18.05.2025
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Politics

dispersione dal 13,3% del 2019 al 9,4% del 2024


La scuola italiana oggi riesce a tenere in classe i suoi studenti più che in passato. Negli ultimi 4 anni infatti gli abbandoni si sono fortemente ridotti e sono così in aumento le percentuali degli alunni che arrivano al diploma. Il triste fenomeno della dispersione scolastica, infatti, è in calo. Una buona notizia che, questa volta, parte dalle regioni del Sud: vale a dire proprio da quelle regioni che da sempre hanno sofferto l’abbandono scolastico più delle altre. Ovviamente bisogna continuare a lavorare per ridurre e contrastare ancora di più la dispersione visto che, dati alla mano, i ragazzi senza diploma che hanno, quindi, solo la terza media sono ancora tanti.

I NUMERI

Si tratta di oltre 430mila giovani usciti dal percorso di istruzione senza il titolo di studio superiore. Le misure del fenomeno arrivano dall’elaborazione compiuta dall’Ufficio studi della Cgia su dati Eurostat e Istat del 2023: sono 431mila i giovani tra 18 e 24 anni fermi alla terza media. «Una criticità — spiega lo studio — che colpisce in particolare i giovani con alle spalle famiglie caratterizzate da un forte disagio sociale o alle prese con seri problemi economici». Un numero importante, dunque, che deve essere necessariamente ridotto. Equivale al 10,5% del totale a livello nazionale. Dato che, secondo le stime del ministero dell’Istruzione e del Merito, scenderebbe ulteriormente al 9,4% nel 2024. Ma dai numeri, relativi allo scorso anno, si nota che qualcosa sta cambiando. 

IL DIVARIO

Scorrendo le percentuali regione per regione, infatti, e confrontandole con il 2019, emergono realtà in via di netto miglioramento. A cominciare dalla Sicilia, che ha ridotto il fenomeno di oltre 5 punti percentuali. La Sicilia infatti con il 17,1% di dispersione si piazza purtroppo seconda in Italia, dopo la Sardegna che ha addirittura il 17,3% di abbandoni scolastici, ma è anche tra le prime regioni per diminuzione del fenomeno negli ultimi 4 anni. È passata infatti dal 22,3% del 2019 al 17,1% del 2023, riducendo il fenomeno di 5,2 punti percentuali. Stesso balzo in avanti per la Puglia che nel 2019 ha visto uscire dal percorso scolastico il 17,8% degli studenti e nel 2023 è riuscita a rudere al quota fino al 12,8% con 5 punti in meno. La Calabria addirittura ha guadagnato 7 punti percentuali passando dal 18,9% del 2019 al l’11,8% del 2023. Si tratta di regioni meridionali su cui la dispersione ha sempre pesato molto. Non solo Sud, anche il Lazio spicca per ridimensionamento del fenomeno visto che nel 2019 perdeva prima del tempo l’11,6% dei ragazzi e nel 2023 è sceso al 6,1%: in questo caso la riduzione degli abbandoni è stata di 5,5 punti percentuali. Un buon risultato considerando che partiva da una percentuale già contenuta rispetto ad altre regioni. Ma il fenomeno riguarda, seppure in misura inferiore, anche le regioni del Nord e tra queste c’è chi è riuscito a darci un taglio, tra cui la Lombardia che dal 2019 ad oggi è passata dall’11,3% al 7,8% di dispersione, tagliando gli abbandoni di 3,5 punti percentuali. C’è anche, però, chi in questi stessi anni ha visto crescere gli abbandoni scolastici: si tratta della provincia di Bolzano che è passata dall’11,6% del 2019 al 16,2% del 2023 con un brutto balzo peggiorativo di di 4,6 punti percentuali. Anche la provincia di Trento, pur restando sotto la media nazionale, ha visto peggiorare il dato che sale dal 6,7% all’8,2% con 1,5 punti in più. Stesso aumento per il Veneto dove gli abbandoni sono passati dall’8,3% del 2019 al 9,8% del 2023. 

I PROGETTI

Anche il Nord resta quindi sotto stretta osservazione: il ministro all’istruzione e al merito Giuseppe Valditara, affrontando il tema della dispersione scolastica, ha lanciato i progetti di Agenda Sud sottolineando comunque che la dispersione scolastica riguarda sì le scuole del meridione ma anche tante realtà territoriali del Nord, come le scuole nelle periferie delle grandi città. Gli abbandoni scolastici sono in primo piano anche tra i progetti del Pnrr, secondo cui è necessario raggiungere l’obiettivo del 10,2% entro il 2026. L’Italia quindi, con la percentuale del 10,5% raggiunta nel 2023 non ne resta troppo distante considerando anche il trend positivo intrapreso: nel 2019 era infatti al 13,3%, vuol dire che in 4 anni ha guadagnato quasi 3 punti percentuali e le prime stime sul 2024 lasciano decisamente ben sperare. È importante ora raggiungere questa quota in tutte le regioni. 

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