Da allora la situazione non è migliorata. Se nel XX°secolo i progressi per ottenere una parità tra i generi sono stati tanti, nel XXI°secolo l’umanità si sta muovendo nella direzione sbagliata. Il World Economic Forum monitora ogni anno le differenze sociali tra uomini e donne evidenziando le aree in cui il divario risulta maggiore. Ogni anno viene pubblicato il Global Gender Gap Report in cui si analizzano i settori più a rischio.  Salute, educazione, economia e politica sono gli indicatori principali della ricerca. Gli ambiti di studio sono vari: l’aspettativa di vita, l’opportunità di accedere alle cure, i tassi di scolarizzazione, la disponibilità di percorsi di formazione, le possibilità di voto, il numero di donne che svolgono compiti istituzionali o rappresentativi. Il gender pay gap è una delle questioni affrontate dagli studi statistici. Ne esistono di due tipi: gender pay gap “grezzo”, che si basa sulla differenza media della retribuzione lorda oraria, al lordo quindi della tassazione e della contribuzione, e il gender pay gap totale, che si basa sul salario orario, sul numero medio mensile di ore retribuite e sul tasso di occupazione femminile.

La ricerca Ocse

I dati registrati dal rapporto Ocse «Education at a Glance 2024» dimostrano che le giovani con un titolo di scuola secondaria superiore o l’istruzione post-secondaria non terziaria guadagnano l’85% dei loro coetanei maschi. Secondo quasi tutti i parametri disponibili, inoltre, le ragazze e le donne ottengono risultati scolastici migliori rispetto ai maschi e in molti casi il divario si sta ampliando. I brillanti risultati scolastici delle donne non corrispondono allo studio dei risultati nel mercato del lavoro. Le donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni hanno meno probabilità di essere occupate rispetto agli uomini; il divario è generalmente più ampio per coloro che hanno un livello di istruzione inferiore a quello secondario superiore, più ristretto per coloro che hanno conseguito un titolo terziario. In Italia solo il 36% delle giovani donne che ha un titolo di studio conseguito al di sotto del livello di istruzione secondaria superiore, viene occupato, mentre la quota corrispondente per i giovani è del 72% (le corrispondenti medie Ocse sono del 47% e del 72%).

Il gender pay gap è un problema culturale 

La persistenza del gender pay gap è di matrice culturale. I dati mostrano che le ragazze sono influenzate nella scelta del percorso formativo. Non è un caso o una naturale repulsione che spinge solo il 15% delle donne sceglie di studiare scienze, tecnologia, ingegneria o matematica (Stem), rispetto al 41% degli uomini. Per lo stesso motivo il 4% dei maschi sceglie di studiare nel campo dell’istruzione. In generale gli investimenti italiani nell’istruzione sono ben più bassi di quelli di altri paesi europei, come la Svezia, in cui il divario risulta essere meno elevato e si stabilisce intorno al 12%. L’Italia investe il 4,0% del prodotto interno lordo nell’istruzione contro il 4,9% della media Ocse. 

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