ROMA Si andrà al fotofinish. Il decreto legge per prorogare di un anno gli aiuti all’Ucraina è alle ultime limature. Probabile che atterri sul tavolo dell’ultimo Consiglio dei ministri dell’anno, il 29 dicembre, anche se non si esclude in queste ore un’accelerazione e il via libera nel Cdm di domani. Roma risponde a Kiev. Il nodo politico che da settimane aggroviglia la stesura del testo è destinato ad essere sciolto a strettissimo giro.
LA BOZZA DEL TESTO
Si dice fiducioso il ministro della Difesa Guido Crosetto che insieme agli uffici legislativi del suo ministero e il Dipartimento affari legislativi di Palazzo Chigi ha visto e rivisto la bozza. Sfrutta un botta e risposta su X con il senatore del Pd Filippo Sensi, il veterano e co-fondatore di Fratelli d’Italia, per svelare lo stato dei lavori. «Fare il decreto per il 2026 il 1 dicembre o il 29 non cambia nulla, perché un decreto legge entra immediatamente in vigore e ci basta che lo sia il 1 gennaio» cinguetta il responsabile della Difesa italiana. «Farlo più tardi possibile è solo un modo per avere più tempo per la conversione». Insomma, con buona pace delle resistenze leghiste e degli strappi temuti fino all’ultimo minuto in seno al governo, il decreto “cornice” che autorizza il governo a inviare armi e munizioni a Volodymyr Zelensky per i prossimi dodici mesi vedrà la luce.
Come? Fonti al lavoro sul dossier spiegano che sarà di fatto la fotocopia del decreto licenziato un anno fa sotto Natale. Un solo articolo. «È prorogata, fino al 31 dicembre 2026, previo atto di indirizzo delle Camere, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina». Preceduto da una serie di premesse che ripercorrono le leggi già approvate da questo governo e dal precedente per sostenere la resistenza ucraina.
In altre parole, da Palazzo Chigi escludono uno “stravolgimento” del testo come invece vanno chiedendo da settimane le prime file del Carroccio. A partire dal segretario Matteo Salvini che ancora pochi giorni fa spiegava di non aspettarsi un “decreto fotocopia” rispetto agli anni precedenti. Qualche ritocco lessicale, questo sì, sarà aggiunto per sminare le resistenze dei lumbàrd. Con un chiaro riferimento, nel passaggio sugli aiuti militari, agli aiuti civili che il governo parimenti si impegna a spedire a Kiev finché una tregua non sarà siglata. Proprio in queste ore i tecnici di Difesa e Palazzo Chigi stanno valutando se inserire un riferimento all’invio di «materiale per sostenere il sistema termico ed elettrico» dell’Ucraina, un rimando all’invio di generatori già approvato dal governo per aiutare Kiev a difendersi dalla morsa del freddo. Mentre sembra tramontata l’ipotesi, chiesta anche questa dalla Lega, di inserire un passaggio che limiti ai soli «aiuti difensivi» il decreto “cornice” in fasce. Richiesta respinta al mittente dallo stesso Crosetto e che da FdI bollano come velleitaria: «Le batterie di Samp-T per difendere le città dai missili russi o i radar per intercettare i droni sarebbero aiuti “offensivi”?» tuona una prima fila dell’esecutivo, sotto anonimato, parlando con questo giornale.
L’IMPEGNO DI CROSETTO
Su twitter il ministro della Difesa sgombra il campo dagli equivoci. Risponde alle critiche che piovono dal Pd ma sembra parlare a suocera perché nuora — la Lega — intenda. «Mi raccomando Meloni: il decreto armi facciamolo tardi e vuoto, i morti non ne hanno bisogno», punge il governo il dem Sensi. Ed ecco il cinguettio di rimando del ministro FdI: «Il decreto armi non da alcun aiuto, come dovresti sapere. Autorizza a fare “pacchetti di aiuti”. Cosa che siamo autorizzati a fare fino al 31 dicembre e che infatti abbiamo appena fatto con il dodicesimo». Insomma non è questione di se, ma di quando. La data è già cerchiata in rosso. Lega avvisata: il decreto armi si farà e sarà (quasi) la fotocopia dei decreti già bollinati gli anni scorsi.
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