Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Business Economy Donald non molla la presa e cerca canali con Pechino. Ma la Cina alza la posta
Economy

Donald non molla la presa e cerca canali con Pechino. Ma la Cina alza la posta


Nei giorni della celebrazione dei suoi primi tre mesi alla Casa Bianca, Donald Trump non ha voluto dare alcun segnale di ripensamento. Il presidente continua a raccontare che i dazi porteranno a una crescita senza precedenti e che i rallentamenti di questi giorni sono solo passeggeri, ma soprattutto causati dall’eredità di Joe Biden. E invece deve affrontare una economia molto vicina alla recessione e crolli della borsa che non si vedevano da anni. Ma soprattutto è stato costretto a cambiare direzione sui dazi, dopo che i risultati dell’annuncio del 2 aprile erano stati catastrofici: il giorno dopo l’annuncio delle tariffe reciproche, Wall Street aveva bruciato miliardi di dollari e la fiducia nel debito americano era diminuita, tanto che alcune aste sui Treasury a 10 anni non erano andate benissimo. Così, aveva deciso uno stop di 90 giorni, per «trovare un accordo con gli altri Paesi», aveva detto.

I NEGOZIATI

In questo momento Trump sostiene che i suoi inviati economici stanno conducendo decine di incontri per arrivare ad accordi con i singoli Paesi: lunedì ha preannunciato un accordo con l’India, che aveva minacciato di punire con dazi del 26%. Ieri invece ha detto di essere pronto ad accogliere il nuovo primo ministro canadese, Mark Carney, alla Casa Bianca. «Potremmo già vederci la settimana prossima. L’ho sentito al telefono, è stato molto gentile e vuole fare un accordo», ha dichiarato. Per mesi il tycoon ha attaccato il Canada, uno degli alleati economici più importanti degli States, sostenendo che ha sempre approfittato degli americani e consigliandogli di diventare il 51° Stato Usa. Per quanto riguarda l’Europa, ieri la Commissione ha presentato ai 27 Stati membri la sua strategia per rispondere ai dazi trumpiani e arrivare ai negoziati in posizione di forza. Per ora, Trump non ha fornito dettagli sull’andamento degli incontri, chiedendo ai cittadini di «portare pazienza». Ma nonostante la base elettorale Maga continui a credere alle promesse del presidente, i repubblicani stanno cambiando idea: il Senato a maggioranza repubblicana si prepara per la seconda volta a votare una mozione che bloccherebbe le tariffe reciproche, a dimostrazione di come i senatori inizino a temere le politiche economiche della Casa Bianca. Ieri il rappresentante del Commercio Jamieson Greer ha parlato a Capitol Hill dicendo loro di aver ricevuto decine di telefonate per aprire i negoziati e arrivare a un accordo e di essere «ottimista» di poterne firmare diversi nelle prossime settimane. Martedì sera, parlando da Detroit, Trump aveva detto che avrebbe dato «del tempo alle aziende automobilistiche prima di distruggerle se non faranno quello che vogliamo». Il presidente ha infatti rivelato un piano temporaneo per alleviare i dazi del 25% contro le importazioni di automobili. La risposta di Ford e degli altri colossi è arrivata subito: grazie ma ci serve di più. «Aiuta, ma non è ancora abbastanza», ha dichiarato ieri l’ad di Ford, Jim Farley. Nelle ultime settimane, Trump ha completamente cambiato messaggio: dal «Giorno della liberazione» e dalle promesse di non fermarsi davanti a nulla, ora sta puntando solo sulla possibilità di arrivare a un accordo, sostenendo di avere già una lunghissima lista e di aver sentito personalmente alcuni leader. Alcune delle promesse fatte al momento dell’annuncio delle tariffe sembra siano state già messe da parte: non si parla più dei 6.000 miliardi che gli Usa avrebbero raccolto in 10 anni grazie ai dazi. Lo stesso segretario al Commercio, Howard Lutnick, ha smentito la possibilità che le tariffe creeranno nuovi posti di lavoro negli Usa affermando che il futuro della manifattura è dei robot. C’è poi la questione cinese: ieri Trump ha detto che la Cina è stata colpita duramente dalle tariffe ma che spera in un accordo con Pechino. Nonostante il presidente abbia per giorni ripetuto di avere avuto contatti con i leader del Paese (notizia smentita dal governo cinese), Bloomberg afferma che Washington ha sentito la Cina più volte anche negli ultimi giorni per aprire un negoziato: a quanto pare, Pechino non ha per ora intenzione di cedere e promette di iniziare a discutere solo Trump se toglierà le tariffe.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Risparmio e investimenti, ogni venerdì
Iscriviti e ricevi le notizie via email

Exit mobile version